Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ne ha parlato con il presidente ucraino Zelensky durante l’incontro bilaterale prima del Consiglio Affari Esteri Ue che si è tenuto straordinariamente a Kyjiv. Poi ha fatto l’annuncio alla stampa, promettendo sia l’ottavo pacchetto di armamenti sia l’impegno a dedicare all’Ucraina «la massima priorità durante la presidenza italiana del G7 nel 2024». Quali tipo di sistemi d’arma il governo italiano sta pensando di trasferire però non è chiaro. Zelensky ha chiesto di contribuire di nuovo alla difesa aerea delle città, martellate dai droni e dai missili russi che hanno ripreso la campagna di distruzione delle infrastrutture dell’energia in vista dell’inverno.
«Vedremo quello che possiamo dare ora», ha spiegato Tajani, «nella lista non ci sono solo armi letali, ma anche equipaggiamento, forse visori notturni, l’elenco va ancora definito insieme col ministro Crosetto. Dipende anche da cosa hanno bisogno. Per noi comunque la linea guida rimane sempre la solita: nessuna arma fornita dall’Italia deve colpire il territorio della Federazione oltre la frontiera. Non siamo in guerra con la Russia».
Ma qualcosa nell’annuncio di Tajani non torna. Di norma è il ministro della Difesa a rendere pubblico l’invio degli aiuti militari, non il titolare della Farnesina. Quando Repubblica chiede una conferma a Guido Crosetto rispetto all’iniziativa del collega di governo, la risposta è glaciale ed eloquente: «Prendo atto».
I precedenti sette pacchetti militari hanno quasi esaurito il materiale a disposizione nei magazzini della Difesa. Le richieste di Zelensky non coincidono necessariamente con le armi a disposizione nell’arsenale italiano: per questo, la Difesa avrebbe preferito completare il percorso sottotraccia e senza proclami pubblici, per poi rendere note le decisioni finali. Eventualmente vanno integrati gli ulteriori invii con acquisti di nuove armi, che andranno poi dirottate agli ucraini. La Difesa ne discute da tempo con Kyjiv. Inoltre, come tutti i dicasteri, anche quello di Crosetto è alle prese con un nodo di bilancio. Il ministro ancora attende i rimborsi per le precedenti spedizioni, che sarebbero dovuti arrivare dal ministero dell’Economia.
Esistono altre ragioni che avrebbero consigliato di non far sapere, almeno in questa fase, dell’ottavo pacchetto, che dovrebbe essere pronto per Natale. Non riguardano la Difesa, ma la linea politica del governo. Da molti mesi, l’esecutivo mantiene un profilo bassissimo rispetto alle spedizioni di materiale bellico. Per una questione legata al consenso: l’opinione pubblica gradisce sempre meno la guerra. Gli elettori di centrodestra, secondo molti sondaggi, sono sempre più critici. E la posizione atlantica di Giorgia Meloni deve contrapporsi alle resistenze dei partner di maggioranza, a partire appunto dalla Lega. Senza dimenticare che si preannuncia una manovra austera, in una fase di contrazione dell’economia e con gli italiani alle prese con il caro spesa: meglio non reclamizzare troppo uno sforzo militare poco redditizio sul profilo del consenso.
Il ministro degli Esteri ha inoltre garantito il sostegno concreto dell’Italia nel percorso ucraino di adesione all’Ue anche attraverso il supporto di alcune istituzioni, per esempio tramite la Guardia di Finanza.