Il body shaming è una forma di violenza che sfrutta la sensazione di disagio e insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico. È un fenomeno molto diffuso, ne hanno parlato molte le stelle dello spettacolo, che lo hanno subito: da Selena Gomez a Kate Winslet, fino a Lady Gaga. Commenti negativi e accanimento da parte del pubblico, della stampa e addirittura minacce di licenziamento se non avessero perso peso, come racconta Jennifer Lawrence.
È successo anche all’attrice italiana Giovanna Mezzogiorno, che dopo le gravidanze è stata esclusa dal cinema perché ingrassata. Adesso ha raccontato la sua esperienza, al debutto da regista e sceneggiatrice, in un cortometraggio di nove minuti che introduce il tema del body shaming e dei pregiudizi sul corpo e sull’età delle donne nel cinema.
“Unfitting (inadeguata)” è nato da un’idea della direttrice di Grazia Silvia Grilli ed è prodotto da Manuela Cacciamani per One More Pictures e realizzato in collaborazione con la maison Bulgari, attenta ai temi come l’inclusione e l’empowerment femminile.
«Ormai un anno fa – spiega Silvia Grilli – Giovanna Mezzogiorno mi ha raccontato il bullismo che ha subito sui set. Era necessario che ci mostrasse i pregiudizi vissuti sulla sua pelle nel linguaggio che meglio maneggia: il cinema. Così le ho proposto di scrivere la sceneggiatura breve della sua storia e dirigere questo cortometraggio. Quello che ne è risultato non è una vicenda che riguarda solo le attrici, che devono piacere per contratto. Riguarda tutte e tutti noi, vittime ma anche carnefici: un intero sistema che vuole che la bellezza sia una. Ma la bellezza è molto di più di un unico canone estetico. È l’intensità che ognuno di noi riesce a esprimere quando si libera da ciò che gli altri pretendono che sia».
Presentato il 22 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, il cortometraggio è la storia di Giovanna (come Mezzogiorno), interpretata da Carolina Crescentini, che subisce un susseguirsi di ordinaria crudeltà dalla regista (Ambra Angiolini), dal produttore (Fabio Volo), dall’ufficio stampa (Marco Bonini), dall’agente (Moira Mazzantini, che nella realtà lo fa di lavoro) mentre una sola voce si erge in sua difesa: quella di un giovane attore (Massimiliano Caiazzo).
«“Unfitting” – spiega Giovanna Mezzogiorno – vuole evidenziare, in maniera ironica e non auto commiserativa, la faticosa e complessa strada che incontrano quotidianamente moltissime donne nel proprio ambito personale, professionale e psicologico. Nate e cresciute in una dittatura estetica, sono sottoposte a un continuo giudizio critico e spietato, che ne mina le certezze e l’autostima. Ho cercato, in pochi minuti, di rendere l’idea di quanto sia difficile (ma al contempo importantissimo) lottare contro questo sistema di controllo e a questi criteri di scelta. In questo senso fondamentali sono le basi culturali ed educative di ognuno, per questo ho suggerito l’importanza dei ricordi e delle suggestioni profonde e intime, strumenti per affrontare la ferocia e l’aggressività del mondo esterno. Dagli attori ho ricevuto la giusta sintesi che cercavo tra crudezza e intensità. In poche parole dovevano esprimere un mondo respingente e negativo, del quale non bisogna avere timore, ma bisogna riderne».
Il cortometraggio apre un dibattito su un problema che per essere eradicato necessita di impegno da parte dell’intera industria cinematografica e del pubblico. Per poter mettere fine alla dittatura estetica nel mondo del cinema è necessario valorizzare le donne di tutte le età, offrendo loro ruoli complessi e significativi. Il grande schermo ha il potere di ispirare, educare e rappresentare il mondo in maniera più equa e inclusiva, celebrando le donne per la loro diversità e il loro talento.
Sul numero speciale di Grazia in edicola oggi, in copertina, è presente un QR Code che permette di vedere il cortometraggio dal cellulare e ci saranno le interviste esclusive ai protagonisti di “Unfitting”. La regista e sceneggiatrice Giovanna Mezzogiorno spiega come dai pregiudizi vissuti sulla sua pelle sia nato il corto. Carolina Crescentini racconta ciò che subiscono le attrici per avere un ruolo. L’attrice ha provato a cambiare le regole e ora invita le donne a fare squadra per sfidare chi, con un giudizio aggressivo, le fa sentire sbagliate. Ambra Angiolini parla di quando sia lei sia sua figlia Jolanda sono state vittime di body shaming, ma si sono difese. Fabio Volo, nel ruolo del produttore senza scrupoli, debutta nel primo personaggio negativo della sua carriera, e svelerà chi lo ha ispirato. Massimiliano Caiazzo commenta episodi di bullismo di cui è stato vittima e Marco Bonini racconta i giudizi in merito alla forma fisica espressi nel mondo del cinema.
Sulle pagine di Grazia, Tiziano Ferro, autore del brano “Il paradiso dei bugiardi” che chiude “Unfitting”, parla del bullismo che ha subito e di come, nel tempo, abbia poi compreso che il problema non era lui ma gli altri. La modella e giornalista Benedetta Barzini esprime il suo punto di vista sul rapporto della moda con il corpo delle donne. L’attrice Alessandra Mastronardi racconta la sua esperienza sul set e delle richieste che le sono state fatte di correggere i suoi difetti fisici. Lucia Silvestri, direttrice creativa di Bulgari, racconta l’inclusione di una bellezza diversa.
Grazia, inoltre, ha raccolto le testimonianze di chi, dopo essersi sentita sbagliata per il proprio aspetto fisico, ha capito di avere subito un abuso e ha lottato contro gli odiatori, proprio come hanno fatto personaggi famosi come Lady Gaga, Selena Gomez e tanti altri volti celebri.
Ampi contenuti digitali video mostrano la lavorazione di “Unfitting” a Cinecittà, i protagonisti, il tappeto rosso e le testimonianze esclusive di Tiziano Ferro, Benedetta Barzini, Alessandra Mastronardi, raccolte da Silvia Grilli.