La vicenda che ha coinvolto il fondatore di OpenAI Sam Altman, è rimbalzata tra i media di ogni parte del mondo. È il racconto di un caotico avvicendamento aziendale che ha coinvolto potentati economici pronti a tutto pur di non perdere il controllo dell’Intelligenza Artificiale: la tecnologia che sta definendo il decennio in corso. Nello spazio dell’Osservatorio, Fondazione Prada ha inaugurato in questi giorni una nuova esposizione (in realtà programmata da mesi) che incrocia la cronaca. Stando ai ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Jolerc che l’hanno ideata, Calculating Empires è una riflessione su come l’intreccio tra potere e tecnologia sia divenuto un’equazione sempre più complessa e forse incontrollabile. L’attenzione qui è rivolta in particolare al periodo che a partire dal XVI secolo (nuove rotte marittime e tipografia di Johannes Gutenberg) raggiunge proprio gli attuali sviluppi dell’Intelligenza Artificiale generativa.
L’esposizione si sviluppa su ambedue i piani dell’Osservatorio. Superato l’ingresso il pubblico si trova davanti a una opera (Joler e Crawford, 2018) che consiste in un diagramma esploso delle funzioni di Amazon Echo dispositivo (per molti ormai divenuto casalingo) che ricorre all’IA. Si tratta di una mappa che intreccia i tre principali processi necessari al funzionamento di questo come di qualsiasi altro sistema di IA: risorse materiali, manodopera umana e dati. L’opera prende in esame le catene di approvvigionamento la quantità di energia e d’acqua e manodopera umana necessaria all’inizio all’ascesa dell’intelligenza artificiale. Anatomy of an AI System include un Echo dissezionato, una collezione dei minerali che vengono estratti per produrlo (materia del contendere attuale tra Stati Uniti e Cina) e un’esposizione di brevetti che illustrano la visione aziendale di Amazon sull’IA.
L’esposizione comprende anche un’opera dell’artista Simon Denny. Amazon worker cage patent drawing as virtual King I sland Brown Thornbill cage (2019): si tratta della riproduzione di un brevetto Amazon consistente in una gabbia concepita per ospitare operai all’interno dei magazzini logistici.
Se Anatomy of an AI System riguardano lo spazio, Calculating Empires Map Room (Joler e Crawford, 2023) al piano superiore ci parla di tempo. È questa seconda opera l’elemento centrale della mostra. Si tratta di una scatola nera con pareti di ventiquattro metri dove si fronteggiano due mappe costruite con lo stesso linguaggio visivo: centinaia di disegni e di testi realizzati come sagome bianche su un unico fondo nero. A sinistra in una scansione temporale che dal 1500 giunge ai giorni nostri appare la molteplicità degli attuali dispositivi di comunicazione, pratiche di raccolta e utilizzo dei dati, architetture computazionali e hardware in cui (consciamente, ma per lo più inconsciamente) siamo immersi. A destra la mappatura di queste tecnologie si intrecciano alle pratiche sociali: nelle carceri, nella sorveglianza, nelle modalità di istruzione, nei sistemi militari e nelle più complesse strategie di sviluppo economico globale.
Calculating Empires senza alcuna modestia si ispira a progetti come l’Atlas Mnemosyne del critico d’arte tedesco Aby Warburg (anni Venti) o la mostra Mathematica dei designer americani Charles e Ray Eames (anni Sessanta). Per i cultori del genere due totem assoluti capaci di sviluppare linguaggi di rappresentazione visiva che assursero a valenza di interventi politici riguardanti la percezione e l’interpretazione del presente che del passato.
Non si tratta di un’esposizione facile, la quantità di dati proposti può scoraggiare. Ma una cosa è certa. Questa esposizione non solletica i sensi né fa leva su idee preconcette: instilla invece riflessioni e consegna a chi la legge il materiale utile per una ricerca personale. L’Intelligenza Artificiale è la chiave dei cambiamenti che definiranno il modo in cui lavoreremo e vivremo: uno scenario che riguarda il futuro prossimo di tutti.
Calculating Empires, per quanto impegnativa è dunque ben altra cosa da esposizioni-cabaret come quella attualmente in scena (a spese del contribuente) alla Galleria Nazionale di Roma per celebrare Tolkien. Non sono le fantasie anni Settanta dei Campi Hobbit quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Che si ritrova invece da qualche tempo, sempre più di frequente, innanzi a proposte con gli occhi sempre e solo rivolti al passato.
Fondazione Prada, “Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power, 1500-2025” di Kate Crawford e Vladan Joler sino al 29 gennaio 2024 nella sede di Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.