La Commissione europea valuterà in primavera se aprire una procedura contro l’Italia per deficit eccessivo e che il governo Meloni dovrà «tenersi pronto a prendere le misure necessarie» per risolvere il mancato rispetto dei trattati europei. E soprattutto Roma non dovrà perdere «lo slancio sulle riforme e gli investimenti del Pnrr perché le tempistiche per l’attuazione sono abbastanza cariche». Lo ha chiarito il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis in una intervista alla Stampa in cui spiega che nella manovra di Bilancio del governo Meloni «la spesa pubblica aumenta e questo vuol dire che nel 2024 i risparmi non vengono usati per ridurre il deficit, come avevamo chiesto, ma per finanziare altre spese».
La Commissione aveva chiesto agli Stati membri di ridurre gradualmente le misure di sostegno contro il caro-energia, fornendo allo stesso tempo più flessibilità sugli aiuti di Stato. Una misura che però aiuta maggiormente i paesi membri che hanno risparmiato di più in passato e che possono usare quei margini per aiutare le loro imprese. Non è il caso dell’Italia che ha un debito pubblico del 142,9 per cento in rapporto al prodotto interno lordo. E nel 2024 aumenterà di altri 0,4 punti percentuali.
Secondo Dombrovskis fare altro debito per contrastare il caro-energia non è la soluzione perché ci sono già «fondi Ue per aiutare gli Stati membri ad affrontare questa sfida: mi riferisco per esempio allo strumento RepowerEU e più in generale anche alle altre risorse del RecoveryPlan».
Perché la Commissione Ue non ha già aperto una procedura per deficit eccessivo contro l’Italia pur sapendo già il contenuto della legge di Bilancio? Dombrovskis spiega a La Stampa che la riforma del Patto di Stabilità, l’insieme di regole economiche che gli Stati Ue si per gestire in modo sano le proprie finanze pubbliche, evitando di accumulare troppo debito, «sarà la base giuridica per il ciclo del semestre europeo 2024 e per le linee di bilancio che forniremo agli Stati per preparare le manovre del 2025». Tradotto: si aspetta un il nuovo accordo sulle regole economiche europee prima di sanzionare gli Stati.