È in un’atmosfera rarefatta, a dir poco religiosa, che si svolge la regia sapiente della linea Beauty di Dolce&Gabbana, da nemmeno un anno all’interno del convento benedettino di via Kramer, a Milano. Il marchio ha infatti rivendicato la propria autonomia di fabbrica per quanto riguarda fragranze, rossetti e altri prodotti di make up, interrompendo la licenza fino a quel momento affidata a Shiseido. In un clima di lenta lavorazione, sospiri e passi felpati, già sono uscite due campagne pubblicitarie, anzi tre, se si considera quella della scorsa primavera, dei profumi Q e K dove una coppia si incontrava rocambolescamente nel bel mezzo del deserto, e dei luminosissimi, accesi rossetti armonicamente abbinati al viso di Deva Cassel, la figlia di Monica Bellucci, ex diva, ex musa, ex icona della casa di moda.
Che i giochi, da Dolce&Gabbana, siano assai cambiati lo sottolinea l’avvento di Katy Perry come protagonista del lancio di Devotion, sull’isola di Capri: tutto è ridente, farsesco, adolescenziale, dunque contemporaneamente innocente e conturbante. Si capisce dall’ultima immagine della campagna, dall’ultimo frammento, dall’ultima sequenza, quando l’attrice si accosta all’imbocco del vicolo che si affaccia sulla piazzetta, incontrando lo sguardo di un autoctono seduto a uno degli storici tavolini, il quale la segue da tutto il giorno.
Si prosegue con tre nuovi prodotti: il mascara dal volume estremo, l’illuminante per il viso e il rossetto liquido, pensati per un trucco simile, in realtà, al viso di scultorea bellezza delle origini, ammantato dalla morbidezza delle forme, come ad esempio la carnosità delle labbra, lunghe ciglia femminee e il viso dalle sfumature mediterranee. Tuttavia, oltre alla tradizione, ancora e sempre, Dolce&Gabbana pensa a innovarsi: la linea è infatti rigorosamente vegana, la preparazione avviene attraverso ingredienti naturali, attenti all’ecosistema sul quale intervengono e che paradossalmente riproducono, dato che tutto avviene all’interno di piccole comunità locali.
È Hugo Comte a riprendere la campagna, pervasa di un clima etereo, romantico, botticelliano. Il fotografo ventisettenne, attratto dall’ecletticità trasgressiva delle band ispirate al rock, i Maneskin ad esempio, che ha fotografato per Vogue Italia nel 2021, è uscito da se stesso, girando immagini di una grazia eterea, ambientate in un’altra isola, siciliana stavolta, Ortigia. L’affezione che la coppia di stilisti nutre nei confronti delle porzioni di terra circondate dal mare è motivata dalla loro forma sferica, concentrica, che così bene dunque “chiude”, anzi, racchiude lo spirito della tradizione italiana: il cibo, il vino, le rocce bianche che si stagliano sopra l’acqua, le trattorie, i vicoli in salita, i gatti randagi che si aggirano imperturbabili, gruppi di ragazzini in festa, la convivialità e il glamour. La sensualità e il senso di eternità. Che poi, forse, vogliono dire la stessa cosa.
Gli avocado siciliani sono raccolti appositamente allo scopo di creare il Devotion Rossetto Liquido in Mousse, che stimola la produzione di acido ialuronico e, come abbiamo accennato prima, dona alle labbra una languida autenticità, una dolce mollezza, soprattutto se si pensa alle tonalità presenti: il nude, adatto a donne dalla ruvida selvatichezza, che forse abitano proprio le roccaforti, i paesi, le cittadelle fortificate della penisola o dei suoi lembi di costa; il rosa caldo che si chiama “gratitudine” e il rosa freddo, che si chiama invece “affetto”, a restituire un’effigie femminile materna, quotidiana ed emotiva.
Il rosso sfiora l’opulenza, le sue sfumature sono “orgoglio” e “audacia” e naturalmente il 405, “devozione”, il rosso perfetto, il rosso della maison. Anche l’illuminante ha in qualche modo a che fare con la terra, con i suoi cicli ancestrali: si basa su un principio cosmetico che deriva dal riutilizzo delle vinacce dell’Aglianico, un noto vino campano, a tracciare la linea geografica che sempre compare nelle creazioni di Dolce&Gabbana, dalle vulcaniche zone partenopee alla Sicilia.
La sacralità interviene dunque, come un manto leggero: a differenza dell’irriverenza di Katy Perry e del suo entusiasmo di bambina, di celebrità americana che scopre l’Italia per la prima volta, qui domina una specie di segreto sepolto, di mistero inviolabile, che poi è lo stesso della religione, la religione del tutto, olistica, intesa dunque come la religione del bello, del sublime, della perfezione. E ci riconduce al luogo iniziale, dove, appunto, le propaggini del bello prendono vita: in un antico battistero, a un passo dalle monache di clausura.