ForzalavoroLa fine di WeWork e la nuova stagione dei coworking, gli scioperi del venerdì e gli infortuni di SpaceX

Nella newsletter di questa settimana: il fallimento del colosso americano non significa che sia finita la domanda di spazi di lavoro condivisi (anzi), le polemiche tra Salvini e i sindacati, l’aumento dei giovani emigrati dall’Italia e le prossime audizioni sulla manovra. Ma anche la legge europea sul gig work e le conquiste sindacali in Jamaica e Bangladesh

(Unsplash)

IL COWORKING NON È MORTO
Alla fine, la bancarotta è arrivata davvero. WeWork, la società americana che fornisce spazi di coworking, ha presentato istanza di fallimento. E così è partita la lunga fiumana di titoli di giornale sulla «fine degli uffici condivisi» e sul «sogno del coworking che si infrange». Ma è davvero così? WeWork era gestita male: è fallita l’azienda, non l’idea di avere spazi di lavoro condivisi. Anzi, in Italia dopo il Covid i coworking sono quasi raddoppiati.

📚 Un po’ di storia WeWork nasce nel 2010, promettendo di rivoluzionare il modo in cui le persone svolgevano il proprio lavoro. In cambio di una tariffa mensile, offriva uffici dal design moderno, sale riunioni, snack, caffè e birre. Il modello di business consisteva nell’affittare grandi e costosi spazi nel centro delle città per poi subaffittarli a professionisti e freelance. Alle spalle, c’erano grandi investimenti di capitali di rischio, soprattutto da parte di Softbank.

Di fatto, WeWork era una società immobiliare, che puntava su contratti di affitto di lunga durata. Nell’agosto del 2019 era il più grande affittuario di Manhattan. Fino al 2022, gestiva oltre 4 milioni di metri quadri in 39 Paesi del mondo. Ossessionati dalla crescita, i fondatori non badavano ai rischi e alle spese elevate, tanto da non aver mai realizzato utili.

Già nel 2019, però, uno dei due fondatori, Adam Neumann, viene praticamente cacciato dall’azienda per la gestione disinvolta e disordinata dei conti della società. Tra le sue performance, ricordiamo un tentativo fallito di quotarsi in Borsa e l’uso dei fondi aziendali per comprare un jet privato e investire nel settore delle piscine con onde artificiali.

Poi è arrivata la pandemia a cambiare davvero il modo in cui lavoriamo. Nel 2020 ci siamo tutti chiusi in casa con i nostri computer. Gli uffici di WeWork sono rimasti vuoti, accumulando enormi perdite. Molte sedi sono state chiuse, migliaia di dipendenti licenziati. Ma nonostante tutto, nel 2021 la società riesce a quotarsi in Borsa grazie alla fusione con una compagnia già quotata. Fino alla bancarotta dello scorso 7 novembre.

Quindi? Come spiega il Guardian, il crollo di WeWork è la conseguenza di una doppia crisi. È finita la stagione dei finanziamenti a basso costo, che per tanti anni ha fornito benzina ad aziende che oggi non riescono più a sopravvivere nell’era dei tassi alti. E poi, ha inciso la pandemia, rispetto alla quale WeWork non è stata in grado di reagire.

🛋️ La nuova vita dei cowo Finiti i lockdown, non si è tornati più al mondo di prima. Il mondo e il modo di lavorare sono cambiati definitivamente. E anche il coworking non poteva più essere quello del passato.

Il modello di business degli spazi condivisi si è trasformato, restringendosi nelle dimensioni e allargandosi oltre i centri cittadini. WeWork, però, con la sua pancia piena di affitti lunghi e costosi, non è riuscita a sfruttare queste nuove opportunità.

Se i lavoratori non si spostano più ogni giorno in centro per lavorare e in tanti hanno traslocato nelle periferie e in provincia (14%), anche i coworking li hanno seguiti. Lavorare sempre e solo da casa non piace a tutti. Ed ecco che molti piccoli coworking sono sorti nelle periferie e nei borghi diventati meta dei nuovi lavoratori ibridi. Senza dimenticare che lavorare accanto a persone che fanno lavori diversi dal nostro non è più monopolio dei cowo. Bar, pub, musei e aeroporti oggi offrono spazi in cui lavorare. Il coworking deve offrire qualcosa in più.

“La grande ironia della bancarotta di WeWork è che arriva proprio nel momento in cui il settore registra performance record. Il fallimento non è dovuto a mancanza di domanda quanto al suo modello di business”, ha detto al Financial Times Jamie Hodari, ceo della concorrente Industrious. Molte aziende si stanno spostando da “sedi centrali sovradimensionate verso spazi più flessibili e di dimensioni più modeste”.

A entrare in crisi è il modello del grande coworking generalista nel centro delle grandi città.

  • Molti coworking sono sorti in aree periferiche dove vivono smart worker e nomadi digitali. Alcuni enti locali, come il Comune di Milano, stanno promuovendo loro stessi forme di nearworking in spazi diffusi per permettere ai dipendenti di lavorare anche dalle periferie.
  • Sono nati coworking specializzati, che attirano specifici segmenti di professionisti, dai designer agli informatici.
  • Soprattutto le società più grandi, hanno diversificato il business, offrendo anche formazione e occasioni di networking.

💡 I dati In Italia, gli spazi di lavoro condivisi – secondo i numeri di Italian Coworking – sono tornati a crescere, soprattutto nel Sud Italia e nelle città di medie dimensioni. Nel 2018 erano 661, nel 2022 erano 1.027. Con una crescita dell’81 per cento nel Mezzogiorno e nelle città intermedie, dove molti smart worker sono rientrati creando loro stessi nuovi spazi di lavoro, anche in sinergia con le amministrazioni locali.

😎 New normal L’offerta di uffici con contratti di locazione flessibili e brevi sopravviverà ai problemi di WeWork, ma gli esperti di immobili commerciali dicono che probabilmente rimarrà una nicchia – ha scritto il New York Times.

Alcune aziende, soprattutto piccole, trovano ancora conveniente noleggiare delle postazioni di coworking nel centro delle città, anziché impegnarsi in costosi affitti di lunga durata. Si tratta di poche postazioni da usare a rotazione tra i dipendenti ibiridi, prenotando mensilmente le sale riunioni per gli incontri collettivi o per i pochi meeting di lavoro in presenza. Ma non servono più i grandi spazi di un tempo nel centro di New York, Londra o Milano.

WeWork è morta. I coworking sono più vivi che mai.

 

L’ANGOLO DEL GIUSLAVORISTA
Più o meno agili  
Molti dipendenti continuano a fare telelavoro convinti di «essere in smart working». Basta confrontare il numero di videocall fatte nel 2023 con quelle del 2019. Questo cambiamento però non è stato accompagnato dall’approccio innovativo che caratterizza le prestazioni di lavoro agile secondo la legge – spiega Labour Weekly.

 

SCIOPERARE
Che fai venerdì? Il 17 novembre è prevista un’altra delle giornate di mobilitazione di Cgil e Uil. Nella stessa giornata è in programma lo sciopero di otto ore del trasporto e di tutto il pubblico impiego. La Commissione di Garanzia ha chiesto ai sindacati di escludere il settore aereo e rimodulare gli orari dell’astensione di vigili del fuoco e del trasporto pubblico locale e ferroviario. Da qui è nata pure una polemica tra il segretario della Cgil Maurizio Landini e il leader della Lega Matteo Salvini. In una nota, il Carroccio ha parlato di «capricci di Landini che vuole organizzarsi l’ennesimo weekend lungo».

 

IN MANOVRA
La legge di bilancio continua il suo iter in Parlamento. Qui le considerazioni del presidente di Confindustria Carlo Bonomi in audizione. Martedì 14 novembre sono in audizione il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e l’Ufficio parlamentare di bilancio.

Paese di pensionati Il governo intanto è ancora diviso sulla questione del taglio alle pensioni per 732mila dipendenti pubblici previsto nella manovra. Fratelli d’Italia vuole salvare solo i medici, la Lega vuole salvare tutti. Il sindacato dei medici Anaao-Assomed, insieme al Cimo-Fesmed, ha già indetto lo sciopero per il 5 dicembre.

 

EVERGREEN
Quanto mi costi Nel dibattito infinito sui salari, è arrivato il nuovo disegno di legge della Lega che prevede di agganciare gli accordi di secondo livello all’inflazione delle città, in modo da legare gli stipendi al costo della vita. Pd, Cinque Stelle e Pd hanno parlato subito del rischio del ritorno delle gabbie salariali.

Fumata nera Nessuna novità dopo l’incontro sull’ex Ilva a Palazzo Chigi della scorsa settimana. Ci sarà un nuovo sciopero il 23 novembre, giorno in cui si terrà l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia.

Reminder Inps, Inail e Istat aspettano ancora la nomina dei vertici. Non c’è l’accordo nella maggioranza sui nomi dei presidenti, così si procede in regime provvisorio.

 

DATI & PAGELLE
Mezzi promossi Fitch ha confermato il rating BBB dell’Italia con outlook stabile, sottolineando però le criticità del debito pubblico, una “politica fiscale relativamente poco rigorosa” e “un potenziale di crescita economica ridotto”.

In fuga Dal rapporto della Fondazione Migrantes, viene fuori che dal 2006 le partenze di chi si è spostato fuori dall’Italia per lavorare sono cresciute del 91 per cento. Sono soprattutto under 34 e donne.

In agenda Mercoledì 15 novembre la Commissione europea presenterà le sue previsioni economiche d’autunno a Bruxelles. Nello stesso giorno, è atteso il dato sull’inflazione italiana a ottobre.

 

 

COSE DI LAVORO
Economia di guerra Secondo l’ultimo report della Bank of Israel, l’assenza di migliaia di lavoratori riservisti a causa della guerra in corso tra Israele e Hamas costa all’economia israeliana circa 600 milioni di dollari a settimana, più o meno il 6% del Pil settimanale.

È di nuovo ciak Dopo sei mesi di sciopero, il sindacato americano degli attori ha raggiunto un accordo con gli studios sul nuovo contratto. Il pacchetto, dal valore di oltre 1 miliardo di dollari, include aumenti salariali e protezioni dall’intelligenza artificiale. Per festeggiare la vittoria, Kevin Bacon ha pubblicato un video in cui balla sulle note di “Footloose” (guardare l’immagine in altro).

Sindacati nel mondo In Jamaica sta crescendo il tasso di sindacalizzazione degli oltre 56mila lavoratori domestici (80 per cento donne) per chiedere condizioni migliori di lavoro. In Bangladesh il governo ha annunciato che aumenterà del 56,25 per cento il salario minimo degli operai del settore tessile dopo una settimana di proteste sindacali, che hanno provocato scontri anche con la polizia. I sindacati però non sono ancora soddisfatti.

Occhi su Bruxelles Mentre l’Unione europea sta finalizzando la legge sul gig work, a Bruxelles si sono riuniti i rappresentanti dei lavoratori di Uber. L’obiettivo è non lasciare che i lobbisti di Uber scrivano la legge.

Ritorno al futuro Reuters ha documentato l’aumento degli infortuni sul lavoro nella società SpaceX di Elon Musk. Almeno 600 non sarebbero stati segnalati. Si parla di arti schiacciati, amputazioni, ferite alla testa e agli occhi e pure un decesso. I dipendenti dicono che stanno pagando il prezzo della corsa del miliardario a colonizzare lo spazio a una velocità vertiginosa.

 

Per oggi è tutto.

 

Buona settimana!

Lidia Baratta

 

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