Salsa olandeseIl particolarissimo sovranismo di Geert Wilders

La vittoria del Partito della Libertà nei Paesi Bassi sposta a destra la politica in Europa, ma in molti aspetti la sua piattaforma politica è lontana da Meloni e Orbàn. Nella ricerca dei voti per formare un governo, non rinnegherà facilmente l’Unione europea

LaPresse

Con la vittoria del Partito della Libertà di Geert Wilders, le elezioni nei Paesi Bassi ci regalano un nuovo caso di scivolamento a destra in Europa, per giunta in un Paese tradizionalmente associato al progressismo e alle libertà civili. Prima di leggere il caso nederlandese con schemi nazionali, però, è utile guardare a Wilders, al suo partito e ai possibili scenari che si aprono ora in UE per i Paesi Bassi.

Se questi vengono identificati una patria della tradizione libertaria, vi sarà pure un motivo: e infatti l’estrema destra del Partito della Libertà non è assimilabile tout court alle destra nostrane. Accanto a proposte xenofobe e retrograde (l’abolizione del diritto di asilo e della libera circolazione dei lavoratori in UE, politiche anti-islamiche, il divieto di doppia cittadinanza…) e altre figlie di un individualismo libertario in linea con la destra americana (come il rifiuto delle politiche ambientali, l’aumento dei limiti di velocità e l’eliminazione delle tasse sui carburanti), ci sono infatti proposte più in linea con un liberalismo di stampo classico, per quanto conservatore: è il caso, ad esempio, dell’abbassamento generalizzato delle imposte, o dello stop al finanziamento pubblico ad alcune emittenti.

Wilders propone misure dure contro l’omofobia o l’antisemitismo, ed è anche sulla base della necessità di difendere le libertà personali di queste categorie che giustifica i suoi sentimenti anti-migranti e anti-islamici. L’estrema destra olandese, dunque, presenta diversità sostanziali rispetto ad altre destra europee, in linea con il contesto culturale del Paese. Proprio da queste diversità, però, potrebbero sorgere diverse difficoltà per Wilders. Prima di tutto, il Partito della Libertà dovrà fare delle alleanze per formare un governo: al secondo posto c’è l’alleanza verde e socialista di Frans Timmermans, al terzo i centristi di Mark Rutte. Un’intesa con i primi è impossibile, con i secondi è altamente improbabile: anche perché tutte le principali forze politiche hanno detto di non voler dialogare con il suo partito, pur potendo difficilmente ottenere la maggioranza dei seggi con un accordo che lo escluda.

Ammesso che riesca a nascere, poi, il governo Wilders sarebbe un governo tendenzialmente euroscettico, dato che il Partito della Libertà propone un referendum per l’uscita dei Paesi Bassi dall’UE e la sospensione dei contributi olandesi all’Unione. Anche su questi temi, trovare alleati sarà difficile. Wilders, infatti, ha notevoli differenze con i sovranisti à la Orbàn o come Meloni: se un’alleanza tattica su alcuni punti e dossier in ottica anti-UE può essere possibile, una più profonda, strategica, sarebbe difficile, e la contropartita chiesta ai Paesi Bassi dalle forze sovraniste su alcuni dossier in cambio del supporto su altri potrebbe non essere compatibile con l’identità del partito di Wilders. I Paesi Bassi, inoltre, non sono l’Ungheria: a causa della loro posizione geografica e del loro contesto industriale e commerciale, sono troppo connessi con altri paesi europei (si pensi al Belgio e alla Germania) sul piano economico e sociale perché un allontanamento dall’UE, qualora inizi a concretizzarsi, non sollevi reazioni da parte tanto dell’elettorato quanto del mondo produttivo.

Un conto, insomma, è votare Wilders in chiave anti- immigrazione, un conto è sostenerlo fino in fondo nel processo di uscita dall’UE: il supporto totale non è scontato. Nonostante la radicalità delle proposte, dunque, Wilders potrebbe trovarsi costretto a scendere a patti con la realtà sui temi europei, a causa del fatto che le condizioni oggettive potrebbero alienargli parte del consenso che lo ha portato a vincere le elezioni. In quel caso, il piglio sovranista rimarrebbe soprattutto sulle politiche interne, come l’inasprimento  del sistema penale, le misure contro alcune categorie di immigrati e in generale la limitazione della libera circolazione degli stranieri del Paese. Ma per sapere il destino del sovranismo di Wilders (e dei Paesi Bassi), bisognerà prima vedere se questi riuscirà a formare un governo.  

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