Dittature uniteGuterres continua a dire parole oscene su Israele, ma su tutto il resto sonnecchia

Il segretario generale delle Nazioni Unite forse era soprappensiero, o intento a salvare il mondo dalla lobby giudaica, di fronte a calamità non riconducibili allo Stato ebraico

AP/Lapresse

Inqualificabili in ottica morale, oscene dal punto di vista civile, storicamente blasfeme, politicamente sconsiderate, le dichiarazioni del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, circa il fatto che il pogrom del 7 ottobre non è venuto dal nulla sono state abbondantemente e reiteratamente superate in infamia per opera di quello stesso malvissuto, uno che in calce a una lista irripetibile di spropositi sul conflitto in corso ha messo l’ineguagliabile: e cioè che le uccisioni di civili a cui stiamo assistendo non hanno precedenti né paragoni da quando lui occupa la carica («We are witnessing a killing of civilians that is unparalleled and unprecedented in any conflict since I am Secretary General»).

Era soprappensiero, evidentemente, o forse era intento a salvare gli Stati Uniti e l’Europa soggiogati dalla lobby giudaica, quando la popolazione civile del mondo era sfoltita in occasione delle trascurabili mattanze in Siria, nello Yemen, in Etiopia, in Ucraina, soltanto per stare ai teatri dei macelli più trionfali.

Le chat dei soldati russi che si danno il cambio nello stupro delle bambine ucraine poi massacrate insieme alle madri diciamo pure che fossero inezie insufficienti a far trasalire il segretario generale, e poi erano in cirillico, vai a sapere che la traduzione fosse davvero buona. Come del resto i reportage degli sgozzatori di un mese e mezzo fa, le riprese sulla scena dei milleduecento responsabili dell’apartheid fatti a pezzi, decapitati, bruciati vivi: una fattispecie, diciamo così, effettivamente deplorabile, ma appunto mica venuta dal nulla. Ma, sgomberato il campo dalle minuzie, per quale causa, in forza di quale motivata distrazione, per effetto di quale criterio discriminatorio sfuggivano alle attenzioni contabili del segretario generale i massacri senza fine registrati in mezzo mondo durante il suo poco occhiuto mandato? Ci vuole proprio malizia per sospettare che quelle carneficine siano passate in secondo piano, anzi proprio nel sottoscala delle sensibilità statistiche di Guterres, perché non c’era un deprecabile piano sionista cui attribuirle.

Chi invoca la necessità di preservare quel che resta – se ne resta – della credibilità di questo immondo carrozzone, sentina in cui sguazzano e trovano protezione i più loschi interessi delle peggiori autocrazie del pianeta, dovrebbe seriamente considerare l’interesse comune a che l’Onu non sia ulteriormente rappresentata da simili figuri.

Perché è ben vero che quell’organizzazione è esposta, e non può essere diversamente, all’infiltrazione parassitaria e al tentativo di accreditamento, quando va bene, di ogni democrazia incerta e, perlopiù, delle diffuse tirannie: ma altro, tutt’altro, è che ne diventi lo sponsor supremo. Qualche seria cancelleria occidentale l’ha capito e lo sta dicendo; i denazificatori di Kyjiv e dei kibbutz sovranisti sono di parere contrario. Si tratta, anche qui, di decidere da che parte stare: se con l’Onu come dovrebbe essere, o con l’Onu della polizia morale.

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