Piano ValditaraL’iniziativa del governo sull’educazione sentimentale nelle scuole

Un’ora con psicologi e influencer, per dodici incontri annuali. Mercoledì il ministro dell’Istruzione darà le linee guida per il contrasto alla violenza di genere: tre mesi di corsi alle superiori per insegnare anche le conseguenze penali

Lapresse

«È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole con i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione, così come la campagna di diffusione del numero verde antiviolenza 1522, anche attraverso il coinvolgimento del mondo dello sport». A dirlo è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’annuncio della nuova campagna per l’educazione e la sensibilizzazione, nelle scuole, contro la violenza di genere, arriva a poche ore dalla notizia della morte di Giulia Cecchettin e dell’arresto del suo assassino, Filippo Turetta.

La nuova campagna vedrà il coinvolgimento dei ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione. Si tratta di un’ora di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori, un’ora in più in classe, ma in orario extracurricolare e per tre mesi l’anno. Dodici incontri in tutto, con gli studenti seduti in circolo, divisi in gruppi “di discussione e autoconsapevolezza”, un docente al centro a fare da moderatore, il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani: influencer, cantanti, attori.

Almeno questo è quel che si intuisce dalla bozza del “piano Valditara”, con le linee guida stilate dal ministro all’Istruzione e al Merito per aggiornare quelle già diffuse nel 2015 e portare il contrasto alla violenza di genere, la cultura del rispetto e la consapevolezza sulle conseguenze penali e civili degli abusi dentro le aule. Si tratta di un progetto ancora sperimentale che sarà presentato mercoledì in conferenza stampa dal ministro Valditara con i colleghi Roccella (Pari opportunità) e Sangiuliano (Cultura).

«Il progetto, a cui Valditara ha iniziato a lavorare da agosto affidandone il coordinamento allo psicologo, spin doctor e sondaggista dell’istituto Piepoli Alessandro Amadori, portato al Mim dal ministro, doveva arrivare tra i banchi già a settembre», scrive Viola Giannoli su Repubblica. «Ora il femminicidio numero 83 di una studentessa universitaria a un passo dalla laurea e l’attenzione piombata sulla voragine educativa tutta italiana all’affettività e alla sessualità — siamo tra gli unici sei Paesi europei a non aver reso obbligatorial’educazione sessuale a scuola nonostante le 16 proposte di legge arrivate in Parlamento dal ‘77 a oggi — ha restituito a quel piano un’accelerazione».

Il progetto si fonda su un decalogo di concetti: «Un no è un no», «un vestito non è un invito», «le parole sono pietre», «”innamorata da morire” è un modo di dire», «non rinunciare a denunciare» e così via, ma non fa alcun cenno alle persone Lgbtq+. Il metodo, si legge ancora su Repubblica, «è quello dei T-group (training group) introdotti nel ‘46 dallo psicologo sociale Kurt Lewin: i partecipanti al gruppo, gli studenti, vengono considerati “esperti di sé stessi” e imparano il resto “dalle dinamiche di relazione” che si creano durante la discussione. Invece i docenti, che saranno formati secondo un programma articolato in schede che il Mim metterà a punto con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, faranno da moderatori sull’esempio dei Gruppi Balint (dal nome dello psicanalista Michael Balint), dedicati in origine ai medici. Alla fine del ciclo di incontri alunni e prof dovranno scrivere una relazione da inviare al Mim».

X