Con dodici voti a favore e tre astenuti – Russia, Regno Unito e Stati Uniti – il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione presentata da Malta in cui si chiedono «pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi in tutta la Striscia di Gaza per un numero sufficiente di giorni per consentire l’accesso di aiuti». L’Onu ha chiesto poi l’«immediato rilascio di tutti gli ostaggi» in mano ad Hamas.
Ma Israele ha già respinto la risoluzione. Il ministero degli Esteri dello Stato ebraico ha rilasciato una dichiarazione affermando che non c’è posto per tali misure finché gli ostaggi saranno tenuti nelle mani di Hamas. Secondo l’ambasciatore di Israele presso l’Onu, Gilad Erdan, la risoluzione è «distaccata dalla realtà» ed «è deplorevole che il Consiglio continui a ignorare e si rifiuti di condannare o anche solo menzionare il massacro compiuto da Hamas». La strategia di Hamas, ha detto, «è quella di deteriorare deliberatamente la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e di aumentare il numero di vittime palestinesi per far sì che le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza fermino Israele. Questo non accadrà. Israele continuerà ad agire finché Hamas non sarà distrutto e gli ostaggi non saranno restituiti».
Scetticismo anche dagli Stati Uniti, che si sono astenuti sulla risoluzione. «Questa risoluzione da sola non salverà vite», ha detto l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas Greenfield, nel suo intervento dopo l’approvazione. «Noi dobbiamo cominciare a guardare al futuro e mettere le basi per una pace durevole».
Gli Stati Uniti si sono astenuti sulla risoluzione, ha spiegato Greenfield, perché «non c’è una condanna di Hamas per gli attacchi a Israele del 7 ottobre», ma rispetto alle altre risoluzioni che non sono passate questa è stata definita «costruttiva». La rappresentanza americana ha ribadito il «diritto di Israele a difendersi da atti di terrorismo» ma allo stesso tempo ha detto che «gli Stati Uniti non vogliono vedere combattimenti in nessun ospedale dove si trovano persone innocenti indifese e malati che cercano assistenza e le persone che si prendono cura di loro».
Dopo giorni di assedio e combattimenti attorno all’ospedale Shifa di Gaza City, l’esercito israeliano è entrato nella struttura annunciando di aver trovato armi e materiale di Hamas. In una dichiarazione riportata dal Washington Post, il direttore del pronto soccorso dell’ospedale Omar Zaqout ha accusato invece le forze israeliane di aver spogliato, ammanettato e bendato molti sfollati presenti nell’ospedale e di averli portati in una destinazione non precisata. L’esercito lo ha smentito sostenendo che non c’è stata alcuna frizione tra soldati, medici e pazienti. Mentre un giornalista che si trovava dentro lo Shifa ha raccontato alla Bbc che le truppe sono andate di stanza in stanza, piano dopo piano, a interrogare tutti, sia il personale sia i pazienti.
Fumata nera invece ai negoziati tra Hamas e Israele, mediati dal Qatar, per il rilascio di 50 ostaggi israeliani: lo stallo sarebbe dovuto alla richiesta di Hamas di cinque giorni di cessate il fuoco, mentre Israele spinge per un massimo di tre.