La giustizia resta al centro del dibattito politico. Non solo per le dichiarazioni al Corriere del ministro della Difesa Guido Crosetto sulle presunte manovre della magistratura per fermare il governo Meloni, ma anche per la riforma della giustizia di Carlo Nordio.
Sul primo fronte, ieri ci sarebbe stato un chiarimento tra Crosetto e il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia: i due si sono sentiti al telefono per una chiacchierata che, secondo fonti dell’Anm, è stata «cordiale». «Ci incontreremo», ha confermato Santalucia a Otto e mezzo su La7. Crosetto ha detto di essere pronto all’incontro, che però per ragioni di correttezza istituzionale non potrà avvenire prima che il ministro abbia riferito in Parlamento – spiega il Corriere.
Ieri in commissione Antimafia si è discusso su una possibile audizione del ministro, ma si è deciso che le sue dichiarazioni non avessero attinenza con i temi dell’organismo. Resta quindi la richiesta delle opposizioni di un intervento in Aula di Crosetto. Il ministro era stato chiamato alla Camera per un question time sul Medio Oriente, la seduta è prevista per mercoledì prossimo. In quella stessa occasione, potrebbe anche fornire i chiarimenti richiesti sulla giustizia.
Nel frattempo, resta calda la polemica sulla riforma della giustizia. Di questo parla proprio il ministro della Giustizia Carlo Nordio in un’intervista al Corriere. Motivo del contendere è stata l’ipotesi di introdurre i test psicoattitudinali per le toghe, che sarebbe stata poi stoppata proprio da via Arenula nel pre Consiglio dei ministri.
Nordio sul Corriere nega di avere bloccato i test psicoattitudinali per i magistrati, pur dicendosi d’accordo. «Per il semplice fatto che non era inserito nel testo del provvedimento, che era stato oggetto di una lunga elaborazione del nostro ufficio legislativo e mia personale, trattandosi di materia tecnica che credo di conoscere. Il tema dell’esame psicoattitudinale è tutt’altra cosa», dice. «Nelle mie pubblicazioni degli ultimi venti anni ho scritto che questo esame è previsto per la polizia giudiziaria, e quindi non sarebbe uno scandalo se fosse esteso ai pm che ne sono i capi. Anzi a dire il vero io parlavo di esame psichiatrico».
Certo, ammette, «si tratta di argomento delicatissimo, che va discusso con grande pacatezza e con le interlocuzioni del Csm e degli ordini forensi».
Poi Nordio difende Crosetto: «Non ha mai parlato di complotti, ma ha interpretato la preoccupazione della politica per gli atteggiamenti di alcuni magistrati. Il fatto è che non si sono mai rimarginate le ferite aperte dopo l’emersione dello scandalo Palamara». Ovvero, continua: «Dalle chat si è scoperto che addirittura un magistrato diceva all’altro che Salvini era innocente ma bisognava attaccarlo. Un’affermazione sacrilega, che in un Paese normale avrebbe dovuto suscitare una indignazione generale. Per di più Palamara ha aggiunto che non era un caso isolato. Eppure su queste attitudini aggressive e indegne di chi indossa la toga non è mai stata fatta chiarezza. Al contrario».
«La vicenda è stata chiusa con la radiazione di Palamara, ma i sospetti sono rimasti. Io stesso ne ho scritto a lungo, ben prima di diventare ministro. Crosetto se ne è solo fatto interprete», prosegue Nordio. Che difende anche le cosiddette «pagelle» per i magistrati: «Le cosiddette pagelle sono valutazioni fatte dal Csm, in piena e assoluta indipendenza, e quindi sono una dimostrazione della nostra sensibilità sull’autonomia della magistratura. Ma poiché i pm hanno il potere di imbastire indagini talvolta lunghe e costose, che distruggono la vita e le finanze delle persone, e poi si concludono nel nulla, è ragionevole che si valutino anche i risultati delle loro inchieste. Guardiamo agli Stati Uniti, dai quali il codice attuale, firmato da Giuliano Vassalli, eroe delle Resistenza, ha preso esempio. Se il procuratore distrettuale perde una serie di processi, viene spedito a casa dagli elettori». Poi precisa: «Io non dico che si debba arrivare a questo, ma nemmeno che alcuni errori imperdonabili debbano restare senza conseguenze».
Infine annuncia la riforma che «inciderà radicalmente sulle intercettazioni». Nordio spiega che «sarà proposta tra poco, di concerto con il grande lavoro fatto dalla Commissione presieduta da Giulia Bongiorno».
Il fronte della separazione delle carriere, invece, «è consustanziale al processo penale accusatorio, ed è nel nostro programma. Non è affatto bloccata: semplicemente deve seguire quella, politicamente più importante, del premierato. E poiché un eventuale referendum che le contemplasse entrambe creerebbe confusione nelle urne, si procede separatamente. In primavera comunque la porteremo in consiglio dei ministri. Faccio in ogni caso notare che simili riforme radicali non si possono fare in pochi mesi: devono essere omogenee e sistematiche. Capisco l’effervescenza di chi vorrebbe tutto e subito, ma posso assicurare che, almeno finché guiderò questo ministero, queste riforme andranno avanti».