Negli ultimi anni ho guardato a questo evento esclusivamente da un punto di vista di promozione del territorio in cui si trova un ristorante piuttosto che al ristorante in sé. Per quanto ognuno di noi abbia la propria idea sulla guida Michelin e le stelle, non la si può non considerare come un’opportunità incredibile di promozione del territorio.
L’idea è quella di diventare una meta gastronomica, turistica, capace di generare ricchezza economica per un territorio intero. È evidente, anche quest’anno, quanto il Sud Italia stia investendo sul proprio turismo, su tutti i fronti possibili, per attrarre un target sempre più ampio: dal “ceto” medio a quello super di lusso, passando per il mercato straniero che genera facile e concreta ricchezza.
È una conseguenza ovvia che i ristoranti (di ogni tipo), in maniera intelligente, si allineino a questo pensiero e strategia, ed è ovvio che lo si faccia con un’energia, fiducia e sicurezza formidabile, perché senti che tu e tutto quello che hai intorno (altri ristoranti, strutture ricettive, servizi e infrastrutture) state andando nella stessa direzione con obiettivo comune.
La dinamicità di pensiero strategico con cui il Sud Italia si è mosso negli ultimi cinque/sei anni (e maggiormente in questi ultimi tre per la ristorazione di medio-alto livello) è di esempio incredibile per capire che, se anche si è fatta la fama e fortuna di un territorio in una determinata maniera in passato, non si può e deve vivere di rendita, perché le dinamiche socio-economiche cambiano sempre più velocemente. C’è però chi, ancorato a un passato glorioso che sta svenendo, non vuole leggere questi cambiamenti (o li legge criticandoli piuttosto che coglierne l’opportunità). E qua la Romagna deve aprire gli occhi e anche velocemente.
Ok le famiglie con i bimbi (che stanno sempre più diminuendo in Italia), ok il cicloturismo, ok le fiere, ma la sicurezza e costanza di un turismo gastronomico di fascia medio alta è ormai uno dei mercati principali su cui lavorare (tengo separata l’Emilia dalla Romagna perché conosco meglio le dinamiche e numeri di quest’ultima). Un ente amministrativo-turistico che non vede e supporta le proprie realtà locali che stanno generando, con le loro uniche forze, questo movimento enogastronomico è un ente ottuso pubblico masochista.
Ci sono ristoranti in Romagna che stanno diventando quello che la Michelin giustifica con le tre stelle, ovvero una meta gastronomica, che sposta gente da tutta Italia e dall’estero. Alcuni esempi: noi di trattoria da Lucio con il lavoro sulla frollatura e spreco zero del pesce, i ragazzi di Uni a Cervia che portano gente in Romagna per la loro cucina giapponese e carta Champagne (ripeto: cucina giapponese e Champagne in Romagna), Simone Rosetti e Andrea Bravaccini con le loro carte vini e cantine uniche e ricercatissime, i ragazzi della Gioconda con una cucina super contemporanea e uno dei locali più belli d’Italia, Gorini con la sua tecnica e gusti di una cucina di “montagna” che non si collega facilmente nell’immaginario alla cucina di Romagna. (Questi sono solo alcuni esempi, riporto solo quelli che conosco meglio).
La Romagna ha bisogno di mostrare un suo aspetto più contemporaneo e noi tutti lo stiamo facendo, siamo già tappa fissa, siamo già portatori di ricchezza nella nostra città, ma l’appoggio e la spinta della propria amministrazione ci renderebbe ancora più portavoce di questa ristorazione contemporanea. Una ristorazione che non rinnega la piadina e lo spaghetto alle vongole (anzi, lo metto in carta in alcuni casi) ma che allarga i propri orizzonti turistici. Essere la regione con più Doc, Igp, Igt, Docg ecc. porta utile a una fetta di mercato enogastronomico che deve completare la sua filiera nella ristorazione a tutti i livelli.
Concludo dicendo che l’aspetto che “gasa appalla” di questa situazione in Romagna è che noi, giovani realtà che già stiamo smuovendo gente da ogni dove, abbiamo capito la forza della collaborazione (al contrario della competizione malsana dei ristoratori vecchio stampo), abbiamo un sorriso e spirito di accoglienza che è l’emblema del cuore della Romagna e non vorremo essere in nessun altro posto se non qua. Stiamo smuovendo tanto con le nostre singole forze (ma uniti tra di noi), pensate se avessimo attorno a noi un territorio che ci crede ancora di più.