Vale il viaggio Niederkofler riconquista tre stelle al Moessmer, tre anche al Quattro Passi di Nerano

In diretta dal Teatro Grande sono stati svelati i riconoscimenti più ambiti dagli chef. Due stelle e premio come miglior giovane chef a Maicol Izzo di Piazzetta Milù. Due stelle anche ad Andrea Aprea, Mammoliti e Candela, e Verso dei fratelli Capitaneo

Norbert Niederkofler è il vero protagonista di questa edizione della Guida, riconquistando le tre stelle fin dall’apertura del Moessmer di Brunico. Tre stelle anche al Quattro Passi di Fabrizio Mellino a Nerano.
Tanti giovani chef premiati: un terzo degli stellati sono under 35, ben quattro sono under 30. Tanta regionalità si esprime in questa edizione de la “rossa”: le regioni più dinamiche sono Lombardia, Campania e Toscana e on fire l’Umbria, che conquista tre ristoranti stellati.
Due stelle ad Andrea Aprea di Milano e a George Restaurant di Domenico Candela a Napoli, La Rei Natura di Michelangelo Mammoliti passa da zero a due, o meglio torna con un nuovo ristorante alle due stelle che aveva alla Madernassa. «Nel momento esatto in cui mi è stato detto di presentarmi a Brescia ho ripercorso con la mente gli ultimi due anni di lavoro. Quella della Michelin è una chiamata alla quale ogni chef arriva disarmato, disorientato quasi. Resterà uno dei giorni più belli della mia vita.  Ci tengo a ringraziare tutti i ragazzi che lavorano con me ogni singolo giorno della loro vita: chi in cucina, chi in sala, chi all’accoglienza. Siamo lì insieme. Immagino una linea di traguardo e un nastro tagliato da tutta la mia squadra. Non è cambiato nulla in questi due anni in cui sono uscito dai vostri radar, voglio ancora raccontarvi una storia, la mia storia. Voglio raccontarvi cosa mia nonna mi insegnò quando dello chef che tutti voi oggi vedete non c’era neppure l’ombra. Voglio dirvi di ascoltare la terra perché è la sola ad essere in grado di offrirci tutto ciò di cui una buona cucina ha bisogno» questa la dichiarazione di un Mammoliti emozionato al nuovo conferimento.
I fratelli Capitaneo raggiungono le due stelle partendo da zero e con una nuova apertura milanese, Verso Ristorante.
Young chef award per Maicol Izzo di Piazzetta Milù, che con un menu degustazione in continua evoluzione, è giovane ma capace di fare una cucina creativa e matura, con una straordinaria vocazione all’innovazione. Emozionatissimo, conquista anche la seconda stella Michelin.
Conquistano la stella verde:
Grow restaurant, Matteo Vergine
Hyle, Antonio Biafora
Oasis sapori antichi, Serena Falco Michelina Fischetti
Horto, Alberto Tué
Radici, Mirko Gatti
Dal pescatore, Nadia e Giovanni Santini
La Cerretta, Enrico Bellino
Coltivare, Luca Zecchin
Saporium, Ariel Hagen
Il Piastrino, Riccardo Agostini
Vespasia, Fabio Cappiello
Atelier Moessmer, Norbert Niederkofler
E iniziamo con le stelle!
Prendono la loro prima stella Michelin:
Ada, Ada Stifani, Perugia
Alici, Crescenzo Scotti, Amalfi
Orma, Roy Caceres, Roma
Vignamare, Giorgio Servetto, Andora
Horto, Alberto Toè, Milano
Alessandro Proietti Refrigeri, La Coldana, Lodi
Osmosi, Mirko Marcelli, Montepulciano
Nin, Terry Giacomello, Brenzone sul Garda
Sui generis Alfio Nicolosi Saronno
Bluh furore, Vincenzo Russo, Furore
Casa Mazzucchelli, Aurora Mazzucchelli, Sasso Marconi (BO)
Contrada Bricconi, Michele Lazzarini, Oltressenda Alta (BG)
Votavota Causarano, Colombo Marina di Ragusa
La magnolia, Marco Bernardo
Saporium Firenze, Ariel Hagen
Elementi, Andrea Impero, Torgiano
Vite, Simone Selva, Lancenigo (TV)
Un piano nel cielo, Leopoldo Elefante, Praiano (SA)
Il Marin, Macro Visciola, Genova
Il fagiano, Maurizio Buffi, Fasano del Garda (BS)
Crocifisso, Marco Baglieri, Noto (SR)
Cortile Santo Spirito, Giuseppe Torrisi, Siracusa
Il Visibilio, Daniele Canella, Castelnuovo Berardenga
Dolomieu, Fiorenzo Perremuto Madonna di Campiglio (TN)
Une, Giulio Gigli, Capodacqua (PG)
Wood, Amanda Eriksson, Breuil Cervinia
Avendo incrociato spesso sul nostro percorso Maurizio Bufi e Il Grand Hotel Fasano riportiamo qui le sue dichiarazioni fresche di premiazione: «È innanzitutto il coronamento di un sogno e di un progetto alberghiero di famiglia che oggi trova la sua massima soddisfazione, in questo ambito. L’idea di puntare su due professionisti e non più su uno solo, come in passato, ha dato ragione alla famiglia Mayr e la loro emozione, oggi, ne è una grande riprova». Nel dettaglio della cucina, «la Stella Michelin è la grandissima conferma della bontà del lavoro che stiamo facendo al Grand Hotel Fasano già dall’anno scorso. Sicuramente, abbiamo sempre lavorato a testa bassa e con una grande unione d’intenti. Abbiamo sempre puntato a fare bene il nostro mestiere». Complimenti a tutti!
Conquistano il premio Passion Dessert
Enoteca Pinchiorri, Riccardo Monco
I tenerumi, Davide Guidara
Antica Corona Reale, Gian Piero Vivalda
Fre, Francesco  Marchese
La Peca, Nicola Portinari
Arnolfo, Gaetano Trovato
Angelo Sabatelli
Harris piccolo, Matteo Metullio e Davide de Pra
Si parte con i premi speciali, che mettono in luce le storie di passione che vanno al di là della cucina.
Il Sommelier award va a Marzio Lee Valli, del ristorante Esplanade a Desenzano del Garda, per  l’immensa cantina, in grado di soddisfare tutti i palati, e la grande preparazione e competenza, con spirito di iniziativa offre suggerimenti mai banali. Ha premiato il presidente del consorzio di Franciacorta Silvano Bresciani.

Federica Gatto vince il Service award come esempio di ospitalità nel suo ristorante di Baronissi, dove esalta la proposta gastronomica con ottimi abbinamenti, creando un’atmosfera di complicità con l’ospite.

Vince il Mentor chef Award Gaetano Trovato, Arnolfo di Colle Val d’Elsa, premiato perché grande scopritore di talenti, che ha insegnato a numerosi discepoli, dopo 40 anni di attività è parte della storia della gastronomia italiana.

La serata è partita con una dichiarazione del direttore della guida, Gwendal Poulenc: «L’Italia raggiunge la sua cifra storica di stelle. Sempre di più cerchiamo nei ristoranti delle sorprese, delle interazioni, che ci accompagnino in un viaggio indimenticabile. L’Italia è un Paese ricco di ingredienti locali, dove la sostenibilità è importante: qui si sono tante buone pratiche in grado di trasformare il mondo in cui viviamo. L’Italia ha un approccio stimolante alla gastronomia».

La premiazione è stata ospitata in Franciacorta, al Teatro Grande di Brescia, per celebrare la città che insieme a Bergamo è quest’anno capitale della cultura. Costruito nella prima metà del diciottesimo secolo, è stato più volte restaurato. Il nome “Grande” deriva dalla precedente denominazione “Il Grande” in onore di Napoleone.

Prima della premiazione, la stampa viene invitata a un pranzo in cui – di norma – c’è la possibilità di dialogare con il responsabile della comunicazione della guida. Marco Do non si lascia mai andare a dichiarazioni preventive, e oggi non ha fatto eccezione. Ma si chiude il triennio in cui la presentazione della guida viene ospitata dalla Franciacorta, e i ringraziamenti per l’accoglienza sono stati al centro della sua dichiarazione. «Sono stati tre anni ricchi di stelle – ha detto rivolto al Presidente del Consorzio Silvano Brescianini – e in Franciacorta siamo stati benissimo. Dove si sta bene si torna volentieri. Sicuramente chiuderemo con un’edizione all’altezza della nostra permanenza qui».

Dopo aver letto tutte le novità, vi lasciamo qui, un bigino per ripassare.

  1. La guida Michelin è il primo esperimento di brand journalism della storia. Per convincere i loro clienti a consumare più gomme, i proprietari dell’azienda di pneumatici si inventarono un librino che li aiutasse a scovare officine, ma anche hotel e ristoranti fuori dalle città, per incentivare l’uso dell’auto e la conseguente usura delle ruote.
  2. È una guida, e non critica gastronomica: quindi serve per dare consigli ai lettori fedeli, che la vedono come un amico che suggerisce luoghi che funzionano per quel target specifico.
  3. Solo il venti per cento dei ristoranti citati in guida ottiene anche le stelle.
  4. La stella, o come meglio si chiama, il macaron, viene attribuito al ristorante nel suo totale. Dire “chef stellato” è quindi un errore.
  5. Gli ispettori girano in incognito, sono assunti dalla Michelin e sono tutti italiani. Quest’anno però il giudizio sarà dato anche da sei ispettori stranieri che hanno visitato i ristoranti del nostro Paese e hanno contribuito alla guida.
  6. È una guida molto pratica, che usa i pittogrammi per dare tutte le informazioni indispensabili. Negli anni ha aggiunto alle stelle che premiano la cucina anche le stelle verdi, che vengono attribuite ai locali che hanno una particolare sensibilità ambientale.
  7. Da quest’anno ci sarà un nuovo pittogramma, la chiave, che andrà a premiare gli hotel che meritano di far parte del viaggio e della scoperta di una zona.
  8. È ancora la guida più celebre e più desiderata? Sì, senza alcun dubbio. Perché raggiungere la stella è il coronamento di un sogno, ma soprattutto perché essere o non essere in guida, avere o non avere le stelle cambia decisamente il fatturato di un ristorante.
  9. È contestata? Sì, soprattutto dal mondo della critica gastronomica, che la vede “vecchia” e ancorata al modello francese. Del resto, è francese. E soprattutto, come abbiamo detto all’inizio, non si è mai proposta come un magazine che fa critica gastronomica ma è una guida che aiuta i suoi lettori (ben identificati!) a trovare il ristorante che fa per loro, senza sorprese.

Noi saremo a Brescia e vi racconteremo tutto in diretta: se volete essere con noi, qui c’è il link per lo streaming, ma questa pagina si autoaggiornerà man mano arriveranno le notizie. A più tardi!

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