Il gioco si fa duroA Cipro si decide un pezzo del futuro di Pornhub

Lo scorso giugno la campagna #StopDataPorn ha aperto un dibattito sulla privacy e sulla profilazione inconscia degli utenti da parte delle piattaforme di contenuti hard. Adesso la causa legale sta mettendo in difficoltà una delle principali aziende del settore

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Le piattaforme del porno si devono difendere da pesanti accuse legali. La società Aylo – precedentemente conosciuta come Mindgeek, che ha nel suo portafoglio di asset grandi piattaforme quali Pornhub e YouPorn – ha presentato la sua prima dichiarazione difensiva: si tratta di un atto scritto, che può essere sottoscritto direttamente dall’indagato o dal suo difensore, con il quale si chiede di avanzare la richiesta di archiviazione delle accuse da parte del Garante.

All’inizio della scorsa settimana, lunedì 20 novembre, la campagna #StopDataPorn ha incluso dei contro argomenti alla difesa della compagnia, insieme a un’istanza per portare la questione all’attenzione dell’Autorità Cipriota per la Protezione dei Dati, l’autorità capofila per questo processo (l’entità legale della piattaforma è infatti situata a Cipro), in modo che permetta al Garante di procedere con il caso.

Tutto ora è nelle mani di Cipro e considerando che le indagini sono state aperte nell’estate del 2022 con la deposizione di un “reclamo gemello”, il Commissario cipriota deve agire in fretta e prendere posizione sulla violazione del Gdpr da parte di Pornhub. La piattaforma di pornografia per adulti, intanto, sta già correndo ai ripari: qualche mese fa, infatti, ha iniziato a cambiare il proprio sito, introducendo un nuovo banner per il consenso, «assente prima del nostro reclamo», si legge sul sito della campagna. Sono stati introdotti anche una nuova privacy policy e dei nuovi termini di servizio.

«Stiamo sollecitando l’Autorità Cipriota per la Protezione dei Dati ad agire contro le sistemiche violazioni della legge sulla protezione dei dati personali che da anni si verificano su Pornhub – racconta Alessandro Polidoro, avvocato che si occupa di reati informatici e protezione dei dati personali –. Cipro è nota per essere un “porto sicuro” per i tech-giant del porno ed è giunto il momento di fare luce su questa industria multimiliardaria. Se il Commissioner di Cipro non risponderà ai nostri reclami nei tempi dovuti, non avremo altra scelta che presentare un reclamo contro la sua inazione».

Nel frattempo, una nuova coalizione di Organizzazioni non governative – di cui anche la campagna #StopDataPorn fa parte – ha lanciato una campagna di advocacy rivolta alla Commissione Europea per spingere piattaforme come Pornhub e altri tech-giant ad applicare il Digital Services Act, in quanto Very Large Online Platform (VLOPs), un termine ombrello che racchiude piattaforme come Facebook, Tik Tok, Twitter, LinkedIn, YouTube, Wikipedia e tante altre.

Il Dsa è una legge entrata in vigore il 16 novembre 2022 e insieme alla legge sul mercato digitale (Dma) riguarda servizi – come siti web, infrastrutture internet e piattaforme online – e mercati digitali, impegnandosi a creare uno spazio digitale più sicuro, dove «siano protetti i diritti fondamentali degli utenti dei servizi digitali e a dove si possano creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo, sia a livello globale», si legge sul sito dell’UE. L’obiettivo è quello di introdurre dei nuovi obblighi per le piattaforme online per ridurre i danni e i possibili rischi online, cercando di salvaguardare i diritti fondamentali.

«Con il Digital Services Act, ora abbiamo una legislazione chiara – ha detto Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo per un’Europa pronta per l’era digitale –. Le piattaforme online sono al centro di alcuni degli aspetti fondamentali delle nostre vite quotidiane, delle economie e democrazie. È logico assicurare che queste piattaforme si dimostrino all’altezza delle loro responsabilità, in termini di riduzione del numero di contenuti online illegali e di mitigazione di altri danni online, come anche di proteggere i diritti fondamentali e la sicurezza degli utenti».

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