L’eggnog non lascia spazio a pareri di compromesso: o lo si ama o lo si odia. Nonostante la sua composizione – uova, latte, alcool e spezie – possa far storcere il naso, questa bevanda è un vero must di Natale nel mondo anglosassone, soprattutto nel Regno Unito.
Anche la regina Elisabetta amava bere il suo eggnog con la famiglia durante le festività a Balmoral. Siamo certi che fosse preparato a mano dagli chef di corte, anche perché gli inglesi avvertono: l’eggnog da supermercato non ha niente a che vedere con la versione fatta in casa. Sta di fatto che per chiunque parli inglese (ma non solo) non è Natale senza eggnog. E allora ecco come rifarlo a casa e provare a scoprire se siete da “love it or hate it”.
La storia dell’eggnog
Il termine eggnog è composto da egg, uovo, e nog, un’antica parola inglese che indicava un tipo di birra molto forte. Il suono della parola richiama quello fatto per ingoiare il liquido, reso vischioso dalle uova.
Le origini della bevanda sono avvolte nel mistero. C’è chi dice che nasce a Londra nel 1700 ad opera del barista Carl Joannessons, che vi avrebbe aggiunto lo sherry. C’è chi lo retrodata al tredicesimo secolo, riconducendo l’invenzione a una bevanda amata dagli aristocratici. L’eggnog è diventato una tradizione natalizia grazie ai coloni inglesi sbarcati in America. Qui il gusto cambia completamente grazie al rum che arrivava dai Caraibi e costava molto meno di brandy, sherry e tutti gli altri superalcolici importati dall’Europa.
Ma il primo documento scritto a riportare l’esistenza della bevanda è il poema scritto da ministro del Maryland Jonathan Boucher attorno al 1774 e pubblicato trent’anni dopo. Invece, la prima pubblicazione a stampa a parlarne è un articolo del 1788 del New Jersey Journal, in cui viene descritto un giovane uomo dall’appetito vorace che «amava mangiare trenta uova crude, un bicchiere di eggnog e un goccio di brandy».
All’inizio della sua storia questo drink era servito caldo. A chi non piace sorseggiare del latte caldo durante le fredde sere di dicembre? Ma nella guida per bartender del “professor” Jerry Thomas, pubblicata nel 1887, si consigliava di provarlo freddo, mentre la versione bollente era diffusa in California. La ricetta usava brandy, rum, Madeira, sherry o sidro.
Gli ingredienti dell’eggnog
Per preparare l’eggnog ci vogliono latte, sciroppo di caramello, un uovo, ghiaccio e noce moscata. Per dargli quel twist alcolico, necessario durante le feste per sopravvivere a regali brutti e parenti molesti, basta aggiungere un tocco del proprio liquore preferito. I più amati? Rum, brandy o whisky.
Prima di tutto versate latte, uovo e liquore in un recipiente, mescolando il tutto fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete la noce moscata e lo sciroppo. Poi lasciate riposare in un recipiente o in vari bicchieri di vetro coperti da carta stagnola. Aggiungete del ghiaccio frantumato.
L’eggnog nel mondo
La facilità di preparazione dell’eggnog e il suo gusto versatile, perché adattabile agli alcolici presenti in casa, l’hanno reso famoso in Polonia (dove le comunità ebraiche preparavano il kogel mogel), in Germania (dove c’è l’eierlikör, un famoso liquore a base di uova), a Porto Rico (dove le uova sono usate in un drink chiamato coquito, in cui c’è anche del latte di cocco), in Messico (dove si beve il rompope, un eggnog fatto con cannella, vaniglia e rum), in Perù (dove c’è il pisco, fatto con brandy peruviano).