Nessuna prorogaGiorgetti teme un’impennata di deficit e debito, quindi frena sul Superbonus

In Commissione Bilancio della Camera, il ministro dell’Economia dice che i dati degli ultimi mesi sono peggiori di quelli della Nadef in termini di finanza pubblica: «Deciderà il Parlamento, ma in cuor mio so il limite che posso fare e che proporrò al Cdm, perché questa è la realtà dei numeri»

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«Non c’è un ritorno all’austerità, ma alla disciplina con il nuovo patto di stabilità e crescita. Una disciplina necessaria dopo quattro anni di sospensione delle regole europee sui conti pubblici, un Lsd a cui siamo assuefatti». In commissione Bilancio della Camera – dove la legge di Bilancio è appena arrivata per un transito mai così rapido, un paio di giorni appena – il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha risposto alle domande pressanti dei parlamentari che affollavano la sala del Mappamondo. «Il problema dell’Italia non è il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ma il debito che deve essere tenuto sotto controllo altrimenti il Paese non ce la fa», ha detto.

Il ministro, scrive Valentina Conte su Repubblica, teme un’impennata di deficit e debito, già contenuti fin qui a fatica. «Incalzato dall’opposizione – si legge nell’articolo – ammette che il nuovo Patto è un “passo indietro” rispetto alla proposta iniziale della Commissione Ue e un “caos totale”, tra regole e clausole di salvaguardia volute soprattutto dalla Germania. Poi però aggiunge che “con il veto si tornava al vecchio Patto ed era peggio”. Qui invece siamo “all’abito sartoriale”, a regole su deficit e debito cucite su misura del Paese».

Sul Superbonus il ministro leghista ha rivelato quello che sembra un nervo scoperto, alla vigilia del decreto Milleproroghe, considerando anche che gli alleati di Forza Italia sono tra quelli che spingono per una proroga della misura. «Ho i dati degli ultimi mesi, vanno peggio di quanto previsto nella Nadef», il documento di settembre che segnava a trentasei miliardi il tetto per quest’anno. «Abbiamo dato un incentivo pubblico del centodieci per cento sia a ricchi che poveri. Il prossimo anno scende al settanta per cento. Ma vi chiedo: quale altro Paese ha un incentivo fiscale al settanta per cento quando ristruttura una casa? Nessuno».

E poi, ancora: «Ho chiesto quale altro Paese dell’Ue ha un incentivo del genere, non ho avuto risposta. A noi il settanta per cento sembra pochissimo, ma visto da fuori è tantissimo. Dobbiamo uscire da questa allucinazione per cui è tutto dovuto». I dati degli ultimi mesi sul Superbonus, secondo il ministro, vanno peggio rispetto a quelli della Nadef in termini di finanza pubblica. «Poi il Parlamento deciderà, in cuor mio so il limite che posso fare e che proporrò al Consiglio dei ministri, perché questa è la realtà dei numeri».

Il ministro poi rifiuta l’idea di un’Italia remissiva in Europa: «Il giorno prima ho avuto un incontro con i ministri francese e tedesco, anche se non l’ho comunicato ai giornalisti perché non c’era nulla da comunicare». Snocciola due «grandi successi» dell’Italia: «La considerazione degli investimenti su transizione energetica, digitale e sicurezza. E della spesa per interessi». Ma qui viene contestato dalle opposizioni che ne chiedono le dimissioni, da Carlo Calenda (Azione) a Ubaldo Pagano (Partito democratico).

Le reazioni delle opposizioni sono state molto dure. Lo hanno attaccato soprattutto sul nuovo Patto di Stabilità e sul Mes, chiedendone le dimissioni. Per Isabella De Monte di Italia Viva, Giorgetti ha ammesso «totale impotenza». E in questo modo, dice il deputato Cinquestelle Emiliano Fenu «il governo imporrerebbe al Paese un’overdose mortale di austerità». Mentre Benedetto Della Vedova di Più Europa ha messo in guardia dal rischio di una «deriva pauperistica».

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