Via al Consiglio europeoLa trattativa notturna di Meloni con Scholz e Macron sul Patto di stabilità

Nelle più recenti bozze di compromesso, si eviterebbe di tenere conto del peso dell’aumento degli interessi per il biennio 2025 e 2026, ma a condizione che ogni Paese deve eseguire «un programma ambizioso di riforme»

AP/Lapresse

Alla vigilia del Consiglio europeo di oggi e domani, ieri sera la premier Giorgia Meloni ha incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron a Bruxelles. Sullo sfondo il nodo della riforma del Patto di Stabilità. Ieri Meloni, intervenendo al Senato, aveva detto di non escludere il veto.

Ai due leader, Meloni ha detto che l’Italia non intende firmare un Patto di stabilità che non può mantenere. Il presidente francese gioca un ruolo di mediazione. Italia e Germania sono distanti sui parametri. Mentre la Francia ha problemi di tenuta del debito che assomigliano a quelli dell’Italia, spiega Repubblica.

Il problema della Germania – spiega il Corriere – è mostrare che il patto sarà austero e inflessibile, almeno dopo il 2027. Quello dell’Italia era e resta invece simile a quello della Francia. A Bruxelles l’aspettativa in questa fase è Roma e Parigi debbano entrare il 19 giugno del 2024 — dopo le elezioni europee — nel «braccio correttivo» del patto di Stabilità. In altri termini, partirebbero delle procedure per deficit eccessivo che richiedono una correzione dei conti, in teoria, circa dello 0,5 per cento del prodotto lordo ogni anno.

Per l’Italia questo comporterebbe una stretta netta di bilancio più o meno da dieci miliardi nella prossima legge di bilancio e poi in tutte le successive fino a riportare il deficit da più del 5 per cento almeno al 3 per cento o al di sotto.

Quale che sia poi la struttura delle regole europee pretese dalla Germania dopo il 2027, i governi di Parigi e Roma hanno mirato dunque a rendere praticabili per sé le correzioni di bilancio dei prossimi anni. Per entrambi i Paesi si trattava di trovare un modo di ridurre la dimensione della correzione del deficit, richiesta da quasi subito, da 0,5 per cento netto all’anno a qualcosa di meno.

Un primo punto per Italia e Francia, acquisito in partenza, è che la riduzione di 0,5% del deficit sia «strutturale»: si deve tener conto della congiuntura economica, adesso molto debole, dunque si devono ridurre le pretese di austerità. Ma il secondo punto riguarda proprio gli interessi sul debito. Per l’Italia aumentano di oltre 10 miliardi (a 89 miliardi) nel 2024, di altri 5,5 miliardi nel 2025 e infine di ulteriori nove miliardi nel 2026. Imprimere una riduzione netta del rosso in bilancio mentre il costo del debito spinge in senso opposto, avrebbe reso ancora più improba la prossima manovra e quella successiva.

Ecco perché, nelle più recenti bozze di compromesso, si eviterebbe di tenere conto del peso dell’aumento degli interessi per il biennio 2025 e 2026, forse estendibile al 2027, ma a condizione che ogni Paese deve eseguire «un programma ambizioso di riforme».

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