Ci sono famiglie in grado di fare la differenza anche nel lavoro, e quando succede, il risultato è sempre meraviglioso, perché quella passione che caratterizza le persone che amano quello che fanno si somma al piacere di fare il bello e il buono per il proprio nucleo, condividendo con chi sta più vicino gioie e dolori dell’attività. È questo che si percepisce decisamente quando si arriva da Roeno, in questo angolo di montagna veronese che non è ancora Trentino ma nemmeno può essere pensato come Veneto.
Incastonata ai piedi delle montagne, questa cantina è l’esempio di come la famiglia possa diventare la culla di progetti importanti, e che ogni membro possa trovare la sua personale soddisfazione all’interno di un progetto più ampio. Ci sono, sotto allo stesso tetto, le radici salde della nonna Giuliana, la forza travolgente di Cristina, la competenza tecnica ombrosa ma dolcissima di Giuseppe, e la nuova linfa che deriva dall’instancabile Martina, ingresso recente ma già indispensabile per la sua salda determinazione.
Se passate da queste zone, assaggiare il coniglio della nonna, degustare i vini e chiacchierare con loro vi farà capire quanto l’azienda sia parte integrante del gruppo, e viceversa, come la famiglia sia un perenne consiglio di amministrazione e una costante ricerca verso il perfezionamento.
Qui comunque, fin dalla fondazione, l’attenzione massima va alla vigna: per ottenere la migliore espressione di questo territorio si lavora sui vigneti storici che hanno reso celebre questo territorio, dal Pinot grigio all’Enantio, un vitigno un tempo conosciuto come Lambrusco a foglia frastagliata e diventato in questa zona varietà a sé stante, che qui raggiunge il suo massimo nel vigneto prefillossera datato fine Ottocento, vero patrimonio storico custodito con cura maniacale.
Sul Riesling Beppe Fugatti ha una passione sconfinata, che esprime nei tanti vini che coinvolgono questo vitigno, ma è sul Pinot Grigio che ha messo cuore e testa insieme ai famigliari e agli enologi della cantina, Mirko Maccani e Alessandro Corazzola, con un progetto di zonazione volto a riscattare un vitigno ampiamente diffuso ma spesso poco valorizzato. Il lavoro di studio, sperimentazione e scoperta del territorio, iniziato nel 2000 a Rivoli Veronese – comune ubicato tra Affi e la sede aziendale di Brentino Belluno (Verona) –, vuole comprendere quanto il terroir sia fondamentale per migliorare la capacità espressiva di una varietà viticola. Roeno, nel piccolo anfiteatro morenico che contraddistingue la zona, ha trovato le perfette condizioni geologiche e climatiche per allevare questa varietà, ottenendo una produzione di qualità eccellente dopo anni di ricerca agronomica ed enologica.
«Dopo aver testato diverse aree vitate – spiega Fugatti – abbiamo identificato in Rivoli Veronese un vero e proprio cru, vocato alla produzione del Pinot Grigio. La sinergia tra territorio, vitigno e lungo affinamento ha saputo aggiungere profondità e articolazione a un vino sorprendente, che nel tempo ha raccolto riconoscimenti autorevoli, tra questi il Tre Bicchieri assegnato quest’anno dal Gambero Rosso».
Rivoli di Roeno abbina la ricerca in vigna a quella in cantina: dopo un’attenta vendemmia manuale, le uve sono prima diraspate e poi poste sulla selezionatrice ottica, strumento che grazie ai visori ottici permette di individuare solo gli acini di primissima qualità. Dopo una delicata diraspatura e pressatura avviene la fermentazione alcolica in acciaio fino al raggiungimento di 7/8 % vol. per poi terminare in tonneau. Segue un affinamento prima di dieci mesi in tonneau di rovere francese e poi di minimo dodici mesi in bottiglia.
Un lavoro di squadra che premia e che vale la pena di conoscere, andando sul posto a scoprire quanto famiglia, territorio e vino siano un connubio vincente, per una storia identitaria che racconta luoghi inediti.