Buon vicinatoL’Ucraina ha risolto la disputa con la Romania sul canale Bystre

Bucarest e Kyjiv hanno trovato un pacifico accordo su un corso d'acqua ucraino di circa dieci chilometri che collega il Mar Nero al Danubio, al centro di una disputa ventennale tra i due paesi a causa di questioni ambientali e commerciali. Una decisione strategica per contrastare i russi nel Mar Nero

LaPresse

Kyjiv e Bucarest distano novecento chilometri, circa quindici ore di macchina: negli ultimi mesi però le due capitali sono sembrate sempre più vicine. A confermare questo avvicinamento è la risoluzione della controversia sul canale Bystre, un corso d’acqua ucraino lungo circa dieci chilometri che collega il Mar Nero con il ramo Chilia del Danubio e segna un confine naturale con la Romania. Queste dossier ha acceso gli animi ucraini e romeni per vent’anni, tra necessità commerciali e tutela dell’ambiente; adesso però potrebbe aprire una nuova fase per il futuro dell’Ucraina, sia nei confronti dei vicini romeni che verso l’Unione europea.

La disputa si era riaccesa quando Kyjiv a inizio 2023 aveva reso noto di aver dragato con un’operazione di scavo il canale, per aumentare la profondità di navigazione del Bystre da 3,9 metri a 6,5 metri. La costruzione del canale è iniziata nel 2004: il progetto era destinato a fornire una rotta alternativa alle imbarcazioni, consentendo di accedere ai porti del Basso Danubio. L’Ucraina è diventata sempre più dipendente dalla rotta da quando la Russia ha invaso il Paese e limitato l’accesso di Kyjiv ai suoi porti sul Mar Nero.

Fino a pochi giorni fa ha rappresentato però un motivo di tensione con la Romania, partner silenzioso ma estremamente concreto durante i mesi di guerra. Secondo Bucarest e la Commissione europea, i lavori per intensificare la rotta commerciale avrebbero potuto minacciare il Delta del Danubio e la sua riserva naturale, nota per la biodiversità. Il ministro dell’Ambiente romeno Mircea Fechet si dice soddisfatto di aver superato l’impasse, riconoscendo i progressi sulla questione Bystre e apprezzando l’intento ucraino di attenersi alle indicazioni europee per lo sviluppo del progetto. I due Paesi hanno concordato che all’Ucraina sarà consentito procedere con lo sviluppo del canale, a condizione che il progetto si attenga alle norme di protezione ambientale.

L’accordo è stato raggiunto durante la nona riunione della Convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Convenzione di Espoo) a Ginevra. L’omologo ucraino Ruslan Strilets nel suo racconto delle trattative si è soffermato sulle relazioni di buon vicinato, il rispetto del diritto internazionale e la correzione degli errori del passato.

 Il buon vicinato a ottobre ha assunto una formula ben precisa: «partnership strategica», un miglioramento delle relazioni siglato dal leader ucraino Zelensky con il presidente romeno Iohannis. «Ho assicurato a Zelensky la determinazione della Romania a continuare il sostegno all’Ucraina e al suo popolo, compreso quello militare, per tutto il tempo necessario, fino alla vittoria contro l’aggressione russa», aveva aggiunto a margine del vertice Iohannis, enfatizzando l’ambizione di Bucarest di irrobustire il fianco orientale della Nato e giocare un ruolo centrale per la sicurezza nel Mar Nero.

 Il conflitto con la Russia in quest’area rappresenta infatti una questione di primaria importanza per la sicurezza nazionale romena, molto preoccupata da una possibile avanzata di Mosca nel bacino. Quest’anno la Russia ha attaccato i porti ucraini sul Danubio, vicino al confine con la Romania; ha minacciato la navigazione commerciale nel Mar Nero; pezzi di droni russi sono stati trovati in territorio romeno. La sicurezza del Mar Nero è centrale non solo per Kyjiv, ma anche per Moldova e Georgia, minacciate a più riprese dall’aggressività del Cremlino.

Finora, la Romania ha svolto un ruolo determinante, ma sottovalutato, nel sostegno all’Ucraina e nella resistenza all’influenza russa. Ad esempio, Bucarest ospita un gruppo tattico della Nato a guida francese e la presenza militare statunitense nel Paese è triplicata dall’inizio del conflitto. La Nato ha intensificato le missioni di pattugliamento aereo congiuntamente alle forze rumene e vari jet da combattimento F-16 sono arrivati nel Paese. La Romania ha svolto un ruolo chiave anche per tutelare il transito di merci dopo il ritiro russo dagli accordi sul grano; a ottobre ha inoltre firmato un accordo per una corsia di solidarietà con Kyjiv per garantire il transito sicuro dei prodotti ucraini e lo sviluppo dei valichi di frontiera tra I due Paesi. Senza nemmeno considerare il considerevole apporto umanitario offerto ai profughi ucraini.

Bucarest sta inoltre sostenendo i colloqui di adesione all’Unione europea di Ucraina e Moldova. Proprio a livello europeo, la risoluzione della disputa di Bystre assume un nuovo significato: all’indomani dell’avvio del cammino europeo per l’Ucraina, il superamento delle controversie con il vicino romeno segnalano ancora una volta la ferma volontà di Kyjiv di entrare in Europa, dando se necessario una sterzata decisa ai dossier sul tavolo. La Romania rappresenta anche un ottimo case study per l’ingresso nell’Unione: come notava Bloomberg qualche tempo fa, la Polonia è stata a lungo considerata il manifesto della transizione post-comunista, ma gli aspiranti membri come l’Ucraina farebbero meglio a guardare a Bucarest per trarre ispirazione.

Quando è entrata a far parte dell’Ue nel 2007, la Romania era in netta difficoltà nell’allineare il Paese agli standard dell’Europa occidentale. Metà della popolazione non era collegata alla rete idrica e gli indicatori economici segnalavano una profonda crisi. Poi ha cominciato a crescere: dal 2010 al 2021, gli investimenti dall’estero sono quasi raddoppiati, superando i cento miliardi di euro. Ha affrontato la corruzione endemica e ha costruito centinaia di chilometri di strade, migliorando le infrastrutture con gli aiuti europei. Ovviamente la Romania non ha dovuto affrontare l’invasione russa e ha potuto risolvere le sfide dell’adesione europea una per volta. L’Ucraina in questi mesi ha però segnalato con ostinazione il desiderio incrollabile di entrare nell’Unione, partendo anche da relazioni più solide con Bucarest.

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