Almeno 118 persone sono rimaste uccise in un terremoto di magnitudo 6.2 che si è verificato nella notte, poco prima della mezzanotte locale, nella province nord-occidentali cinese del Gansu e Qinghai. Altre 250 sono rimaste ferite. Il bilancio è comunque provvisorio è c’è il timore che il numero delle vittime possa essere ancora più alto.
Molti edifici sono crollati, circa cinquemila sono quelli danneggiati. E i soccorsi vanno avanti, tra le temperature rigide, per cercare di estrarre dalle macerie le persone rimaste incastrate. Il presidente cinese Xi Jinping che ha chiesto «sforzi a tutto campo» nella ricerca e nei soccorsi.
Dopo la scossa principale, ne sono seguite alcune di assestamento. I soccorsi sono rallentati dalle temperature gelide, fino a -13 gradi, e dai blackout dovuti al collasso della rete elettrica. Le forniture di energia elettrica e di acqua sono state interrotte a causa dei danni alle reti, soprattutto in alcuni villaggi più remoti. Le temperature sono scese ben al di sotto dello zero nel nord della Cina, a causa di un’ondata di maltempo eccezionale.
Si tratta del terremoto più grave per numero di vittime dalla scossa devastante del 2012 di Yushu, nella provincia di Qinghai, che fece circa 2.700 vittime. Allora, la magnitudo era stata di 7.1.