Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto un’inchiesta internazionale per accertare la cause dell’incidente occorso all’aereo da trasporto militare russo Ilyushin-76, precipitato alle undici di mercoledì 24 gennaio nel villaggio di Yablonovo regione russa a circa settanta km a nord est della città di Belgorod, in un campo vicino a una zona residenziale. L’oblast confina con quello di Kharkiv in Ucraina.: «È ovvio che i russi stanno giocando con la vita dei prigionieri ucraini, con i sentimenti dei loro parenti e con le emozioni della nostra società. Tutti i fatti devono essere accertati», ha detto Zelensky su Telegram. Il presidente ucraino si riferisce alla traballante versione data dai media russi dopo l’incidente. Il ministero della difesa russo ha accusato subito gli ucraini, accusandoli di aver fatto cadere il velicolo con a bordo almeno sessantacinque prigionieri di guerra ucraini, sei membri dell’equipaggio e tre persone che accompagnavano i detenuti in vista di un presunto rilascio che sarebbe dovuto avvenire al posto di controllo di Kolotilovka, sul confine russo-ucraino.
Stando alla versione dei russi, in totale sarebbero quindi settantaquattro le vittime del velivolo che sarebbe stato abbattuto da Missili Patriot o IRIS-T. Ma ci sono diversi dettagli che non tornano. Prima di tutto non sono stati trovati i resti dei corpi delle presunte vittime e il video della esplosione del velivolo mostra una dinamica più simile a quella di una detonazione che di un semplice schianto. Inoltre come spiega su X Anton Gerashchenko, ex ucraino per il ministero degli Interni ucraino la direzione dello schianto indica che il velivolo non era diretto a Belgorod ma che stava partendo da lì. La giornalista russa Margarita Simon’jan, direttrice di Russia Today e Sputnik ha pubblicato la lista dei prigionieri ucraini che sarebbero stati a bordo dell’aereo abbattuto, ma almeno diciassette di questi sono nomi di detenuti di guerra scambiati lo scorso 3 gennaio, come ha fatto notare su X Michael Weiss, giornalista di “The Insider”. Non solo si tratterebbe di un caso di omonimia alquanto improbabile, ma la dinamica dell’accaduto sembra in controtendenza rispetto a come di solito i russi gestiscono i prigionieri di guerra.
Sempre su X un ex prigioniero di guerra ucraino, Max Kolesnikov ha spiegato: «Quando sono stato portato in aereo da Bryansk a Belgorod, c’erano circa venti poliziotti militari ogni cinquanta prigionieri». Un numero più plausibile dei soli tre uomini che secondo la versione russa sarebbero stati messi a guardia degli ucraini. Secondo l’Ukrainska Pravda il velivolo in realtà stava trasportando missili per il sistema di difesa aerea S-300.
«L’incapacità dei russi di ottenere risultati sul campo di battaglia sta rafforzando la loro strategia del terrore, anche sul fronte di Kharkiv», si legge nel profilo Facebook del comando generale delle forze ucraine. «Solo nell’ultima settimana i russi hanno effettuato diciannove attacchi missilistici nell’Oblast di Kharkiv. Hanno schierato ventisei missili antiaerei S-300 e tre missili balistici Iskander-M. Sedici persone, tra cui un bambino, sono state uccise negli attacchi. In totale, settantotto persone sono rimaste ferite e sono stati distrutti tredici edifici, tra cui un ospedale, tre istituti scolastici e sei edifici residenziali». L’esercito ha dichiarato che per ridurre la minaccia missilistica, le Forze Armate dell’Ucraina non solo controllano lo spazio aereo, ma monitorano anche da vicino i punti di lancio dei missili e la logistica del loro rifornimento, in particolare l’uso di aerei da trasporto militari.