Se potessimo elettrificare tutti i processi produttivi e poi produrre tutta l’energia da fonti rinnovabili, ad esempio solare ed eolico, avremmo almeno una strategia praticabile per arrivare a emissioni Zero. Il problema non sarebbe però risolto. Dovremmo comunque prevedere investimenti enormi per avere la necessaria capacità produttiva da energie rinnovabili e ammodernare le reti elettriche. Ad esempio, uno studio molto dettagliato dell’Università di Princeton sulle possibili traiettorie di decarbonizzazione degli Stati Uniti prevede che per raggiungere il Net Zero l’estensione coperta dai campi eolici – solo quelli eolici e non anche quelli solari – dovrebbe essere paragonabile a quella occupata tra i due e i sei Stati americani di medie dimensioni a seconda del peso che si ipotizza l’eolico abbia nella composizione energetica al 2050. Questo parametro fa capire l’enormità della sfida!
Ma oltre alla sfida di trovare le aree del pianeta necessarie dove poter installare questi impianti, bisogna anche trovare i finanziamenti per rendere tali investimenti possibili. […] Inoltre, ci sono processi industriali che al momento non siamo in grado di elettrificare, come ad esempio la produzione di acciaio e cemento. Anche i trasporti pesanti, come autotreni e navi, o i voli aerei, al momento non sappiamo come alimentarli senza combustibili fossili. Questa è anche la ragione per cui gli scenari di transizione che vengono sviluppati dai centri studi e dai governi di solito includono una quota di emissioni negative (carbon capture and storage o sequestration). L’IPCC nel suo Rapporto del 2022 ha stabilito che l’impiego di tecnologie per assorbire anidride carbonica per controbilanciare le emissioni residue difficili da abbattere è inevitabile se si vogliono raggiungere zero emissioni nette. Come già accennato, queste tecnologie non sono al momento disponibili in modo economicamente efficiente, nel senso che richiedono per essere attivate più energia e più emissioni di quelle che sottraggono.
Per capire la sfida che abbiamo davanti è utile considerare la produzione di emissioni per settore. In Italia, i settori della produzione energetica e dei trasporti rappresentano circa un quarto ciascuno delle emissioni di CO2 totali, seguono l’industria (inclusa quella pesante) e i processi di riscaldamento con un venti per cento ciascuno; la restante parte è a carico di agricoltura e gestione dei rifiuti. Anche se con differenze, altri paesi avanzati hanno una distribuzione analoga delle emissioni tra settori. Non mi dilungherò sulle difficoltà che ognuno di questi settori ha a raggiungere il Net Zero. Chi è interessato può trovare dettagli nei rapporti The State of Climate Action prodotti dal Systems Change Lab. Queste letture mettono in risalto che su alcuni aspetti la tecnologia ha fatto passi avanti notevoli. Il solare e l’eolico oggi producono energia a prezzi competitivi rispetto a quelli dei combustibili fossili.
Sulle batterie si sono fatti considerevoli progressi e questo ha permesso di sviluppare un’industria di veicoli elettrici che si sta espandendo rapidamente. La ricerca procede spedita anche sull’idrogeno prodotto con energie rinnovabili, e i recenti incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act americano del 2022 daranno certamenteun forte impulso al settore. Queste sono senza dubbio aree di successo che fanno ben sperare per la transizione energetica.
Tuttavia, i governi non stanno creando le condizioni per cui queste tecnologie vengano utilizzate in modo diffuso, così permettendo una riduzione significativa delle emissioni di gas serra; come del resto non stanno investendo abbastanza sul risparmio e l’efficienza energetica. Infatti, le emissioni a livello mondiale continuano a salire e i paesi che negli ultimi annisono riusciti a ridurle lo hanno fatto principalmente utilizzando gas naturale al posto di carbone e petrolio nella produzione di energia. Infatti, per energia prodotta, il gas naturale produce meno emissioni del carbone e del petrolio. Questa strategia, però, non può essere protratta per ridurre ulteriormente le emissioni; quindi, è necessario un cambio di strategia se si vogliono fare dei passi avanti.
Da “Net Zero” di Lorenzo Forni, il Mulino, 180 pagine, 14 euro