Il sovrano normaleL’indole ecologista del prossimo re-maratoneta di Danimarca

Ha completato un ironman e corso tre maratone, è un patito di fitness e i suoi figli frequentano le scuole pubbliche. E, cosa più importante, la salute del Pianeta è saldamente radicata nell’identità di Frederik X, che farà leva sui temi climatici anche per rivolgersi alle nuove generazioni

AP Photo/LaPresse (Ph. Bebeto Matthews)

Frederik André Henrik Christian non rientra nella classica definizione di “sovrano”, ed è una buona notizia sia per i cittadini danesi, sia per la reputazione della famiglia reale del Paese nordeuropeo. Classe 1968, conosciuto in Italia come Federico di Danimarca, è il primogenito dell’attuale regina Margrethe II, reduce da un discorso di fine anno in cui ha sorprendentemente annunciato l’abdicazione. Spetterà quindi al principe Frederik, che salirà al trono domenica 14 gennaio, prendere il posto della madre e diffondere nelle nuove generazioni un fresco sentimento di fiducia verso la monarchia. Per farlo, la sua strategia si baserà su un’attenzione particolare all’azione climatica e alla protezione dell’ambiente, notoriamente ben radicate nell’identità del cinquantacinquenne di Copenaghen. 

Un re “ambientalista” sarebbe già un elemento di discontinuità rispetto al passato, dato che la regina Margrethe II, in un’intervista rilasciata nel 2020 al quotidiano danese Politiken, si disse non convinta riguardo l’origine antropica del cambiamento climatico. Un tentennamento che sconvolse scienziati, attivisti e parlamentari nazionali. La Danimarca, infatti, è sempre in cima alle classifiche globali sulle politiche verdi e ha come capitale una delle città più ciclabili del Pianeta.

Ultimamente la regina, in carica dal 14 gennaio 1972, ha spesso sottolineato l’urgenza della crisi climatica, provando a rimediare a uno scivolone non del tutto perdonato: «Le conseguenze (della crisi climatica, ndr) non riguardano solo il futuro. Sono già qui e sono estreme. La maggior parte delle persone ne è pienamente consapevole, anche se per alcuni di noi è stato difficile rendersene pienamente conto», ha detto durante il discorso di fine anno. 

In generale, chi è più attento all’ambiente è molto critico nei confronti degli eccessi e del lusso dell’istituzione monarchica: ecco perché Frederik, primo membro della famiglia reale danese a ottenere una laurea, dovrà mostrare la sua indole ecologica non solo a parole, ma anche nei fatti, ricucendo con le generazioni maggiormente vulnerabili agli effetti del clima che cambia. 

Intervistata dal New York Times, Pernille Almlund, professoressa di Comunicazione all’università danese di Roskilde, ha detto che una famiglia reale è come un’azienda: non può astenersi dalle questioni climatiche. E la monarchia danese, più sobria e meno tradizionalista rispetto a quella inglese, parte già in vantaggio (al netto delle vecchie dichiarazioni di Margherita II). 

Il vento sembra già soffiare nella direzione del prossimo re di Danimarca, che in passato ha spesso partecipato a forum, vertici ed eventi internazionali sul riscaldamento globale e la climatologia. Nel marzo 2022, ad esempio, in compagnia dell’allora ministro per il Clima e l’Energia Dan Jørgensen, ha visitato due aziende della Fionia particolarmente virtuose nelle tecnologie finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra. La sua attenzione verso il clima e l’ecosistema, però, viene da più lontano. Nel 2000, infatti, Federico ha preso parte a una spedizione di quattro mesi in Groenlandia che ha stravolto la sua percezione della crisi climatica (un’emergenza che ventiquattro anni fa non era così tangibile nel mondo occidentale).  

«Non voglio chiudermi in una fortezza. Voglio essere me stesso, un essere umano», ha detto qualche anno fa Frederik, sempre descritto come una persona comune, dai valori moderni e progressisti, dedito al fitness, alla sostenibilità alimentare e agli sport – anche estremi – nella natura selvaggia (diversi anni fa è finito in ospedale per un incidente sullo slittino). 

Ha partecipato alla Vasaloppet, l’estenuante e iconica gara di sci di fondo da novanta chilometri, assieme al principe ereditario norvegese Haakon Magnus. Ma non solo: ha finito un ironman, ha corso tre maratone (Copenaghen, New York e Parigi) e nel 2018, per festeggiare il suo cinquantesimo compleanno, ha organizzato la “Royal Run” nelle cinque principali città del Paese. La prima edizione ha visto oltre settantamila partecipanti correre sotto un tiepido sole primaverile, Frederik compreso. In pochi anni, l’evento è diventato un appuntamento irrinunciabile in uno Stato in cui il running, nonostante le basse temperature e il meteo non sempre appetibile, è uno sport molto praticato a livello amatoriale. 

Questa sua viscerale passione per l’attività fisica, tra l’altro, potrebbe fornire un assist decisivo alla candidatura di Copenaghen alle Olimpiadi del 2036: le discussioni sono già aperte da mesi e l’ascesa al trono di Frederik può solo migliorare la posizione danese. 

Nel quotidiano, il futuro re di Danimarca è solito ad accompagnare i quattro figli a scuola (pubblica) in bicicletta, e sua moglie, Mary Donaldson, è cresciuta sull’isola della Tasmania: prima di conoscere Frederik in un bar di Sydney, in occasione delle Olimpiadi del 2000, era un’avvocata a tempo pieno. In vacanza Frederik ama anche andare in barca a vela, ricordando la parentesi della sua giovinezza nella marina militare. Proprio in quegli anni, in cui completò l’addestramento come sommozzatore nelle forze per le operazioni speciali navali Frømandskorpset, ottenne il soprannome di «Pingo»: la sua muta da sub si riempì d’acqua a causa di un presunto incidente, costringendolo a dondolare come un pinguino una volta sulla terra ferma.  

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