La premier Giorgia Meloni avrebbe già deciso di allontanare il deputato Emanuele Pozzolo da Fratelli d’Italia nel tentativo di chiudere ogni polemica sulla questione. Anche perché al momento il caso le sta procurando un danno d’immagine che di certo non si può permettere.
La linea sulla vicenda la fornirà lei stessa nel corso della conferenza stampa di oggi alle 11, un appuntamento per due volte rimandato per motivi di salute. Discorso che Meloni avrebbe incentrato volentieri sulla manovra, sul ruolo internazionale dell’Italia, sulla presidenza del G7, sull’occupazione. E magari annunciare il programma dell’anno, con le riforme in cantiere – dal premierato all’autonomia.
Secondo Repubblica ci sono due opzioni in ballo: «La sospensione cautelativa con rinvio al giudizio dei probiviri di Fratelli d’Italia (di fatto, la massima “pena” possibile che può comminare la presidente del Consiglio), oppure la sospensione dagli incarichi del partito. In entrambi i casi, Pozzolo non potrà più parlare a nome della forza politica guidata da Giorgia Meloni. Di fatto, l’antipasto di un’espulsione». Questo sempre perché l’ipotesi di un’autosospensione da parte di Pozzolo sembra scartata a priori dallo stesso deputato, nonostante le richieste del partito.
In ogni caso, anche in caso di sospensione decisa dalla premier, non si tratterà di una decisione definitiva. «Sarà il partito, dicono i fedelissimi, a decidere della sorte del deputato piemontese, attraverso i propri organi di disciplina», scrive Paola Di Caro sul Corriere della Sera. «Ma è chiaro che Meloni vorrà dire la sua, e ci si aspetta lo faccia appunto in conferenza stampa, sospendendolo cautelativamente fino a quando le indagini non saranno concluse. Poi, eventualmente, sarà Fratelli d’Italia a decidere sanzioni più severe, fino all’espulsione».
Intanto il caso giudiziario si arricchisce di nuovi particolari. A settantadue ore dal cenone dello sparo nella sala della Proloco di Rosazza, il borgo di novantanove anime a settanta chilometri da Torino, in provincia di Biella, Luca Campana, l’elettricista di trentuno anni, ha detto – tramite il suo avvocato Marco Romanello – di non aver mai toccato quella pistola, in una dichiarazione che di fatto smentisce la versione resa da Pozzolo ai carabinieri del comando provinciale di Biella («La pistola è caduta in terra, quel ragazzo l’ha raccolta ed è partito lo sparo»).
Anzi, la versione di Campana si sovrappone a un’altra testimonianza già acquisita dagli investigatori coordinati dalla procuratrice capo di Biella Teresa Angela Camelio. In particolare si tratterebbe della versione fornita da un agente di polizia presente al cenone, che indicherebbe Pozzolo come l’uomo che impugnava la pistola quando è partito lo sparo. «La cena era finita, stavamo andando via – dice l’agente – è arrivato Pozzolo, era allegro, ha tirato fuori la pistola per mostrarla ai presenti senza che nessuno gliel’avesse chiesto, ed è partito il colpo. C’erano dei bambini, abbiamo avuto paura».