Nella notte le navi delle forze armate statunitensi e britanniche hanno bombardato le postazioni delle milizie yemenite filoiraniane Houthi, colpendo in tutto otto bersagli, incluso un sito sotterraneo di stoccaggio di armi, sistemi missilistici e postazioni di lancio e sistemi di sorveglianza e difesa aerea. Lo hanno reso noto le forze armate dei due Paesi tramite una nota congiunta.
Intanto i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno dato il primo via libera politico a una missione navale difensiva nel Mar Rosso per proteggere il traffico marittimo dagli attacchi degli Houthi, a partire da un documento di lavoro presentato da Italia, Francia e Germania.
L’attacco di Stati Uniti e Regno Unito è cominciato verso le 22 (ora italiana) con il supporto di Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi. Un ufficiale dell’esercito statunitense, restando anonimo, ha detto all’agenzia di stampa Reuters che sono state usate almeno venti munizioni, tra cui tra cui alcune lanciate da un aereo da guerra statunitense.
Un funzionario delle Forze armate americane, citato dal quotidiano The Hill, ha spiegato che «in questo momento, stimiamo che l’attacco abbia avuto successo e abbia ottenuto l’effetto desiderato in termini di rimozione delle capacità degli Houthi».
Dal 19 novembre scorso gli Houthi hanno attaccato almeno trentatrè navi da carico in navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, spingendo quattordici compagnie di navigazione a interrompere le operazioni in quella regione. Quello tra lunedì e martedì è stato l’ottavo attacco compiuto dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti contro gli Houthi nelle ultime due settimane.
Gli attacchi degli Houthi, stretti alleati dell’Iran che motivano le incursioni come una conseguenza dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, hanno colpito diverse imbarcazioni che transitavano nel Mar Rosso per spostarsi tra il mar Mediterraneo e l’oceano Indiano. Numerose aziende hanno sospeso il transito nella zona e le navi hanno iniziato a circumnavigare l’Africa, una rotta più lunga di diverse migliaia di chilometri e che richiede fino a due settimane in più di viaggio.
Questa situazione ha provocato un aumento dei prezzi di molti beni. Portando dunque anche a una reazione europea, con il primo via libera alla missione navale Aspides nel corso del consiglio dei ministri degli Esteri Ue di ieri. Italia, Francia e Germania saranno le capofila dell’operazione e hanno invitato gli altri Paesi europei a parteciparvi. Il lancio ufficiale è previsto per il 19 febbraio.
A differenza di Prosperity Guardian, la missione guidata dagli Stati Uniti, Aspides sarà una missione esclusivamente difensiva. Ma è comunque previsto l’uso della forza per proteggere i mercantili dagli attacchi. Le navi italiane impegnate saranno due: la Its Federico Martinengo (F-596) e la Virginio Fasan (F-591). La missione fa perno su un mandato delle Nazioni Unite e sugli articoli 42, 43 e 44 del Trattato dell’Unione europea.
L’articolo 42 prevede l’uso di mezzi «civili e militari in missioni all’esterno dell’Ue per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta Onu». L’articolo 44 invece dà la possibilità di affidare a un gruppo di Paesi membri, volontari e con capacità adeguate, tali interventi. Ma la missione non prevede attacchi in territorio yemenita.