Donald Trump ha vinto le primarie del Partito Repubblicano in New Hampshire contro Nikki Haley. Quando lo scrutinio è quasi giunto al termine, intorno al novantadue per cento dei voti, l’ex presidente ha un vantaggio praticamente incolmabile, con il 54,9 per cento dei voti contro il 43,1 della sua sfidante. Trump dovrebbe aggiudicarsi quindi altri undici delegati contro gli otto dell’ex governatrice del South Carolina. A questo punto, al di là dei numeri, del conto dei delegati e di tutti gli scenari matematicamente ancora possibili, è sempre più evidente che Donald Trump sarà il prossimo candidato dei Repubblicani alle elezioni presidenziali del 5 novembre.
Il calendario delle primarie infatti proseguirà fino a primavera inoltrata, ma il voto della notte ha confermato che l’ex presidente non ha rivali che possano contendergli seriamente il ruolo di front runner del partito. Nikki Haley ha detto di voler proseguire la sua corsa, «la partita non è ancora finita», ha detto nel suo ultimo discorso. Ma per lei il New Hampshire era la migliore chance di battere Trump: uno Stato in cui aveva investito tempo e risorse, dove l’elettorato Repubblicano è più moderato, più indipendente e più benestante che altrove.
L’attenzione dei media, soprattutto quelli statunitensi, si è già spostata sul futuro voto presidenziale, quello che con ogni probabilità vedrà a confronto Trump e l’attuale presidente Joe Biden, che curiosamente ha vinto facilmente le primarie democratiche nel New Hampshire nonostante non fosse candidato: molti elettori del Partito Democratico hanno ugualmente scritto il suo nome sulle schede – possibilità prevista dalle regole elettorali – portandolo alla vittoria.
Lo stesso Biden è già concentrato sul voto di novembre, certo che nessuno nel suo partito metterà in discussione la sua candidatura: «È chiaro che il candidato Repubblicano sarà Trump», ha detto. E forse è anche qualcosa in più di una semplice considerazione numerica. Forse è una speranza. «Il team del presidente Biden ritiene che il fatto che Trump diventi il candidato Repubblicano alla presidenza darebbe una scossa di energia agli elettori e ai donatori Democratici che non vogliono vedere Trump di nuovo alla Casa Bianca», scrive Axios. In più, c’è ancora una grande fetta di elettori repubblicani che si rifiuta di votarlo a novembre, ed è anche per questo che la sua vittoria è considerata dai Democratici una carta per convincere gli elettori indecisi.
C’è un’intera fascia dell’elettorato Repubblicano – e una buona parte di indipendenti – fermamente decisa a non votare per Trump a novembre. E questo è dovuto anche al fatto che Trump non sia candidato per la prima volta ma abbia dei trascorsi elettorali e alla Casa Bianca. «È un personaggio noto che viene giudicato dall’elettorato non tanto per la condotta della sua attuale campagna quanto per il tempo trascorso in carica. E questo gli rende molto più difficile riconquistare quell’elettorato che si è già allontanato da lui e dal partito», scrive Politico.