Il governo della regione spagnola della Catalogna ha esteso le misure di emergenza per la siccità a 202 comuni della regione, fra cui il capoluogo Barcellona e tutta la sua area urbana. Le misure, già in vigore in alcuni comuni, dal 2 febbraio coinvolgeranno 6 milioni di persone.
Da più di tre anni nella regione è in corso una grave siccità e in alcune zone non ha piovuto neanche una volta. E ora la situazione è diventata critica, con le riserve idriche di Barcellona e altri 200 comuni circa ormai scese sotto la soglia di rischio del 16 per cento.
Il governo regionale, nel mezzo di un’ondata di caldo estivo in pieno gennaio, ha decretato ufficialmente la fase di emergenza per tutta questa zona: dal 2 febbraio la disponibilità pro-capite di acqua consentita non potrà superare i 200 litri al giorno, con limiti più drastici di quelli già applicati nei mesi scorsi per agricoltura, allevamento e industria.
Proibite nelle case private attività come riempire piscine, irrigare campi sportivi, giardini e altre zone verdi o lavare l’auto al di fuori dei punti predisposti. Sarà vietato anche attivare le fontane ornamentali. Le misure resteranno in vigore per almeno 15 mesi.
«La Catalogna sta patendo il peggior episodio di siccità dell’ultimo secolo», ha spiegato in conferenza stampa il presidente catalano Pere Aragonès. «Sono più di tre anni che non piove come dovrebbe, ma durante tutto questo tempo non siamo stati fermi», ricordando che già da settembre 2021 è attivo «un piano speciale anti-siccità», con il quale sono state introdotte, progressivamente, misure volte a «prevedere e anticipare gli scenari peggiori».
L’emergenza impone tagli dell’80 per cento ai consumi agricoli, del 50 per cento per gli allevamenti e del 25 per cento per l’industria. Mentre per quanto riguarda il consumo generale, vige il limite di 200 litri, che dovrà esser fatto rispettare dai comuni. Per farlo, gli enti comunali potranno ridurre la pressione delle erogazioni o prevedere tagli orari delle forniture.
Pere Aragonès ha detto che la siccità attuale è la peggiore dall’inizio delle rilevazioni, nel 1916. Il governo non è in grado di prevedere fino a quando dureranno le risorse idriche esistenti. «Ma non rimarremo senza, perché ne stiamo producendo molta», ha spiegato l’assessore per l’Azione Climatica David Mascort, facendo riferimento alla desalinizzazione dell’acqua marina già in uso. In caso estremo, ha aggiunto, non si esclude l’arrivo di acqua da altri territori via nave.
L’ultima grande siccità in Catalogna fu fra il 2007 e il 2008. La legge prevede vari stadi per le situazioni di siccità: preallerta, allerta, eccezionalità ed emergenza. A sua volta la situazione di emergenza è divisa in tre fasi diverse: quella proclamata è la prima, mentre le altre due prevedono restrizioni anche maggiori. Le autorità avevano ideato già tempo fa il cosiddetto «semaforo della siccità», con i provvedimenti necessari associati ai diversi colori. Il governo ha tentato in ogni modo di evitare che l’area metropolitana di Barcellona finisse in rosso, ma la situazione non è migliorata.
La siccità in Catalogna, e soprattutto a Barcellona, è aggravata dalla presenza massiccia di turisti. Dal 2008, nella capitale catalana è stato costruito il più grande impianto di desalinizzazione dell’acqua marina d’Europa, che produce il 33 per cento dell’acqua potabile della città, mentre altro 25 per cento deriva dal riciclo delle acque reflue. Senza questi sistemi, la situazione sarebbe molto più grave. Il problema è che il costo per produrre un litro di acqua desalinizzata in media è tre volte superiore a quello necessario e consuma molta energia.