Golpista come TrumpLa polizia brasiliana ha accusato Bolsonaro e i suoi alleati di tentato colpo di Stato

È stato ordinato il sequestro del passaporto dell’ex presidente, in modo che non possa fuggire all’estero. Secondo le informazioni raccolte dalle forze dell’ordine federali, «fu messo al corrente del progetto golpista del 2023 contro Lula e fece apportare alcune modifiche»

AP/Lapresse

Le autorità brasiliane hanno ordinato il sequestro del passaporto di Jair Bolsonaro. L’ex presidente e più di quarantacinque suoi alleati politici sono accusati del tentato golpe dell’8 gennaio 2023, quando migliaia di sostenitori di Bolsonaro misero a ferro e fuoco i palazzi del Congresso, della Presidenza e del Tribunale Supremo.

La polizia federale brasiliana è arrivata a casa dell’ex presidente, ad Angra Dos Reis, sulla costa dello Stato di Rio De Janeiro, per delle perquisizioni: oltre al sequestro del passaporto, gli è stato imposto il divieto di ricevere delle persone, come se fosse agli arresti domiciliari. In quanto sospettato, gli viene impedito di fuggire all’estero: già l’anno scorso, dopo le prime indagini scappò in Florida. In questo modo invece sarà costretto ad affrontare le accuse a suo carico.

Bolsonaro sapeva bene del progetto di colpo di Stato, anzi ha agito come un demiurgo, un regista occulto. Secondo il consigliere della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes, l’ex presidente di estrema destra aveva visto la bozza del piano, l’aveva fatta correggere, ne aveva dettato tempi e modalità di esecuzione. Tutto per impedire a Lula di governare, come le elezioni democratiche avevano stabilito.

Le accuse sono state avanzate con un’ordinanza del tribunale lunga centotrentaquattro pagine che ha autorizzato un’operazione di polizia federale: sono già scattati trentatré mandati di perquisizione e l’arresto di quattro persone, tra cui due ufficiali dell’esercito e due ex aiutanti di Bolsonaro.

Le perquisizioni coinvolgono infatti anche le residenze e gli uffici dei generali dell’esercito che all’epoca dei fatti erano in servizio – Braga Netto, Augusto Heleno e Paulo Sèrgio Nogueira – e poi anche del presidente del partito Liberale, Valdemar Costa Neto, e dell’ex ministro della Giustizia e della Sicurezza Nazionale Anderson Torres – a casa del quale è stato trovato un documento con lo schema dettagliato del piano per il golpe.

Si sarebbe trattato quindi di una grande organizzazione criminale, con l’ex presidente a capo, che avrebbe tentato di ribaltare il risultato delle elezioni nell’ottobre del 2022, quando Bolsonaro perse il ballottaggio contro Luiz Inácio Lula da Silva e qualche mese dopo migliaia di suoi sostenitori assaltarono le istituzioni statali a Brasilia. «Una rete di persone che avrebbero tentato un colpo di Stato, con l’appoggio di militari con le conoscenze e le tattiche delle forze speciali», scrive la polizia brasiliana nel suo comunicato.

In quell’occasione almeno diecimila persone, sostenitori del leader del Partito liberale brasiliano, saccheggiarono le sedi istituzionali della capitale mentre i militari chiudevano un occhio o forse due. Una giornata paragonata all’assalto di Capitol Hill negli Stati Uniti, quell’insurrezione del 6 gennaio 2021 da parte dei trumpiani che volevano sovvertire l’esito del voto che aveva portato Joe Biden alla Casa Bianca. «C’è stato un tentativo di colpo di Stato e non sarebbe successo senza Bolsonaro», ha detto il presidente Lula.

Secondo il New York Times, il lavoro della rete criminale «comprendeva la diffusione di informazioni sulle frodi elettorali, la stesura di argomenti legali per nuove elezioni, il reclutamento di personale militare per sostenere un colpo di Stato, la sorveglianza dei giudici e l’incoraggiamento e la guida dei manifestanti che alla fine hanno fatto irruzione negli edifici governativi».

Il piano del tentato golpe è stato rivelato dal sito d’informazione Veja: si tratterebbe di tre pagine dal titolo “Le forze armate come potere moderatore”, che fanno parte di un rapporto preparato dai servizi segreti della polizia federale su quanto trovato nel cellulare di Mauro Cid, ex aiutante di Bolsonaro, e che ora potrebbero rappresentare una prova per l’accusa.

Il primo passo della roadmap del colpo di Stato prevedeva l’invio ai militari di una relazione su presunte irregolarità commesse dalla magistratura. Una volta ricevuto il rapporto, le forze armate avrebbero previsto «un intervenuto per ristabilire l’ordine Costituzionale», con la conseguente sospensione delle decisioni della magistratura, fino all’allontanamento dei ministri del tribunale superiore elettorale, con la giustificazione che sarebbero stati «responsabili per atti che violano le prerogative di altri poteri». Infine, tra le ultime fasi del complotto, era prevista la convocazione di nuove elezioni, dal momento che le forze armate avrebbero riconosciuto una «situazione non conforme alla Costituzione».

Insomma, Jair Bolsonaro sapeva del golpe, conosceva nei dettagli il piano che ha portato all’assalto alle istituzioni di Brasilia l’8 gennaio 2023.

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