Con i ragazzi di Tre Calici abbiamo partecipato qualche giorno fa a una degustazione di grandissimi vini di vecchie annate: un’esperienza formativa, ma anche molto rara nel suo genere.
Abbiamo iniziato con un Jeroboam (tre litri) di Champagne Veuve Clicquot di cui non sapevamo la sboccatura ma di cui conoscevamo l’anno di spedizione, il 2007: una bolla che inizialmente aveva qualche sentore riconducibile al tappo, ma in realtà dopo la prova all’aria non lo era, probabilmente una chiusura combinata con un po’ di sentori di fungo. Comunque piacevole da bere come aperitivo, molto complesso in bocca, con un bell’allungo, ovviamente molto dosato come era uso in quegli anni soprattutto sui sans année d’entrata come questo.
Abbiamo continuato con un Krug Grande Cuvée 3ème Édition magnum e un Louis Roederer Cristal 1997 magnum. Il Krug era una bottiglia con circa una trentina di anni sulle spalle ed era veramente notevole, molto evoluto a dire il vero, ma dopo un’oretta nel bicchiere era praticamente un vino bianco francese invecchiato con onore, tipo un grande Meursault: buono, buono, buono.
Il Cristal era più brillante e più giovanile, assimilabile ad un vecchio Chablis con una bolla molto sottile, non ossidato, con una spinta acida incredibile.
Dopo questa grande introduzione ci siamo infine addentrati nell’argomento vero e proprio della serata… Tutte MAGNUM!
Grand Vin de Château Latour 1934: un vino molto difficile da capire e da affrontare al naso, apriva quasi con una nota riduttiva, oserei dire di souris, una nota di panno bagnato che copriva però un frutto ancora vivo! Novant’anni di vino e la musica in bocca era però un’altra: ancora tannino, ancora colore quasi fresco, ancora sanguigno, ematico, fruttato, vibrante… Incredibile, veramente. Diciamo che è stata un’esperienza, non un vino che berrei tutti i giorni, ma un’esperienza formativa di cui sono grato.
Château Lafite Rothschild 1964 secondo me uno dei più buoni della serata, veramente eleganza e potenza assieme, ancora molto vivo e fresco. Da bere a litri, fosse possibile!
Château Haut-Brion Pessac-Léognan 1967 molto bene, più elegante e più esile rispetto al Lafite ma molto, molto bene. Da notare che su questa bottiglia il deposito era molto importante e alcuni bicchieri verso la fine della bottiglia erano leggermente deviati dal residuo presente, nonostante sia totalmente naturale e innocuo aveva l’effetto di appesantire il naso e la bevuta.
Château Margaux Premier Grand Cru Classé 1971: piccola delusione… Il tempo non è stato molto gentile con questo vino, ha un naso ancora incredibile e anche la bocca ha ancora del bel tannino. In ogni caso un vino vecchio stile, reso magrolino dall’ossidazione e probabilmente il più stanco della serata.
Château Cheval Blanc Premier Grand Cru Classé 1986 vinceva su tutti a mio parere. Ha eleganza, potenza, buono da bere, ha polpa, è veramente incredibile. Da piangere, veramente da piangere, dalla felicità ovviamente.
Château Mouton Rothschild 1990 un vino “ignorante”, passatemi il termine ma dopo tanta eleganza l’irruenza del “Montone” si sentiva ancora con più veemenza. Era tuttora bombolone, con potenza, tannino, colore, densità: incredibile ma non la mia prima scelta. Un gran bel vino in ogni caso.
Abbiamo chiuso la batteria dei rossi con un Gaja Darmagi Cabernet Sauvignon 1985 magnum fuori degustazione. A causa di precedenti brutte esperienze avrei giurato che fosse cotto, invece mi ha stupito con freschezza e compattezza incredibili, quasi timido nel concedersi inizialmente. Devo ammettere strepitoso, davvero strepitoso.
Come si dice dulcis in fundo, l’ultima bottiglia era un conosciutissimo Sauternes Château D’Yquem 1995 magnum: non per essere snob, ma era francamente buono ma non eccezionale, mancava di acidità e forse era pure troppo giovane. Comunque capiamoci, un gran bel bere se qualcuno ama i vini dolci botritizzati. Se avete voglia di partecipare ad altre serate così, ci sono tutte le informazioni sul sito. Prossimo appuntamento con una selezione davvero unica di Jacques Selosse: se amate gli champagne e volete scoprire vecchie annate, è la serata giusta.
Tutte le foto sono di Andrea Moser