La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 20 febbraio, è un martedì. È la data in cui si voterà un emendamento della Lega che, molto probabilmente, verrà bocciato dalla stessa maggioranza. Si parla del terzo mandato, cioè la possibilità per sindaci e presidenti di Regione di farsi eleggere oltre i limiti attuali.
L’emendamento serve alla Lega soprattutto per non cedere, nel 2025, a Fratelli d’Italia la presidenza del Veneto, oggi saldamente nelle mani Luca Zaia – e se potesse si ripresenterebbe come candidato, certo di vinere. Ma proprio Fratelli d’Italia, accompagnato da Forza Italia, fa sapere che su questa questione non cede: è diventato, o diventerà presto, un altro motivo di frizione tra i due partiti, dopo il Ponte sullo Stretto e la protesta dei trattori, solo per dirne due.
«Non sembrano nemmeno alleati e parte della coalizione di governo», scrive Antonio Fraschilla su Repubblica. «Il duello vero, e a distanza, è chiaramente tra la premier Giorgia Meloni e il leader leghista Matteo Salvini divisi ormai su tanti, troppi fronti. E che stanno trasformando il voto delle Europee in una resa dei conti a destra per il futuro degli assetti a Palazzo Chigi».
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ne fa un discorso tecnico: «Faccio notare che si tratta di un decreto legge. Gli emendamenti dovrebbero riferirsi al caso di necessità e urgenza per i quali il decreto viene adottato ai sensi della Costituzione. Ritengo che, allo stato attuale, non sia possibile riconoscere i requisiti di necessità e urgenza che dovrebbero portare la politica a pronunciarsi in un senso o nell’altro. Se il governo Meloni avesse ritenuto di dover adottare il provvedimento d’urgenza l’avrebbe inserito direttamente nel decreto legge».
È chiaro che però è una questione più politica che tecnica. E la risposta del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, è su questa linea: «C’è un gioco di Fratelli d’Italia a non volerci dare il terzo mandato per i governatori. Abbiamo già ottenuto un risultato importante con l’approvazione di una norma a cui lavoravamo da tempo che toglie il limite dei mandati nei Comuni sotto i cinquemila abitanti e lo estende a tremila fino a quindicimila. È chiaro che lo stesso principio lo vorremmo applicare anche ai Comuni più grandi e alle Regioni».