Ilaria Salis non otterrà i domiciliari in Italia, né potrà essere trasferita presso l’ambasciata italiana in Ungheria. La notizia arriva direttamente dal padre della trentanovenne attivista antifascista italiana detenuta a Budapest e accusata di aver partecipato all’aggressione di due neonazisti durante una manifestazione nella capitale ungherese l’11 febbraio 2023. A dirlo è il padre di Ilaria Salis, Roberto al termine di un incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e della Giustizia Carlo Nordio. «È andata molto peggio di quanto ci aspettassimo. Non vediamo nessuna azione che possa alleviare la situazione di mia figlia. Siamo stati lasciati soli. Credo che mia figlia resterà ancora per molto tempo in carcere e la vedremo ancora in catene ai processi», ha dichiarato Salis.
Gli esponenti del governo hanno spiegato che sarebbe impossibile intervenire a causa dei principi di sovranità giurisdizionale, che impediscono ogni interferenza nel processo ungherese o nel mutamento dello status di detenzione. «Mi dicono che ci sono duemilacinquecento italiani in queste situazioni e che non si può fare un’azione preferenziale nei confronti di nessuno. Ma se lasciamo tutti lì siamo uno stato che difende i cittadini. Ricordiamoci che mia figlia è stata torturata senza carta igienica e senza sapone, e non è uscita neanche una nota di protesta dal nostro ministero degli Esteri», ha spiegato Salis davanti ai giornalisti.
La Procura ungherese ha chiesto undici anni di carcere per la maestra lombarda la cui detenzione ha sollevato preoccupazioni sulla sua sicurezza e sui diritti umani. Le immagini di Ilaria Salis apparsa con catene a mani e piedi durante le udienze a Budapest hanno fatto il giro del mondo.