Le forze speciali americane hanno fatto sapere di aver liberato in un raid a Rafah due ostaggi che dal 7 ottobre erano prigionieri di Hamas. Mentre arrivano notizie di pesanti attacchi aerei israeliani sulla città meridionale di Gaza, l’esercito israeliano ha affermato che i due uomini sono in «buone condizioni mediche».
Si tratta, si legge in una dichiarazione dell’Idf, di due ostaggi israeliani del Kibbutz Nir Yitzhak: Fernando Simon Marman (60 anni) e Louis Har (70 anni). I due sono stati portati allo Sheba Medical Center per accertamenti. L’Idf ha pubblicato filmati notturni di un elicottero che atterra in un luogo non specificato. Non è chiaro se gli uomini fossero a bordo.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha descritto l’operazione di salvataggio come «impressionante». Ha aggiunto: «Continueremo a mantenere il nostro impegno di restituire le persone rapite, in ogni modo».
I media israeliani riferiscono che gli ostaggi erano stati tenuti al secondo piano di un edificio a Rafah. Il raid di salvataggio israeliano è avvenuto poco dopo che testimoni in città avevano parlato di dozzine di attacchi aerei israeliani notturni sul nord e sul centro della città. Secondo il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, nell’attacco sono state colpite 14 case e 2 moschee, e sono state uccise più di cinquanta persone. È probabile che il grosso bombardamento sia stato effettuato anche per permettere all’esercito di entrare nell’appartamento e liberare i due ostaggi.
Rafah è l’ultima grande città della Striscia di Gaza che Israele non ha ancora attaccato via terra nell’ambito della guerra contro Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva fatto sapere di aver ordinato all’esercito di preparare un piano per evacuare i civili che si trovano in città, con l’obiettivo di invaderla. A Rafah si è rifugiata su richiesta di Israele più di metà della popolazione di tutta la Striscia di Gaza, oltre un milione di civili palestinesi, dopo l’intensificarsi degli attacchi israeliani su Khan Yunis, la principale città nel sud della Striscia.
Evacuare i civili da Rafah, che è diventata nel frattempo un grande campo profughi, è estremamente complicato, perché di fatto non non ci sono altre grandi città dove poter andare.
Domenica 11 febbraio il premier Netanyahu ha discusso del progetto di invadere Rafah in un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha ribadito al primo ministro israeliano il suo sostegno alla lotta contro Hamas, ma ha anche detto che Israele non dovrebbe invadere militarmente Rafah «senza un piano credibile e realizzabile per garantire la sicurezza al milione di persone che vi si sono rifugiate».
La telefonata tra i due leader è arrivata dopo un’indiscrezione del Washington Post secondo cui Biden e il suo staff sarebbero vicini alla rottura con il premier israeliano.