Vista dal lato russo dei milleduecento chilometri di confine, l’elezione finlandese che ha elevato il liberal-conservatore Alexander Stubb a nuovo presidente della Repubblica, dev’essere stata un incubo, con due candidati apertamente pro-Ucraina e pro-Nato impegnati nel ballottaggio e senza la possibilità di influenzarne l’esito. A meno di un’ora dalla chiusura dei seggi, e con il conteggio delle schede depositate nei giorni precedenti già concluso, il margine per il candidato verde Pekka Haavisto non era più colmabile, sebbene il duello fra i due sia stato decisamente più equilibrato rispetto a quanto lasciassero trasparire i sondaggi e i risultati del primo turno. Gli istituti d’opinione indicavano un margine di otto punti fra Stubb e Haavisto a favore del primo, ma la forchetta si è accorciata sia all’apertura delle schede consegnate in anticipo, che durante la conta di quelle pervenute nel giorno del voto. Alla fine, Stubb ha prevalso con il 51.62 per cento contro il 48.38 per cento dell’avversario.
Haavisto sembra aver convinto sia gli elettori del centrista Olli Rehn che una parte di quelli che al primo turno avevano votato il nazionalista Jussi Halla-Aho: il candidato ecologista ha focalizzato la sua campagna elettorale nelle aree nord-orientali del paese, feudo del Partito di Centro, rimarcando la sua contrarietà al posizionamento di armi nucleari sul territorio finlandese, unica sostanziale differenza che lo separava da Stubb. Il candidato verde, sconfitto con un margine ben più ridotto rispetto alle tornate del 2012 e 2018, è andato anche oltre i pregiudizi del trenta per cento degli elettori che, nei sondaggi, avrebbero ritenuto il suo orientamento sessuale un motivo per non votarlo. Haavisto, sempre piuttosto riservato sulla sua vita privata, è unito civilmente all’ecuadoriano Antonio Flores da oltre vent’anni.
All’annuncio dei risultati parziali, Stubb, affiancato dai genitori e dalla moglie, si è lasciato andare a un lungo abbraccio con la famiglia, ma ha successivamente dovuto tenere il fiato sospeso per la progressiva crescita di Haavisto mano a mano che le schede venivano scrutinate. Per il centro-destra si tratta di una vittoria importante anche in termini di solidità della proposta politica: il governo di Petteri Orpo è caratterizzato da una debole e inusuale coalizione fra conservatori, nazional-populisti, cristiano-democratici e popolari di lingua svedese e oggi affronta l’ennesimo sciopero di queste settimane. Si fermeranno i treni (e domani tocca al trasporto su gomma) per l’opposizione dei sindacati alla riforma sul lavoro che amplia la casistica del licenziamento per giusta causa e ridurrà i contributi per la cassa integrazione e il sussidio di disoccupazione.
L’ex primo ministro finlandese subentrerà al collega di partito Sauli Niinistö fra alcune settimane dopo essere stato direttore della School of Transnational Governance di Firenze. Pensando alle elezioni più attese del pianeta, quelle americane del prossimo autunno, il divario non potrebbe essere maggiore: due candidati di ispirazione liberale, dalle idee e dai valori molto simili. Nei dibattiti, inclusi quelli in vista del primo turno al quale partecipavano anche candidati più radicali, i toni sono sempre stati molto sobri. Con un gesto molto sportivo, Stubb si è recato al quartier generale di Haavisto dopo le interviste di rito, riservando parole molto affettuose per il suo rivale: «Sei un buon amico e una delle persone migliori che conosca».
Le elezioni americane sono state oggetto della prima domanda rivolta a Stubb nella conferenza stampa in inglese di fronte alla stampa internazionale. Non poteva mancare un riferimento alle oltraggiose dichiarazioni di Donald Trump su un possibile attacco russo ai paesi della Nato: «Per noi la sicurezza internazionale è una faccenda esistenziale» ha esordito Stubb, «per questo i nostri dibattiti sono stati costruttivi e positivi, questo voto è stata una vittoria per la democrazia liberale ed è qualcosa di cui vado orgoglioso. Ho vissuto e studiato negli Stati Uniti, sono consapevole che le presidenziali americane siano diverse, ma siamo tutti d’accordo sul fatto che la Nato sia l’alleanza militare più potente del pianeta, alla quale noi contribuiamo con il 2.3 per cento del nostro Prodotto interno lordo. Abbiamo un accordo di difesa con gli Stati Uniti e credo proprio che questa alleanza continuerà».
Meno diplomatico sui rapporti con la Russia: «È evidente che non ci può essere nessun dialogo con Putin fino a che continuerà la guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina», ha dichiarato il presidente in pectore. «Non vedo possibile nessun tipo di comunicazione con Putin e il suo establishment nel prossimo futuro. Tutti vogliamo trovare un percorso di pace, ma questo percorso al momento può essere percorso solo attraverso i campi di battaglia e ciò su cui ci dobbiamo concentrare è sostenere l’Ucraina fornendo loro soldi, munizioni, armi e una via per l’accesso alla Nato e all’Unione Europea».