Una certa diversità esistente tra gli esseri umani comporta tanti vantaggi in molti ambiti, ma li perde tutti quando porta alla confusione. Soprattutto a livello culturale. Basti pensare a come una serie di eventi politico-sociali che si sono succeduti in passato abbia portato sempre più in primo piano la cultura e l’ambiente culturale dei vari consorzi umani, soprattutto in Occidente. Nell’ultimo mezzo secolo però questa preminenza è stata minata dal crescente livello di confusione, conoscitiva e semantica, che sembra allignare un po’ ovunque. Qualcuno ha addirittura definito il clima della nostra cultura come un marasma culturale, il cui persistere costituirebbe una chiara minaccia per la nostra stessa civiltà.
Una delle domande che ci si pone più spesso, in questo periodo, è come mai ci siano in circolazione tante idee singolari, come dire, stravaganti e bislacche che noi chiameremo, per lo più, idee balorde. E questo accade, per di più, in un’epoca in cui sappiamo veramente tante cose – quante in realtà non se ne sono sapute mai prima – e appare così facile informarsi su tutto, o solamente aggiornarsi sullo stato delle diverse conoscenze.
Potremmo facilmente affermare che più cose si conoscono a livello collettivo, più cose è possibile non sapere, o sapere sbagliate, a livello individuale. Forse in questa formula è racchiuso il succo di una questione tipica della nostra epoca. Stiamo parlando dell’ignoranza oggi imperante nella popolazione e allo stesso tempo dell’attaccamento a un certo numero di idee sbagliate che moltissimi vanno agitando con grande disinvoltura. Si tratta di due problemi correlati ma distinti, dei quali vorremmo parlare, concedendo però molto più spazio al secondo, perché del primo se ne parla anche troppo.
Probabilmente nessuna epoca si è lamentata dell’ignoranza imperante fra la gente come oggi la nostra. E questo nonostante la quantità di conoscenze accertate che possediamo e l’alto livello di istruzione, o anche solo di scolarizzazione, che ci caratterizza. Ma che cosa intendiamo dire usualmente con il termine ignoranza? Quando si vuole disapprovare qualcuno per quello che sta sostenendo e stigmatizzare magari alcune sue affermazioni inesatte o incaute si dice spesso: “Questo è il frutto della grande ignoranza” sicuri di farci capire e di riferirci a una cosa ben nota. In genere viene poi la riflessione: “Tanta ignoranza non s’è mai vista!”. E chi parla si mette così l’anima in pace.
L’aggettivo ignorante e il sostantivo ignoranza vengono spesso scomodati per spiegare, almeno secondo alcuni, la diffusa carenza di conoscenze ma anche la circolazione di molte idee che consideriamo sbagliate. In senso stretto l’ignoranza è la mancata conoscenza di un argomento, ma questo termine può riferirsi anche al fatto che qualcosa non va nelle idee che stanno circolando. Molto spesso si ricorre anche al concetto di stupidità e l’accoppiata ignoranza-stupidità domina molte delle polemiche pubbliche o private del nostro tempo. Il tutto lascia però un po’ di amaro in bocca e un certo senso di delusione. Possibile che non si possa fare di meglio, tirando magari in ballo la contrapposizione competenza-incompetenza o quella di diffidenza-credulità? Sta di fatto che la recriminazione per la stupidità, e ancor più per l’ignoranza, dominano molte delle nostre conversazioni. E scatenano accalorate discussioni su cosa si possa fare per porre rimedio alla situazione.
Poiché il termine ignoranza si insinua sempre più spesso nella nostra conversazione è importante tentare di darne una raffigurazione adeguata. Parleremo di ignoranza assoluta e relativa. Da un lato ci può essere una mancanza di una conoscenza specifica, o di un qualcosa che è bene conoscere, dall’altro di una conoscenza approssimativa. In questo improbabile serbatoio di ogni conoscenza galleggiano tantissime idee sbagliate, sfocate, balorde.
La conversazione quotidiana, ma anche la scuola, il cinema e la televisione, la discussione politica sono ambienti ideali in cui queste idee escono dal limbo per diventare parte attiva della nostra quotidianità. Almeno in via ipotetica abbiamo scomposto l’ignoranza in attiva e passiva sulla base di questi due tipi di carenza: mancata conoscenza, la prima, conoscenza un po’ “arruffata”, la seconda.
Tanto per fare un esempio estremo, possiamo parlare del terrapiattismo, cioè di quella idea che si è diffusa da qualche tempo in tutto il mondo, secondo la quale la nostra Terra in realtà sarebbe piatta, cioè a forma di disco, invece che rotonda, cioè sferica. Non c’è alcuna base sperimentale o razionale per sostenere questa idea, ma ci sono persone in tutte le nazioni che mostrano di pensarla così. Altrettanto strano e sorprendente è il convincimento di quelli che pensano che l’uomo non abbia mai messo piede sulla Luna e che si tratti al contrario di una gigantesca montatura ordita alle nostre spalle per farcelo credere (uguale a quanto in prefazione, formulare diversamente?). Oppure che gli alieni esistano, siano venuti quatti quatti sulla Terra e che stanno tra noi, e magari si sa anche chi siano e dove siano.
Di esempi di questo tipo se ne possono fare diversi, uno più strano dell’altro, e se ne sente parlare molto più spesso di quanto sarebbe ragionevole aspettarsi. Abbiamo usato il termine “idee balorde” per sottolinearne l’aspetto particolarmente sorprendente ed eterodosso e l’arbitrarietà di certe idee senza essere indotti a cacciarci in un nugolo di polemiche. Ci sono almeno due direzioni che spiccano tra quelle prese da queste idee: quella del cosiddetto complottismo, che vede un complotto ordito da qualcuno dietro ogni evento di una certa rilevanza, e quella del salutismo fai-da-te, un corpo di “ricette” personali per come ci si deve curare e si deve mangiare o non mangiare al fine di nutrirci e di star bene, in forma fisica e psichica, quanto più a lungo possibile, in genere al di là e al di fuori della cosiddetta medicina ufficiale. In fondo questa problematica non è molto diversa da quella che ci porta ad attribuire a noi stessi, tanto individualmente quanto collettivamente, tutti i meriti, o quelli che riteniamo tali, e ad accollare ad altri le nostre manchevolezze.
Va detto che le idee balorde non sono sempre clamorosamente sbagliate né scandalose e non implicano tutte sempre un pesante danno sociale se ritenute vere. Molte risultano innocue o quasi innocue, ma si tratta sempre comunque di probabili errori di osservazione o di elaborazione. Consideriamo, per esempio, l’idea, che ha avuto molta fortuna qualche anno fa anche in Italia, secondo la quale stimolare intellettualmente i bambini facendogli fare “giochi intelligenti” di vario tipo li renderebbe più intelligenti. Poteva sembrare ragionevole e non c’era niente che lo negasse. Però non era così. Quello che era vero, era che la stimolazione intellettuale faceva maturare i ragazzi un po’ più velocemente, ma non li rendeva più intelligenti. Ora lo sappiamo ed è meglio così, ma siamo stati per molto tempo in balia di questa convinzione, che non era, si badi bene, prodotto di mala fede, quanto piuttosto un omaggio alla convinzione generale che volendo, attraverso un’opportuna azione educativa in senso lato, si può ottenere tutto o quasi.
Tutte queste assunzioni a dir poco arrischiate e queste convinzioni senza né capo né coda sono nate in un certo momento in un certo posto e si sono mantenute, se non rafforzate, nella società con il passare del tempo (frase uguale nella prefazione). Per comprendere a fondo il fenomeno occorrerebbe quindi indagare su come si originano e come si diffondono idee del genere. Oggi però sappiamo che tanti fenomeni più che rilevanti che sono nati e si sono imposti e dei quali ci piacerebbe capire la dinamica hanno mostrato comportamenti molto simili tra di loro: se è relativamente facile comprendere come si sono mantenuti e rafforzati, è quasi impossibile individuare come si sono originati. Questo è il caso dell’espansione dell’universo, ma anche della comparsa della vita sulla Terra. In entrambi i casi, e in altri ancora, i primi momenti sfuggono a un’analisi dettagliata, almeno per il momento, mentre è molto più facile seguire cosa è successo poi e cosa sta succedendo oggi.
Per riprendere i due esempi fatti sopra, non sappiamo come si è originata la vita su questa Terra ma sappiamo com’è andata avanti. Analogamente, non sappiamo nel dettaglio com’è andata la comparsa dell’universo stesso, ma conosciamo abbastanza bene la storia successiva che vede, come tutti sanno, una sua continua espansione con tutti quei dettagli che la moderna astrofisica e la cosmologia hanno messo in luce. Anche un incendio che si diffonde in un bosco segue in fondo lo stesso schema: in qualunque modo si sia originato, si sviluppa e si espande sulla base di meccanismi abbastanza comuni e a noi ben noti. Di conseguenza ci basterà anche saper descrivere il mantenimento e la diffusione delle idee più singolari, senza essere obbligati a esporre i dettagli della loro formazione.
Perché nascono le idee balorde? Perché si diffondono e sono così persistenti? Quali sono gli effetti della loro diffusione? Si può fare qualcosa per tenerle a freno o, comunque, ridurne l’impatto, sulla collettività e su ognuno di noi? Come evolverà, infine, la situazione?
Queste domande, pesanti e imbarazzanti, non ce le siamo poste soltanto noi. Sono arrivate perfino sulle pagine di alcune importanti riviste scientifiche. La risposta però è tutt’altro che semplice e oltretutto c’è sempre il rischio di irritare qualcuno più suscettibile. Cercheremo quindi di procedere con i piedi di piombo, non fosse altro che per scongiurare un peggioramento della situazione, evenienza della quale non si avverte proprio alcun bisogno.
Diverso, radicalmente diverso, è il discorso per le cosiddette fake news, le false notizie o notizie false. Venuto alla ribalta da qualche tempo, il termine designa le notizie, prevalentemente di stampa, che danno una versione falsata, spesso volontariamente, di questo o quell’evento. Si tratta di notizie false o clamorosamente false che qualcuno ha messo in giro o ha fatto in modo di mettere in giro. Occorre stare il più possibile alla larga dalle fake news, ma non si possono confondere queste ultime con le idee infondate delle quali stiamo parlando. Tra le due cose c’è una netta differenza non fosse altro che per il grado di consapevolezza e volontarietà. Di fake news non parleremo in questo libro, se non occasionalmente.
È opportuno notare che la concomitanza dell’aumento delle fake news, da una parte, e le idee balorde, dall’altra, ha portato qualcuno a proporre di vedere la nostra epoca come l’inizio dell’era della post-verità (post-truth), qualcosa di mal definito ma incombente che, come dice il nome, ha a che fare con l’importanza, maggiore o minore, che diamo alla definizione di vero o di falso.
Un’ultima nota. Nonostante le apparenze, all’essere umano piace solitamente più incolpare qualcuno o qualcosa che cercare di capire veramente i meccanismi che stanno alla base delle diverse evenienze. Deprecare insomma è spesso meglio di comprendere, anche nei casi in cui questo non sarebbe poi tanto difficile. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che l’adozione di tale atteggiamento non porti da nessuna parte. Anche se non si può ignorare il fatto che alla base di molti errori c’è una volontà malata e perversa di qualcuno o di molti, noi faremo finta di non saperlo e parleremo di conseguenze e non di colpe, di qualcosa di inevitabile e non di voluto. Questo darà un colore molto particolare alle nostre spiegazioni. Nella speranza di dare un’impostazione il più possibile razionale alla nostra riflessione, non incolperemo nessuno e lasceremo che sia il lettore, se lo desidera, a rendere più completo e verosimile il quadro.
Ma veramente ci sono in giro tante idee balorde sospette, per non dire decisamente sbagliate? Ci sono, e di peso molto diverso, ma non tutte vengono notate. Noi qui abbiamo badato a metterle in risalto e quindi sembrano veramente tante e le abbiamo chiamate balorde anche quando c’era solo un minimo di sospetto. Ma la cosa non cambia. Occorre aggiungere infine che abbiamo scelto di parlare di esempi per i quali non è difficilissimo distinguere il vero dal falso, ma è chiaro che non è sempre così. Occorre dire poi che il fenomeno trionfa e celebra i suoi fasti proprio laddove fare tale distinzione netta è quasi impossibile, cioè a proposito degli argomenti dei quali più ci piace parlare. Nella vita di tutti i giorni o in sedi più impegnative. Vediamo.
Tratto da “L’epoca delle idee cadute dal pero. Fake news, bufale e teorie del complotto: le origini del terrapiattismo della ragione” (Mimesis edizioni), di Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaruso, pp. 234, 18€