Stellantis vuole arrivare a produrre almeno un milione di veicoli in Italia, investendo oltre duecentoquaranta milioni di euro nel progetto “Mirafiori Automotive Park 20230” per potenziare lo storico stabilimento piemontese, definendo i design dei futuri veicoli Alfa Romeo, Fiat, Maserati, Lancia e Abarth. Lo ha annunciato l’amministratore delegato Carlos Tavares spiegando in due interviste al Sole 24 Ore e al Quotidiano Nazionale gli obiettivi della multinazionale. «La presenza di Stellantis in Italia non è a rischio. L’Italia è casa nostra e vogliamo investire, ma servono condizioni adeguate allo sviluppo del settore automotive. Una delle principali è che il mercato europeo debba tornare a livello pre Covid, l’altra è essere sostenuti nella lotta con i produttori cinesi», ha spiegato Tavares al Qn.
Nel 2023 Stellantis ha prodotto in Italia settecentocinquantamila veicoli, con un aumento del 9,6 per cento rispetto al 2022 e un tasso di esportazione del sessantatré per cento. «L’Italia è l’unico Paese al mondo dove stiamo investendo su due piattaforme, la Medium e la Large, Melfi diventerà il centro di produzione di auto elettriche di medie dimensioni, Cassino si specializzerà invece in quelle di grandi dimensioni, come la nuova Stelvio e la Giulia Alfa Romeo. L’Italia è poi uno dei Paesi nei quali abbiamo deciso di investire per creare una gigafactory di batterie, che costruiremo a Termoli, dove siamo impegnati in una fondamentale riconversione dalla produzione di motori termici a quella di batterie, con un investimento di oltre due miliardi di euro». Mirafiori è l’epicentro di questa trasformazione con progetti che includono il Battery Technology Center e il grEEn Campus. Stellantis starebbe pensando di spostare lì la produzione della Fiat 500 con motore termico, attualmente realizzata in Polonia.
Tavares ha spiegato che la transizione all’elettrico richiederà almeno dieci anni per essere eseguita ma per farlo il governo italiano dovrebbe aiutare i consumatori: «Il mercato italiano, lo sappiamo, è molto sensibile ai prezzi. Se non ci adatteremo rapidamente al tipo di concorrenza esistente nel mercato dei veicoli elettrici, resa estremamente dura dall’arrivo dei prodotti cinesi in Europa, ma determinata dalle scelte dell’Unione europea, metteremo in difficoltà il nostro gruppo. E questo non sarebbe nell’interesse dell’Italia».