Quando alcuni mesi fa gli organizzatori dei Giochi Olimpici annunciarono la prima cerimonia inaugurale della storia da celebrare per strada, immaginavano che le perplessità avrebbero riguardato l’esposizione a eventuali minacce terroristiche. Far sfilare migliaia di atleti a bordo di barche lungo la Senna per regalare l’esperienza a quasi mezzo milione di spettatori nel centro di Parigi, costituisce un’impresa suggestiva ma anche un’enorme sfida per la sicurezza. Ma quando le polemiche sull’inaugurazione dei Giochi sono esplose, la paura per eventuali attentati non c’entrava niente. A incendiare l’opinione pubblica francese è invece la possibilità che durante lo spettacolo di apertura si esibisca Aya Nakamura, la popstar francese più ascoltata la mondo.
La ventottenne performer dovrebbe reinterpretare alcuni brani della leggendaria Edith Piaf. Apriti cielo. Minacce di morte per la ragazza originaria del Mali – ma francese a tutti gli effetti -, magistratura francese costretta ad aprire un fascicolo per crimini razzisti su richiesta di una nota organizzazione che si batte contro intolleranza e antisemitismo e l’inevitabile scontro politico che ci accompagnerà fino a luglio. Di colpo Aya Nakamura è passata dal monopolizzare le classifiche di streaming (sette miliardi in carriera) a occupare saldamente le cronache di un Paese che torna a fare i conti con un problema di intolleranza mai risolto. Il primo a esporsi pubblicamente sulla vicenda è stato Liliam Thuram, campione del mondo con la Francia di Zidane, e oggi attivista: «Siamo fermi ancora al tempo in cui la nazionale di calcio era troppo nera per rappresentare il paese degnamente».
Aya Nakamura ha la pelle nera e in realtà si chiama Aya Danioko, è nata a Bamako ma è arrivata in Francia piccolissima. Dire “arrivata” in Francia non è accurato, se si pensa che la bambina è cresciuta ad Aulnay-sous-Bois, un’enclave africana dell’area Seine-Saint-Denis, un tempo controllata da bande criminali, dove fino di recente la gendarmeria non osava mettere piede. Figlia di una madre poeta e cantante, Aya ha trasformato le durezze della banlieu in pura ispirazione per creare strofe accattivanti utilizzando lo smartphone. Le sue canzoni parlano di amore, relazioni difficili, delusioni, sogni e rinascite. La sua voce mette d’accordo un mondo variegato e difforme, un pubblico enorme che in occasione dei suoi tre concerti di Parigi previsti nel 2024, ha bruciato i biglietti in quindici minuti. Tutto esaurito. Uno dei suoi successi più significativi, Djadja, ha fatto registrare un miliardo di streaming in tutto il mondo. Il suo pop con influenze afro-caraibiche è contagioso, il suo francese infarcito di slang da periferia va dritto all’animo di chi l’ascolta.
Le sue parole hanno però anche il potere di dare sui nervi a una certa parte di francesi, come i seguaci dell’estremista di destra Éric Zemmour. Durante uno dei suoi comizi è bastato citare il nome di Aya per scatenare un’orda di fischi e insulti. Il gruppo estremista Natives – i nativi – ha lanciato una campagna per impedire l’esibizione ai Giochi di Aya: «A Parigi non c’è spazio per Aya, questo non è il mercato di Bamako».
Il leader del Senato Gérard Larcher, anche lui esponente della destra, non ha avuto problemi a esporsi per scongiurare l’esibizione della Nakamura: «Non canta neppure in francese, non è normale che sia lei a rappresentare la nostra nazione». Insomma, Aya non è francese abbastanza anche se il suo linguaggio ricalca perfettamente quello parlato da milioni di giovani francesi che infatti l’adorano.
Rachida Dati, ministro della Cultura, definisce la campagna della destra puro razzismo. Il fatto che le canzoni di Aya siano tra le più cantate ai matrimoni di coppie bianche, è la prova che la questione non ha niente a che vedere con i gusti e la tradizione musicale della Francia. Certo, la Francia è anche il Paese dove la celebre rivista Vogue ha dedicato la prima copertina a un’artista di colore solo nel 2021 e dove la candidata a guidare il governo Marine Le Pen considera l’artista volgare, non qualificata a interpretare i pezzi di mostro sacro come la Piaf e soprattutto un simbolo pessimo per i giovani. Per la Le Pen, l’esibizione ai Giochi sarebbe una provocazione voluta da Emmanuel Macron.
Aya Nakamura non è stata travolta dalle polemiche. Anzi. «Puoi anche essere razzista ma non sordo, questa è la cosa che vi fa più male»,ha commentato sui suoi canali social. Per poi aggiungere: «Sono diventata il principale argomento del dibattito pubblico, ma di cosa vi sarei debitrice? Di un bel nulla». Pochi giorni fa Aya ha pubblicato anche la traccia del suo nuovo pezzo, Doggy. I testi sono particolarmente ispirati dall’atmosfera del momento: «Non ho nemici io/sono gli altri a cui non piaccio/un carico di nemici/ma io non so neppure che faccia abbiano…»
L’esibizione di Aya alla cerimonia inaugurale non è stata ancora confermata. La sera del 26 luglio un paio di miliardi di persone collegate da tutto il mondo conosceranno la decisione e scopriranno di colpo quanto in Francia l’intolleranza sia ancora un problema.