EcofascistiLa strumentalizzazione dei temi ambientali da parte dell’estrema destra

Il dibattito scientifico sulle cause dell’emergenza climatica è ormai chiuso. Non potendo più negare l’origine del problema, i movimenti nazionalisti stanno trasformando la salvaguardia dell’ambiente in salvaguardia del territorio, come racconta Francesca Santolini nel suo nuovo libro

Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – Qual è il rapporto tra estrema destra e ambiente? C’è una connessione tra l’ascesa dei nazionalismi e la crisi climatica? Sono domande che in Italia ci poniamo (purtroppo) raramente, forse anche a causa degli sbiaditi programmi green delle forze politiche di destra (estrema e non). Francesca Santolini, giornalista ambientale per La Stampa e Repubblica, ha ricordato che la realtà è più complessa. E che va compresa fino in fondo, anche dal punto di vista storico, per evitare derive reazionarie dell’ecologia. 

Questa settimana è uscito il suo libro “Ecofascisti” (Einaudi), in grado di spiegare e inquadrare un fenomeno molto sottovalutato: «Nella nostra cultura politica ci sono ancora forti sfumature e forti vene di fascismo che richiedono la nostra attenzione. Una di queste sfumature, tra le meno comprese, riguarda l’ecofascismo, cioè la preoccupazione da parte dei movimenti di estrema destra e nazionalisti per i temi ambientali», ha raccontato l’autrice.

Il dibattito scientifico sulle cause dell’emergenza climatica è ormai chiuso. Non potendo più negare l’origine del problema – ormai un asset di tutte le strategie di comunicazione, anche in politica – l’estrema destra sta trasformando la salvaguardia dell’ambiente in salvaguardia del territorio. Si tratta, come ha spiegato Francesca Santolini, di una tendenza tutt’altro che recente: «L’incarnazione storica più nota dell’ecofascismo è la cosiddetta “ala verde” del nazismo tedesco: il tema dell’ambiente era indissolubilmente legato a un nazionalismo violentemente xenofobo e razzista. La sensibilità ambientale per i nazisti era espressa in termini di benessere del suolo tedesco e, quindi, del popolo tedesco. Da qui il famoso motto “Blut und boden”, “Sangue e suolo”, che parlava di una connessione quasi mistica tra il popolo ariano e il suolo, la terra e l’ambiente naturale dei popoli germanici». 

Anche in nome della protezione dell’ambiente e del suolo tedeschi, continua Santolini, «vennero sterminati gli ebrei, considerati specie infestanti, vagabondi, gente sradicata, senza alcuna appartenenza a un territorio». La strumentalizzazione dei temi ambientali da parte dei nazisti ci insegna una lezione fondamentale: «Anche la più meritevole delle cause – l’ambiente, in questo caso – può essere sfruttata al servizio della barbarie criminale, perché l’ecologia è una scienza e da sola non prescrive nessuna politica. Oggi nei movimenti di estrema destra in Europa, ma anche nell’alt-right americana, ritorna spesso questo motto del “sangue e suolo”», conclude Santolini.

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