Meloni copia RenziIl governo rinvia il bonus di 80 euro con la tredicesima per i redditi più bassi

In una bozza del decreto legislativo sulla riforma Irpef-Ires, che oggi sarà sul tavolo del consiglio dei ministri, era stato inserito il regalo di Natale ai lavoratori dipendenti con retribuzioni fino a quindicimila euro. Ma, dopo la frenata del ministero del Tesoro, il provvedimento è stato rinviata alla Nadef e alla prossima legge di bilancio, quando ci saranno maggiori certezze sulle coperture

(Unsplash)

A meno di due mesi dalle elezioni europee, il governo guidato dalla premier Giorgia Meloni ha provato a giocarsi il “bonus di Natale”: 80 euro nelle tredicesime dei lavoratori dipendenti con redditi fino a quindicimila euro. La misura, circolata nelle prime bozze del decreto legislativo sulla riforma Irpef-Ires, avrebbe dovuto essere annunciata oggi nel corso del consiglio dei ministri. Ma la scelta dell’esecutivo – scrive Il Sole 24 Ore – è stata quella di rinviare per il momento ogni forma di taglio delle tasse sulle tredicesime alla Nadef e alla prossima legge di bilancio, quando ci saranno maggiori certezze sugli incassi derivanti dal concordato preventivo biennale per le partite Iva.

La cifra richiama il bonus ideato da Matteo Renzi nel 2014, poi diventato strutturale e aumentato fino a 100 euro mensili. Ma questa volta si tratterebbe di un regalo una tantum. Ieri il viceministro dell’Economia Maurizio Leo aveva messo subito le mani avanti: «Il provvedimento è ancora oggetto di revisione da parte degli uffici competenti», anche perché sarà necessario «mettere a punto un decreto che sia compatibile con le esigenze dei contribuenti e al tempo stesso rispettoso degli equilibri di finanza pubblica».

E la fuga in avanti è stata tutt’altro che gradita dal Tesoro. Nella bozza si diceva che le risorse per la copertura della misura destinata a 8,2 milioni di lavoratori dipendenti arriveranno dal concordato preventivo biennale, il patto tra il fisco e il contribuente che congela le tasse per due anni. Ma la stessa norma rimandava al 15 novembre per la messa a punto del decreto da parte del Mef, che dovrà definire l’importo esatto del bonus «sulla base delle maggiori entrate erariali».

Nel decreto di attuazione della delega fiscale, che si completerà prima dell’estate con un intervento correttivo delle misure già in vigore, si trova anche la possibilità di tornare alla tassazione del 10 per cento (salva espressa rinuncia scritta del datore di lavoro) per i premi di risultato fino a un massimo di tremila euro lordi. premi che saranno destinati a diventare più green: agli indicatori già esistenti di produttività, redditività, qualità, efficienza, innovazione – secondo quanto prevede la bozza – vengono aggiunti infatti anche quelli della reputazione e responsabilità sociale e della sostenibilità ambientale. Tutti parametri misurabili esclusivamente sulla base di criteri fissati dalla contrattazione collettiva. La Cisl è già sul piede di guerra e chiede una detassazione totale.

Nel provvedimento è prevista pure una revisione profonda delle regole sul fisco dei professionisti, in cui spicca la tanto attesa neutralità per le aggregazioni tra studi in chiave di spinta alla crescita dimensionale delle attività. Tra le novità, c’è anche la possibilità di dedurre le quote di ammortamento per gli acquisti di immobili destinati all’attività purché siano iscritti nei registri degli acquisti o dei beni ammortizzabili. Per gli immobili utilizzati in modo promiscuo, è riconosciuta una deduzione pari al 50 per cento della rendita e, in caso di immobili acquisiti in locazione (anche finanziaria), lo sconto è riconosciuto in relazione al canone.

Tra le norme figura anche un restyling della rendita integrativa temporanea anticipata (Rita), che permette a un lavoratore iscritto a un fondo pensionistico di richiedere l’anticipo del capitale versato nel momento in cui perde il lavoro. Per chi oggi la richiede come accompagnamento alla pensione, ottenendo così una parte del capitale (a rate), arriva il boccone amaro: niente restituzione delle somme versate al fondo, resta solo la rendita futura.

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