Da qualche anno emerge costantemente tra gli operatori del mondo del vino una domanda cruciale: come si possono (ri)avvicinare i giovani al calice? Sì, perché le statistiche indicano chiaramente una disaffezione delle nuove generazioni verso una bevanda che non è solo un prodotto alimentare, ma è anche un’esperienza culturale.
Eppure quegli stessi giovani, che consumano meno dei loro padri e magari si fanno affascinare da un cocktail più che da un Brunello di Montalcino, sembrano essere i nuovi appassionati enoturisti. È quel che emerge dall’annuale pubblicazione del “Report Enoturismo e Vendite Direct-to-Consumer 2024” realizzato dal gruppo tech Divinea.
Uno sguardo generale evidenzia come il 2023 abbia segnato un “cambio di marcia” per l’enoturismo in Italia: «Le esperienze – chiarisce il report – si sono diversificate e le aziende si sono attrezzate per accogliere i visitatori anche nel weekend (nel 2023 più trenta per cento le aziende visitabili di sabato) e il fatturato che nasce dai servizi enoturistici è cresciuto dell’undici per cento».
Da wine-lover a winetourism-lover
Un passaggio curioso nel report sembra andare in controtendenza rispetto ai dati che attestano che i giovani adulti che bevono poco o nulla siano aumentati dal 31 al 44 per cento (fonte YouGov), le visite in cantina attraggono sempre più i giovani. «Abbiamo notato una chiara tendenza verso un enoturismo più giovane» evidenzia Filippo Galanti, cofondatore Divinea.
«Il 43,8 per cento dei visitatori delle cantine ha tra i 25 e i 34 anni, un segnale che dimostra l’interesse crescente dei giovani adulti verso il mondo del vino. Questo cambio di direzione è stato possibile non solo grazie all’attrattività turistica dei territori vitivinicoli, ma soprattutto grazie alla diversificazione delle esperienze offerte dalle cantine italiane. Hanno abilmente creato un’offerta enoturistica che racconti il prodotto e il territorio, abbinandolo agli interessi dei giovani come la natura, i paesaggi, il buon cibo, l’attività all’aria aperta e lo sport. Non gioca un ruolo secondario la possibilità di visitare le cantine durante i weekend e di prenotare e pagare le visite direttamente online come qualsiasi altro servizio turistico».
Se dunque è vero che i giovani oggi bevono meno rispetto al passato, «ciò non significa che abbiano perso interesse per il vino» chiosa Galanti. «Al contrario, c’è una crescente attenzione al bere bene, con una forte inclinazione a conoscere direttamente il produttore e visitare le cantine per scoprire i prodotti da vicino. Questo interesse riflette una maggiore consapevolezza verso ciò che si beve, con una ricerca di prodotti che soddisfino le aspettative elevate di qualità e autenticità. I giovani, infatti, sono disposti a spendere di più per vini che rispecchino questi valori. La tendenza a un approccio diretto con il produttore è un trend che abbiamo osservato crescere negli ultimi anni, indicando un cambiamento significativo nel modo in cui i consumatori interagiscono con il mondo del vino».
Social, sostenibilità, salute
I dati dell’ultima ricerca confermano dunque che siamo sulla strada giusta per valorizzare il canale direct-to-consumernel settore vinicolo italiano, ma sembra esista ancora un grande potenziale inespresso, anche rispetto ai giovani. Quali sono dunque le leve per attrarli?
«Puntiamo sulla diversificazione delle esperienze enoturistiche e sull’apertura delle cantine nei weekend» premette lo specialista. «Una buona comunicazione sui canali social e l’accessibilità di questi servizi attraverso prenotazioni e acquisti online giocano poi un ruolo fondamentale per andare incontro alle abitudini di acquisto dei giovani. Inoltre, l’adozione di strumenti Crm e un focus sulla sostenibilità, sia sociale che ambientale, sono fondamentali per costruire una comunità e promuovere la fedeltà dei clienti. I giovani sono particolarmente sensibili a queste tematiche, e rispondono positivamente alle nostre iniziative».
Proprio guardando avanti, ai consumatori del futuro, Divinea sottolinea come l’enoturismo sia cruciale per la crescita delle aziende vinicole in Italia. «Questa attività non solo arricchisce l’esperienza dei visitatori, ma è anche fondamentale per la sostenibilità economica» spiega Galanti «Le esperienze enoturistiche, con uno scontrino oltre trenta euro per visitatore, dimostrano l’alto valore attribuito da chi si reca in cantina. E d’altro canto il 76,5 per cento degli ospiti acquista il vino dopo la visita, evidenziando l’effetto positivo sulla marginalità. Inoltre questo agisce come efficace strumento di marketing, trasformando i visitatori in ambasciatori del brand».
Uno scenario interessante per le grandi cantine come per le piccole realtà, dotate di meno risorse ma talvolta di maggiore autenticità. Proprio quella che cercano i nuovi winetourism-lover.