Una raccolta fondi online, lanciata da una parte della società civile slovacca per acquistare proiettili di artiglieria da destinare all’esercito ucraino, ha raccolto oltre tre milioni di euro in pochi giorni ed aperto un nuovo fronte di scontro con il governo russofilo ed euroscettico del premier Robert Fico.
Quest’ultimo aveva annunciato, poco dopo il suo insediamento nell’ottobre 2023, la sospensione degli aiuti militari destinati a Kiev avvicinando Bratislava alle posizioni filo-putiniane del primo ministro ungherese Viktor Orban.
Fico non ha aderito alla campagna, promossa dal governo della Repubblica Ceca e sottoscritta da venti Paesi, che ha lo scopo di acquisire grandi quantità di munizioni per l’artiglieria di Kiev e sopperire alle difficoltà incontrate negli ultimi mesi dall’esercito ucraino. Una parte della società civile di Bratislava ha reagito colmando il vuoto con la campagna «se il governo non lo farà, lo faremo noi» ed ha aderito all’iniziativa ceca.
Zusana Izsakova, membro dell’iniziativa «Peace for Ukraine», ha dichiarato che «siamo sorpresi dalla grande forza che è stata risvegliata» ed ha aggiunto che la massiccia partecipazione «è un segno della resistenza della società slovacca contro il governo e la politica estera di Robert Fico».
Il premier non ha ancora commentato l’iniziativa ma il ministro della Difesa Robert Kalinak ha chiarito che la Slovacchia è una democrazia e che le persone sono libere di fare quello che vogliono e ha aggiunto che l’esecutivo sta lavorando per assistere Kiev con la fornitura, tra le altre cose, di equipaggiamento per le operazioni di sminamento.
Un supporto scarso se si pensa alle reali necessità dell’esercito ucraino, alle prese con la cronica scarsità di equipaggiamento militare e costretto ad attendere i rifornimenti provenienti dall’Occidente per fronteggiare la costante avanzata dell’esercito della Federazione russa.
Il successo della raccolta fondi online evidenzia le spaccature presenti all’interno della Slovacchia, una nazione divisa tra la tendenza favorevole nei confronti dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea e la stima nei confronti di Mosca.
Le recenti elezioni presidenziali slovacche si sono concluse con la vittoria di Peter Pellegrini, esponente di spicco della coalizione di Fico ed hanno facilitato il rafforzamento di un esecutivo euroscettico insediatosi alcuni mesi fa.
Una parte della società slovacca è, dunque, indifferente oppure ostile alla causa ucraina ed all’orientamento euro-atlantico del Paese. Una porzione – in questo momento minoritaria – della popolazione è invece preoccupata dalla possibile involuzione democratica di Bratislava ed intende supportare Kiev con tutte le proprie forze per evitare di ritrovarsi le forze armate di Mosca ai confini del Paese.
Si tratta di un quadro complesso e il premier è costretto a muoversi con prudenza nell’attesa di consolidare il proprio potere sul Paese. Direzione-Social Democrazia (Smer), di cui è membro Fico, si è piazzata al primo posto alle elezioni parlamentari dello scorso settembre, con quarantadue seggi sui centocinquanta del parlamento slovacco, ma è ben lontana dalla maggioranza assoluta.
Lo Smer può governare grazie al supporto dei moderati di Voce-Socialdemocrazia, con a capo il presidente Peter Pellegrini, e degli estremisti di destra del Partito Nazionale Slovacco, in un parlamento frazionato tra diversi partiti. Uno scenario ungherese appare, al momento, fuori discussione ma l’esecutivo Fico si è già mosso per consolidare le proprie posizioni ed attrarre a sé quanti più elettori possibili.
Lo testimoniano vari disegni di legge, come quello volto a portare la principale emittente radiotelevisiva pubblica sotto il controllo del governo oppure quello che designa come «agenti stranieri» le organizzazioni non governative che ricevono più di cinquemila euro l’anno di fondi dall’estero. Le Ong rischiano di essere sciolte qualora non rispettino le indicazioni del provvedimento e la Camera Slovacca delle Organizzazioni Non-Profit ha chiesto al governo di respingere la proposta perché «è discriminatoria e viola sia la legge europea che quella slovacca».
Fico si è ripetutamente scagliato contro le organizzazioni non governative affermando che metterà fine all’era «della supremazia delle Ong» e destinerà i finanziamenti loro riservati ad altre organizzazioni.
Le dichiarazioni del premier hanno già avuto conseguenze concrete come la scelta del think tank Globsec, che si occupa di politica estera, sicurezza, affari europei ed economia, di spostare la propria conferenza annuale da Bratislava a Praga. La conferenza di Globsec, che si svolge dal 2005 nella capitale slovacca ed attrae leader mondiali come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente francese Emmanuel Macron, era l’evento più importante del settore ad essere organizzato a Bratislava.
Henrieta Kunova, direttrice delle comunicazioni di Globsec, ha riferito che «stavamo pensando, da molto tempo, di spostare la conferenza per ragioni logistiche e di capienza ma questo – riferendosi all’ostilità dell’amministrazione Fico nei confronti delle organizzazioni non governative – ha accelerato il processo».
Gli attacchi di Fico sono rivolti a quelle istituzioni indipendenti e centri di potere alternativo che possono fungere da catalizzatori delle opposizioni oppure semplicemente da ostacolo al suo programma. Il premier, durante una conferenza stampa svoltasi lo scorso 8 aprile, si è scagliato contro i giudici della Corte Suprema Juraj Kliment e Peter Stift accusandoli di aver deciso arbitrariamente in alcuni casi importanti ed invitando gli organismi giudiziari ad avviare procedimenti disciplinari nei loro confronti.
Altre mosse controverse riguardano la difesa del nuovo Codice penale, sospeso dalla Corte costituzionale e la decisione di porre fine alle indagini del Procuratore speciale.
L’offensiva a tutto campo del premier slovacco rischia di trascinare Bratislava verso uno scenario in cui i diritti umani e le libertà democratiche sono scarsamente tutelati rafforzando leader regionali come Orban. La doppia vittoria elettorale garantisce al primo ministro di poter disporre di un significativo potere politico nel corso dei prossimi anni e l’assenza di un’opposizione coesa può rafforzarne ulteriormente le prerogative.
I prossimi mesi saranno cruciali per comprendere quanto potrà farsi concreto l’indebolimento delle istituzioni slovacche e quali potranno essere le ricadute e le conseguenze di questi eventi.