L’ira americana Biden dice che quello che sta accadendo a Gaza non è un genocidio

Il presidente degli Stati Uniti ha definito «oltraggiosa» la decisione del procuratore della Corte penale internazionale di chiedere il mandato d’arresto per crimini contro l’umanità per Netanyahu e il suo ministro della Difesa Gallant e anche per tre leader di Hamas, tra cui Yahya Sinwar. La promessa di riportare a casa gli ostaggi «costi quel che costi»

(La Presse)

«Oltraggiosa». Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito la decisione del procuratore della Corte penale internazionale di chiedere il mandato d’arresto per crimini contro l’umanità per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e il capo dell’ala militare di Hamas, Mohammed Deif. Il segretario di Stato Antony Blinken parla di scelta «vergognosa». E dal Consiglio per la Sicurezza nazionale il portavoce John Kirby dice che è «ridicola l’equivalenza fra Hamas e Israele».

E intervenendo alla celebrazione del Jewish American Heritage Month alla Casa Bianca, Biden ha difeso con forza Israele, dicendo che le forze israeliane non stanno commettendo un genocidio nella guerra contro i militanti di Hamas a Gaza. «Ciò che sta accadendo a Gaza non è un genocidio. Lo rifiutiamo», ha detto Biden, che nelle ultime settimane ha dovuto affrontare le proteste nel corso di molti dei suoi interventi in tutto il Paese da parte di sostenitori filo-palestinesi che lo hanno etichettato come «Genocide Joe» per il suo fermo sostegno a Israele.

Biden ha sottolineato la sua convinzione che Israele sia stata la vittima dell’attacco del 7 ottobre al sud di Israele da parte dei militanti di Hamas. E nonostante le tensioni con Netanyahu degli ultimi tempi, ha dichiarato: «Siamo al fianco di Israele per eliminare Sinwar e il resto dei carnefici di Hamas. Vogliamo che Hamas venga sconfitto. Stiamo lavorando con Israele perché ciò accada».

I negoziati tra Israele e Hamas nel tentativo di ottenere la libertà di malati, anziani e feriti in ostaggio ancora detenuti dai militanti sono in fase di stallo, ma Biden ha promesso di non rinunciare a cercare di ottenere il loro rilascio. «Li porteremo a casa, li porteremo a casa, costi quel che costi», ha detto Biden.

Biden ha anche chiesto nuovamente un cessate il fuoco immediato a Gaza, cosa che ha ribadito domenica nel suo discorso di apertura al Morehouse College.

Nelle stesse ore, a Tel Aviv Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale americano, era a colloquio con Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano e raggiunto dallo stesso provvedimento di cattura di Netanyahu. Nello stesso giorno, ha visto anche il premier dell’Anp Mohammed Mustafa e il leader dell’Olp Hussein Al Sheikh. Agli israeliani Sullivan ha ribadito prudenza nelle operazioni a Rafah, chiedendo la massima attenzione nel far affluire gli aiuti umanitari, ma ha anche ribadito il sostegno statunitense alla lotta contro i terroristi del 7 ottobre e la necessità di riportare a casa gli ostaggi. Sarebbero 125 ancora quelli trattenuti nella Striscia.

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