Repulisti generaleLe purghe di Putin ai vertici della Difesa raccontano le difficoltà della Russia in guerra

L’autocrate del Cremlino vuole rendere la sua invasione più sostenibile sul lungo periodo, quindi ha dovuto stravolgere il l’establishment militare sperando che rubi meno, pianifichi meglio e combatta in modo più efficiente

AP/Lapresse

La decisione più significativa del quinto mandato di Vladimir Putin è la nomina del vice primo ministro Andrei Belousov al vertice della Difesa, un economista di stampo sovietico con la reputazione di essere un fidato, equilibrato e competente, che a differenza della maggior parte degli alti funzionari del Cremlino non è dedito all’arricchimento personale. I compiti di Belousov come nuovo ministro della Difesa al posto di Sergey Shoigu sono essenzialmente due: aumentare l’efficienza dell’economia di guerra della Russia integrando la Difesa con il settore militare-industriale, impedire che questa corsa agli armamenti trascini il Paese in un disastro macroeconomico paragonabile a quello sovietico.

Putin sta cercando di porre la guerra in Ucraina – che vede come parte di un conflitto epocale con l’Occidente – su una base economica più sostenibile, per fare questo però è necessario che il suo corrotto establishment militare rubi meno, pianifichi meglio e combatta in modo più efficiente. Il primo passo per raggiungere questi obiettivi è applicare un repulisti nei vertici delle forze armate, rivelatesi fin dalle prime settimane della cosiddetta “operazione militare speciale” il più disfunzionale degli apparati della Federazione Russa. Detto in altre parole, il primo incarico di Belousov è supervisionare gli effetti della campagna di purghe di Putin all’interno della Difesa russa, iniziata poche settimane prima della nomina del nuovo ministro. Nell’ultimo mese sono stati arrestati cinque alti funzionari.

La prima testa a cadere è stata quella del viceministro Timur Ivanov, arrestato con l’accusa di corruzione. Ivanov è noto per uno stile di vita opulento e dissoluto, nonostante come Shoigu amasse indossare una divisa militare che non meritava. La sua ex moglie Svetlana Maniovich ha continuato a vivere lussuosamente in Europa anche dopo l’inizio della guerra, godendosi viaggi in barca, soggiorni sulle Alpi, e la bella vita di Parigi.

Nel 2019 la rivista Forbes Russia aveva inserito Ivanov tra i membri più ricchi dell’apparato di sicurezza nazionale, mentre la fondazione di Alexei Navalny nel 2022 ha rivelato il suo coinvolgimento nei progetti di ricostruzione nei territori ucraini occupati, in particolare nella città martire di Mariupol.

Dopo Ivanov è toccato a Juri Kuznetsov, capo del dipartimento del personale del ministero, anche lui arrestato per corruzione. La Tass ha raccontato che durante le perquisizioni nei luoghi di «residenza effettiva» sono stati scoperti e sequestrati «fondi in rubli e valuta estera per un valore di un milione di euro, oltre a monete d’oro, orologi da collezione e altri oggetti di lusso».

Poi è arrivato il turno del generale Ivan Popov, accusato di frode, ma qui c’è qualcosa di diverso. Popov infatti era stato sollevato dal suo incarico di comandante della 58esima armata già l’anno scorso, dopo aver accusato pubblicamente i suoi superiori per l’alto numero di vittime tra i soldati russi schierati in Ucraina. «Era necessario tenere la bocca chiusa ed essere un codardo, o dirlo così com’è», diceva in messaggio audio ampiamente condiviso nel web russo. «Ma non avevo il diritto di mentire nel vostro nome, nel nome dei compagni caduti, quindi ho deciso di elencare tutti i problemi che esistono».

Tra le questioni che il generale Popov raccontava di aver evidenziato ai suoi superiori c’erano la mancanza di adeguati sistemi di controbatteria per respingere gli attacchi dell’artiglieria ucraina, e la mancanza di informazioni da parte dell’intelligence militare. Popov disse che la rimozione dal suo incarico era stata richiesta dagli alti comandanti – che accusa di tradimento – e approvata dall’allora ministro Shoigu.

Le ultime due teste a cadere sono quella del generale Vadim Shamarin, vice capo di stato maggiore capo della direzione principale delle comunicazioni delle forze armate russe, finito dietro le sbarre in custodia cautelare con l’accusa di corruzione; e di Vladimir Verteletsky, capo del Dipartimento incaricato degli approvvigionamenti per la difesa dello Stato, accusato di abuso d’ufficio e trasferito in prigione in attesa di giudizio.

Resta invece al suo posto Valery Gerasimov, il capo di stato maggiore delle forze armate russe che ha assunto la carica nel 2012 insieme al Shoigu, che come lui è stato criticato per l’andamento della guerra in Ucraina, in particolare per i colossali fallimenti delle prime fasi dell’invasione.

Le epurazioni delle ultime settimane riportano il pensiero ai video di Evgeni Prigozhin, il leader del gruppo paramilitare Wagner, che dalle ceneri di Bakhmut mostrava i cadaveri dei suoi uomini lanciando feroci invettive contro Shoigu e Gerasimov, accusandoli di essere due corrotti che si godevano soldi e donne nelle loro ville mentre i russi cadevano al fronte. Prigozhin chiedeva al Cremlino che i due fossero sostituiti, una contesa che si è conclusa con la ribellione della Wagner e quelle incredibili 24 ore di marcia su Mosca conclusasi con un nulla di fatto. Una sfida senza precedenti all’autorità di Putin, ma al centro del mirino c’erano Shoigu e Gerasimov.

Poco tempo dopo Prigozhin e i capi della Wagner sono morti in un misterioso incidente aereo, mentre i vertici della Difesa rimanevano al loro posto e i soldati russi continuavano a morire sul fronte ucraino. Ma come sottolinea Steve Rosenberg, corrispondente della Bbc in Russia, un anno dopo il Cremlino ha iniziato la sua campagna di epurazioni nella Difesa, esattamente come richiesto da Prigozhin. La decisione di Putin di sostituire Shoigu con un economista come Belousov è la conferma che, di fronte alla prova della guerra, i tecnocrati del regime si sono dimostrati molto più efficienti dei militari e dell’intelligence.

I generali e le spie, presuntuosi e corrotti, avevano promesso a Putin un’azione veloce, trionfale e risolutiva, che invece è diventata un guerra prolungata e sanguinosa. I tecnocrati, inizialmente contrari alla guerra, hanno permesso alla Russia di resistere alla pressione sanzionatoria meglio del previsto, ed è su questa capacità di sopportare la pressione militare ed economica che fa affidamento Putin, con un semplice obiettivo: resistere almeno un giorno più a lungo di Kyjiv e dei suoi alleati occidentali.

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