Il costituzionalismo moderno in Europa, radicato nelle Carte costituzionali elaborate ed adottate in tutti i paesi democratici dell’Europa occidentale dopo la fine della Seconda guerra mondiale e in tutte le nuove democrazie dell’Europa centrale alla caduta dell’imperialismo sovietico, affondava le sue radici nella convergenza fra l’universalismo cristiano, l’internazionalismo socialista ed il cosmopolitismo liberale.
Le tre principali culture politiche erano nate in una dimensione transnazionale nel diciannovesimo secolo e hanno condiviso la stessa idea: l’unica risposta agli orrori dei nazionalismi è il superamento delle sovranità assolute (e dunque delle “nazioni” come territorio di un’unica etnia) sostituendole con le ragioni della convivenza pacifica, della tolleranza e del multiculturalismo.
Se la società europea è entrata, con l’inizio del ventunesimo secolo, in una fase di apparente declino e di incertezze ciò è dovuto al perpetuarsi del pensiero unico dominante liberista, alla prevalenza del mercato iniquo sul modello sociale, alla rinascita dei nazionalismi in un mondo globalizzato, all’ideologia del mono culturalismo o, meglio, alla fine delle ideologie.
In un mondo sempre più scosso dalle guerre e dai disastri ambientali, dalle crisi delle democrazie e dalle ripetute violazioni dei diritti universali, l’Unione europea ha perso progressivamente la capacità di difendere i suoi valori comuni. Quest’ultimi risalgono nel tempo all’umanesimo come parte essenziale della società europea e alle università come luogo del libero confronto delle idee perché lì risiedeva il senso dell’Europa come civiltà, con al centro la giustizia e la pace.
Al di là delle differenti visioni sul futuro dell’Europa su cui dovrà discutere la prossima legislatura europea secondo un metodo coerente con la cultura del costituzionalismo europeo (salvaguardando la priorità della conversione ambientale della società, che è molto di più della sola transizione ecologica, nella prospettiva di una piena sostenibilità e della convivenza fra l’uomo e la natura), la distruzione dell’Europa, cioè del suo modello originale ed innovatore, sarebbe inevitabile se: fosse accettata la fine della convergenza naturale fra le culture politiche europee, la cancellazione del multiculturalismo, il ritorno alle nazioni come strumenti essenziali della cooperazione fra Stati apparentemente sovrani, la regressione al posto di una prosperità condivisa, l’Europa dei muri invece dell’Europa dei ponti.
Dovremo batterci e lottare nella prossima legislatura per contrastare l’azione di chi, come i Conservatori europei, si pone l’obiettivo di distruggere l’idea dell’unità dell’Europa scegliendo la disgregazione al posto dell’integrazione. La disgregazione è la causa del declino e del ritorno al passato.