Negoziati in corsoHamas accetta l’accordo sul cessate il fuoco, Israele frena e lancia il raid su Rafah

Al centro del dibattito il punto che da giorni blocca le trattative: Hamas chiede che lo stop alle operazioni militari sia definitivo e che dunque questo accordo segni la fine della guerra. Netanyahu rifiuta di accettarlo, ma invia comunque una delegazione al Cairo

(La Presse)

Hamas ha fatto sapere di avere accettato la proposta per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, mediata dall’Egitto e dal Qatar. In un comunicato diffuso su Telegram, il capo del gruppo, Ismail Haniyeh, ha dato il proprio consenso direttamente al primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e al capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel. Ma poco dopo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che l’accordo è «lontano dalle richieste essenziali di Israele» e che sono necessari ulteriori negoziati. Nel frattempo, Israele ha annunciato di aver iniziato a bombardare Rafah, nel sud della Striscia, pur confermando di voler proseguire i negoziati.

La proposta accettata da Hamas prevedrebbe tre fasi. Nelle prime due ci sarebbe un cessate il fuoco di 42 giorni in cui Hamas dovrebbe liberare prima 33 ostaggi e poi alcuni soldati e riservisti israeliani, in cambio della liberazione di alcuni palestinesi detenuti in carceri israeliane. Israele dovrebbe infine ritirare gran parte dei propri soldati dalla Striscia e permettere ai palestinesi di spostarsi da sud a nord.

Molti civili palestinesi sfollati avevano festeggiato nella Striscia di Gaza, dopo aver saputo che Hamas aveva accettato una proposta per un cessate il fuoco. Ma la festa è durata poco.

La versione ufficiale in Israele è che il “sì” di Hamas sia arrivato su una versione di accordo «annacquata», non approvata dalla controparte. Al centro del dibattito il punto che da giorni blocca le trattative: Hamas chiede che lo stop alle operazioni militari sia definitivo e che dunque questo accordo segni la fine della guerra, contrariamente a quello siglato a novembre. Netanyahu rifiuta di accettarlo. Il compromesso egiziano prevede che il movimento islamista accetti lo stop di sette settimane previsto dall’accordo già messo a punto, con l’impegno del Cairo (e degli americani) a trattare con Israele per arrivare alla fine della guerra.

 

Una posizione che non sarà facile da far accettare a Netanyahu, che domenica ha ribadito di nuovo che il suo Paese è pronto ad andare avanti da solo su Rafah. Commentando l’annuncio di Hamas, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, l’estremista di destra Itamar Ben-Gvir, ha detto che «c’è solo una risposta ai trucchi e ai giochi di Hamas: l’ordine immediato di conquistare Rafah, aumentare la pressione militare e continuare a schiacciare Hamas fino alla sua totale sconfitta».

Benjamin Netanyahu ieri ha annunciato che il gabinetto di guerra ha deciso di continuare l’operazione a Rafah «per fare pressione su Hamas affinché liberi gli ostaggi», ma anche di inviare una delegazione al Cairo per proseguire le trattative. Mentre l’ufficio del primo ministro diffondeva il comunicato, l’esercito confermava che era in corso una “operazione mirata” contro Hamas nella parte orientale di Rafah, con un’azione di terra coperta dall’aviazione. Lunedì, a seguito di un ordine di evacuazione diffuso dall’esercito israeliano, erano iniziate le operazioni di sgombero di migliaia di civili nella parte orientale della città.

A Tel Aviv, i familiari di alcuni ostaggi detenuti nella Striscia hanno bloccato una strada chiedendo al governo di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi.

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