Mentre da Retequattro giunge la segnalazione che cellule terroristiche pro Israele operano indisturbate nel nostro Paese, e mentre da La7 aka LaZ si spiega che l’IDF, dopo aver avvisato i miliziani di non esporsi al fuoco genocida, ha ucciso trentacinquemila civili, continuano le manifestazioni, i sit in, gli scioperi della fame e gli scioperi della sete, i volantinaggi, gli appelli, le maratone oratorie, le occupazioni delle scuole di ogni ordine e grado antifascista e insomma le mobilitazioni della meglio Italia democratica che non ha proprio nessuna intenzione di darla vinta ai sionisti che da duecentoventisei giorni ricattano il mondo intero fingendosi rapiti dai combattenti del 7 ottobre.
Da mesi, senza sosta, da Roma a Parigi, da Bruxelles a New York, da Amsterdam a Londra una coraggiosa resistenza popolare combatte, anche con l’apporto di nobili organizzazioni umanitarie come Amnesty International, affinché la scena urbana non sia insozzata dalla presenza dei manifesti con le immagini dei presunti ostaggi. Quel tentativo di sfregiare il profilo morale degli eroi costretti in quel modo a coprire la propria fuga dopo l’azione contro l’Entità Sionista, infatti, e cioè scortando trecento suprematisti fino ai tunnel scavati da Israele, è stato puntualmente contrastato dalla verità pacifista che ha fatto piazza pulita della propaganda piagnucolosa sulla sorte di quei miracolati dalla magnanimità della resistenza dal fiume al mare.
Alla lotta, onorevolmente, si è unito l’editorialismo democratico che non è caduto nella trappola del ricatto morale sionista e che infatti, al costo di un impegno sfiancante, ha assicurato che per duecentoventisei edizioni quella parola oscenamente provocatoria, “ostaggi”, non contaminasse il nitore di pagine giustamente dedicate al genocidio e alle requisitorie della dottoressa Francesca Albanese, la coraggiosa consulente dell’Onu che sfida gli Stati Uniti “soggiogati dalla lobby giudaica” e – senza paura, accidenti! – denuncia che “gli ebrei” stanno facendo ai palestinesi ciò che i nazisti hanno fatto a loro.
Intanto altri tre li hanno recuperati morti: Shani Louk, Amit Buskila, Itzhak Gelerenter. Non siamo mica noi che non li chiamiamo ostaggi, sono loro che sono ebrei.