Il presidente russo Vladimir Putin ha proposto un rimpasto del suo governo, che ha coinvolto una delle cariche più importanti per un Paese in guerra, quella del ministro della Difesa Sergei Shoigu, tra i suoi collaboratori più fedeli. Lo ha annunciato domenica 12 maggio il Consiglio della federazione, la camera alta del parlamento della Russia: al posto di Shoigu verrà nominato un civile, l’economista e vicepremier con delega all’Economia Andrej Belousov. Shoigu, in carica dal 2012, a sua volta rimpiazza il fedelissimo di Putin, Nikolaj Patrushev, come capo del Consiglio di Sicurezza. Il nuovo ruolo di Patrushev – ha fatto sapere il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov – verrà annunciato nei prossimi giorni.
L’annuncio del rimpasto è stato comunicato mentre la Russia sta intensificando gli attacchi nella parte orientale della regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, in quella che potrebbe essere una nuova fase della guerra in corso.
Secondo prassi costituzionale, Putin era chiamato a nominare un nuovo governo dopo l’insediamento per un quinto mandato presidenziale. La sostituzione dovrà essere approvata dal Parlamento, cosa che è piuttosto scontata dato che il partito di Putin, Russia Unita, ha la stragrande maggioranza dei seggi.
Venerdì 10 maggio Putin aveva riconfermato il primo ministro Mikhail Mishustin nel nome della continuità. L’unica incertezza riguardava il destino di Shoigu, dopo che il 23 aprile scorso era stato arrestato il suo vice Timur Ivanov per corruzione. Ma il suo trasferimento al Consiglio di Sicurezza testimonia che non si tratta di una punizione, come spiega Rosalba Castelletti su Repubblica, perché il Consiglio di Sicurezza è gerarchicamente sopra al ministero della Difesa.
La sorpresa è stata invece la nomina dell’economista Belousov, classe 1959. È stato lui, al fianco della governatrice della Banca di Russia Elvira Nabiullina, a studiare le contromisure alle sanzioni occidentali. È il segno che Putin voleva un tecnocrate fidato che, da un lato, non interferisse con le decisioni del comandante in capo delle forze armate, cioè lui stesso, e che dall’altro ripulisse la Difesa dalla corruzione e dal clientelismo.
Peskov ha spiegato che «il cambiamento è giustificato perché la Russia assomiglia sempre più all’Unione Sovietica a metà degli Anni ’80, quando le autorità militari e di polizia rappresentavano il 7,4% della spesa statale». Nominare Belousov, secondo Peskov, vuol dire garantire che tale spesa sia in linea con gli interessi generali del Paese.
Che questo cambio al vertice non sia una condanna della leadership militare della guerra in Ucraina lo dimostra anche il fatto che Valerij Gerasimov sia stato riconfermato come capo di Stato maggiore generale delle Forze armate russe.
Adesso l’incognita è che cosa ne sarà di Nikolaj Patrushev, con cui Putin ha un passato condiviso nel Kgb. Si dice persino che sia stato Patrushev a “scoprire” Putin. Non a caso, appena salito al potere, Putin gli riconobbe il ruolo di secondo-al-comando e pur di tenerlo con sé ha fatto approvare alla Duma il cosiddetto “emendamento Patrushev” perché potesse restare in carica anche oltre il limite massimo di settant’anni.