La partita sul decreto Superbonus e il contestato emendamento del governo si dovrà decidere il 14 maggio in commissione Finanze al Senato, quando andranno votati i sub-emendamenti di Forza Italia, tra cui quelli che bocciano due misure contenute nell’emendamento del governo arrivato venerdì notte a firma del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Le proposte di Forza Italia sostenute dal vicepremier Antonio Tajani, contenute nei cinque sub-emendamenti presentati ieri e che dovrebbero arrivare al voto di oggi, sono di cancellare la retroattività della norma «spalma-crediti» del Superbonus e far slittare l’introduzione della sugar tax all’inizio del 2025 o al luglio 2026 come nel caso della plastic tax. Domani 15 maggio il provvedimento è atteso nell’aula di Palazzo Madama. Tuttavia, il clima politico potrebbe spingere a una chiusura fino a giovedì mattina.
Ma l’accordo in maggioranza per evitare spaccature andrà trovato prima. Ieri si è tenuta a Palazzo Madama una riunione tra il sottosegretario all’Economia Federico Freni, il relatore del provvedimento Giorgio Salvitti (Fratelli d’Italia) e il presidente della commissione Finanze Massimo Garavaglia (Lega).
Per quanto riguarda la sugar tax, la tassa sulle bevande analcoliche, l’ipotesi allo studio potrebbe essere, come richiesto da Forza Italia, lo slittamento dell’entrata in vigore al primo gennaio 2025 (anziché il primo luglio 2024) o al primo luglio 2026.
Resta il nodo della retroattività della norma che spalma in dieci anni i crediti delle spese per i lavori con il Superbonus, che dovrebbe riguardare tutte le spese dal 2024 secondo l’emendamento di Giorgetti. Forza Italia propone che venga applicata solo alle spese sostenute dopo l’entrata in vigore della norma. Stessa richiesta anche per il divieto di compensazione dei contributi per le banche.
Ma se sul fronte della sugar tax si registra un’apertura almeno teorica da parte del governo, a patto però di trovare copertura solide, sul Superbonus il muro alzato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non sembra incrinarsi, scrive Il Sole 24 Ore. Giorgetti è impegnato a Bruxelles per Eurogruppo ed Ecofin, mentre andranno avanti i negoziati.
Ma al momento ragioni politiche, oltre che finanziarie, sembrano chiudere al raggiungimento di un’intesa. All’allungamento da quattro-cinque a dieci anni del tempo di sconto in dichiarazione delle spese prodotte nel 2024 sono agganciati gli effetti finanziari delle nuove misure, a partire dalla correzione del deficit da un decimale all’anno nel 2025 e nel 2026 che riporterebbe il disavanzo ai livelli del quadro fissato dell’ultima Nadef. Un ostacolo così concreto non si incontra, invece, sul nodo compensazioni che potrebbe «determinare effetti finanziari positivi».
Con questi presupposti qualche chance di successo maggiore sembra circondare le proposte di proroga dell’entrata in vigore della sugar tax. In una logica di dare e avere che permetterebbe a entrambe le parti della maggioranza di ottenere qualcosa per chiudere le ostilità.
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Lega) si è detto «sicuro che si troverà una soluzione, come in questo anno e mezzo di governo si è sempre trovata». Ma il rischio di passi falsi è alto. Anche perché il Movimento Cinque Stelle ha già fatto sapere che potrebbe votare con Forza Italia sullo stop alla retroattività.
E dopo le critiche dei giorni scorsi, ieri il vicepremier e presidente di Forza Italia Antonio Tajani ha ribadito: «Noi siamo per la crescita economica legata al libero mercato, per il sostegno delle imprese, senza infliggere tasse ai cittadini, non ci saranno nuove tasse finché saremo al governo, che si chiamino sugar tax o patrimoniale». E sulla retroattività: «Noi siamo contrari, la nostra civiltà giuridica non prevede che si possano fare norme con effetto retroattivo, perché così si perde la fiducia nelle istituzioni, si rischia di mettere in difficoltà anche chi vuole investire nel nostro Paese». Nella mattinata di ieri ha incontrato associazioni dell’edilizia e banche preoccupate delle nuove norme.