A queste elezioni europee, non c’è una vera e propria lista radicale e i dirigenti ed ex dirigenti dei vari soggetti della cosiddetta “galassia” – definizione che lo stesso Pannella aveva dato all’insieme di sigle e campagne raccolte attorno alla sua leadership – hanno fatto le scelte più varie, ora all’insegna dell’impegno, ora del disimpegno. Non c’è dubbio sul connotato fortemente radicale di Stati Uniti d’Europa, con le candidature di Emma Bonino, Rita Bernardini, Marco Taradash e dell’ex presidente dell’Unione delle camere penali, Giandomenico Caiazza e l’adesione, tra le forze promotrici, dell’organizzazione denominata Radicali italiani.
Il Partito radicale, quello in diretta continuità storica e giuridica con il partito rifondato da Pannella e dai giovani della sinistra liberale nel 1963, non ha espresso candidature, ma con il segretario Maurizio Turco e la tesoriera Irene Testa sostiene ufficialmente la lista di Forza Italia, sulla base di un accordo sulle riforme in materia di giustizia.
Marco Cappato e Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni, malgrado molte offerte, non sono candidati e non sostengono ufficialmente nessuna delle liste presenti sulla scheda elettorale, così come una pattuglia di dirigenti ed ex dirigenti radicali, stufi delle guerre intestine che risalgono alla morte di Pannella e, più recentemente, alla scalata congressuale di Radicali italiani da parte della nuova leadership, che si sono riuniti in un gruppo denominato Europa Radicale. Tra questi vi sono gli ex segretari Silvja Manzi e Massimiliano Iervolino, l’ex presidente Igor Boni e quello che è oggi, per età e non solo, il decano dei radicali storici, l’ex parlamentare Lorenzo Strik Lievers.
A esprimere candidature di storia radicale – cosa in apparenza più sorprendente – è anche la lista di Azione-Siamo europei. Non ci riferisce, qui, alla componente uscita da +Europa, con il vicesegretario Piercamillo Falasca e il presidente Federico Pizzarotti, dopo la rottura tra Carlo Calenda ed Emma Bonino e l’opzione di quest’ultima per la lista di scopo con Matteo Renzi. Ci si riferisce a candidati con una storia di militanza e dirigenza nelle organizzazioni radicali propriamente dette, cioè nel Partito Radicale e in Radicali italiani.
Il primo di loro (Circoscrizione Sud) è il penalista Giuseppe Rossodivita, detto Rosso, che è stato per vent’anni l’avvocato di Pannella e uno dei suoi principali collaboratori politici. Meno noto del collega Caiazza, ma molto più interno e assiduo nelle stanze di Via di Torre Argentina, Rossodivita ha alternato l’attività professionale di avvocato con ruoli di dirigenza politica di primo piano.
È stato consigliere regionale e capogruppo alla Regione Lazio dal 2010 al 2013 e proprio alla sua iniziativa si deve l’esplosione del bubbone di “Rimborsopoli”, divenuto noto grazie alle non commendevoli gesta di Batman Fiorito, e la denuncia del governo dell’illegalità che costarono a lui e a Pannella la rottura sia col centro-destra che col centro-sinistra laziale. Cura da anni la rassegna stampa settimanale sulla giustizia dai microfoni di Radio Radicale.
Un altro candidato (Nord Ovest) con trascorsi di militante e dirigente radicale di base è Daniele Nahum, che è stato poi eletto consigliere comunale di Milano con il Partito democratico. Ex presidente dell’Associazione Giovani ebrei d’Italia Nahum, ha rotto con il Pd proprio per la deriva che ha condotto il partito del Nazareno a legittimare, dopo il pogrom del 7 ottobre, la campagna contro il “genocidio di Gaza”, definita una bestemmia da Liliana Segre.
C’è infine una terza candidata (Nord Ovest), ed è la giovane biellese Federica Valcauda, che dopo la laurea in Scienze politiche e di governo ha lavorato come political advisor alla Regione Lombardia al gruppo Radicali-+Europa e coordinato, come dirigente di Radicali italiani, campagne libertarie, femministe e antiproibizioniste.
I tre candidati vengono da esperienze e campi di attività abbastanza diversi, ma sostengono di essere accomunati dall’ambizione di partecipare a un progetto di lungo periodo e alla costruzione di una presenza liberal-democratica stabile e duratura, in un quadro politico dominato da destre e sinistre populiste e di avere scelto la lista promossa da Calenda proprio perché non è un progetto elettorale destinato a sciogliersi dopo le europee, come la lista Stati Uniti d’Europa.