Body positivity universaleQuando un brand di lingerie diventa un urlo femminsta (e provocatorio)

Femynal si ispira alla parola usata dai latini per designare le parti intime delle donne: «Questi prodotti hanno un effetto determinante sull’autostima. Con i miei capi voglio liberare l’universo femminile dai pregiudizi», racconta Aiza Villanueva, fondatrice e designer del marchio

Courtesy of Femynal

Prende il nome da un’antica parola latina che è stata considerata tabù nei secoli e che veniva usata per designare le parti intime femminili, Femynal, marchio indipendente dall’animo ecologico, che esplora l’universo della lingerie (e non solo) e promuove un nuovo concetto di bellezza orientata verso l’accettazione di sé. Ogni capo celebra il corpo, al di là degli stereotipi, promuovendo un concetto di body positivity universale. Lo racconta in questa intervista Aiza Villanueva, fondatrice e designer del brand, che ha trasformato il suo sogno in un progetto concreto e in una comunità di donne coraggiose, libere ed emancipate.

Quando e come nasce Femynal?
«Femynal è nata due anni fa. Quando ho capito che volevo creare una linea di lingerie, ho cercato per molti mesi un nome che rappresentasse pienamente l’essenza della femminilità e, quando mi sono imbattuta nella parola Feminal, che veniva usata dai latini per designare le parti intime delle donne, me ne sono subito innamorata». 

Sembra una parola onomatopeica
«Per me Femynal è un urlo femminista, libero e provocatorio al tempo stesso. Un nome perfetto per una linea di intimo che racconta le donne e ne celebra la sessualità che per troppi secoli è stata stigmatizzata, nascosta e taciuta. E poi il suono mi è così familiare: evoca subito la mia lingua madre, lo spagnolo e il paese dove sono nata, il Perù!

Courtesy of Femynal

Quando hai deciso di trasferirti in Italia?
«Ho sempre amato l’Italia, la sua bellezza e ovviamente la moda italiana. Dopo aver studiato economia e marketing in Perù, sono andata a vivere a Firenze dove ho iniziato a lavorare in un famoso store del centro per poi ritornare ancora una volta in Sud America e diventare buyer per alcuni Department stores internazionali. Dopo qualche anno, però sentivo l’esigenza di mettere radici e ho deciso di stabilirmi nel capoluogo toscano. Ho frequentato un corso di visual merchandising e dopo poco ho incontrato il mio futuro marito Emiliano (Rinaldi, ndr), da allora abbiamo lavorato sempre insieme sia per la sua linea di abbigliamento eponima che per altri marchi di cui lui era direttore creativo. Lui si occupava dello stile, io della produzione. Oggi mio marito è concentrato su altre realtà, che non hanno nulla a che fare con l’abbigliamento, mentre io mi occupo di Femynal e della sua evoluzione».

Perché hai sentito l’esigenza di creare una linea che celebrasse la sensualità fuori dagli schemi?
«Ogni donna è la mia musa. Quando disegno la collezione non ho mai in mente un’età, una silhouette, una taglia precisa, bensì tutte. Proprio per questo sono molto esigente sulla vestibilità di ogni singolo capo, perché possa davvero stare bene a chiunque. In Femynal la rigidità è totalmente bandita e lascia spazio a una fluidità che rassicura e libera il movimento. Anche la corsetteria, ad esempio, esalta e valorizza le forme senza costringerle. Da sempre abbracciamo la body positivity che è uno dei nostri valori fondanti. Siamo contro ogni tipo di pregiudizio, contro lo stereotipo di una bellezza classica. Le nostre taglie, ad esempio, non partono dalla 38, ma da una 40 abbondante e arrivano fino alla 46 e a volte oltre»

Courtesy of Femynal

Femynal è nata come una collezione di lingerie che piano piano si è evoluta?
«Oltre a reggiseni, slip e body c’è anche una linea swimwear e alcuni capi di abbigliamento dalla sensualità misteriosa, sofisticata e potente pensati per il giorno, ma perfetti anche di sera come gli abiti bustier e gli smoking dal taglio maschile. Ero stanca di saccheggiare il guardaroba di mio marito, per cui ho creato una serie di completi sartoriali da indossare sopra un corsetto. Ho scelto gli stessi tessuti che utilizziamo per l’intimo, come cotone, tulle e seta».

I materiali che utilizzi per le collezioni sono tutti ecosostenibili?
«L’approccio green è uno dei valori fondamentali di Femynal. Oltre a utilizzare solo materiali naturali, produciamo pochissimi pezzi in quantità limitata e abbiamo annullato la stagionalità in modo di presentare solo capi timeless che sopravvivono alle tendenze passeggere. Inoltre, le nostre etichette sono in materiale riciclato in modo da rendere l’impatto sull’ambiente molto basso o addirittura nullo».

Torniamo a quello che dicevi prima, mostrare la lingerie è ancora un tabù?
«Sì, nonostante oggi l’underwear a vista sia stato ampiamente sdoganato dal mondo della moda e dello street style. Io combatto da sempre questo preconcetto e personalmente non c’è outfit che mi faccia sentire meglio, più bella e sicura, di uno smoking da abbinare a un corsetto o un body».

Courtesy of Femynal

È così che vorresti che le donne si sentissero quando indossano Femynal?
«Sì, vorrei che si guardassero allo specchio e si piacessero. L’intimo per me ha un effetto determinante sull’autostima. Vorrei che quando una donna indossa un abito disegnato da me si sentisse bella, orgogliosa, autentica, libera dai pregiudizi, invincibile e sognatrice. E in questo la mia storia personale può essere esempio per tutte. Quando due anni fa ho deciso di cambiare vita, mettermi in gioco, ho compiuto un atto di coraggio che non tutti hanno sostenuto, per tanti era un azzardo, un rischio, una scommessa. Io però ero determinata e nessuno è riuscito a dissuadermi, credevo nella mia idea ed ero fiduciosa del fatto che avrei trovato piani alternativi nel caso le cose non fossero andate per il verso giusto».

Chi ti ha sostenuto di più nel realizzare il tuo sogno?
«Io stessa e poi la mia famiglia e le mie amiche, ma anche le persone che oggi lavorano con me».

Quante persone lavorano con te oggi in Femynal?
«Siamo un piccolo marchio indipendente. Negli uffici di Firenze, dove ci occupiamo dello stile e della comunicazione, siamo appena in dieci, tutte donne di età e provenienza diversa. Ci sono giovani studentesse del Polimoda che seguono i contenuti social, gli shooting fotografici e la parte grafica, l’ufficio stile e poi una serie di consulenti marketing. Vorrei che Femynal non fosse percepito solamente come un marchio che ama le donne, ma come una vera e propria famiglia, una comunità solidale e inclusiva, una specie di gineceo. Lo studio creativo, in Borgo San Frediano, il rione dove una volta c’erano le botteghe degli artigiani, è sia un atelier che uno store, ma soprattutto uno spazio d’ incontro. Qui oltre a Femynal si possono trovare altri marchi con cui collaboro come Yes of lov, una linea di cosmetici per il benessere sessuale, Flora Lastraioli, una collezione di lingerie e Gi by Giselle, una proposta di gioielli in titanio e diamanti e, a fine mese, esporremo le sculture di nudo femminile dell’artista Ksenia Antonenko trasformando gli uffici in una vera e propria galleria d’arte».

Cosa c’è nel futuro di Femynal?
«Al momento siamo presenti negli store italiani più prestigiosi, ma vorrei che il marchio e questa idea di community tutta al femminile venissero presto esportati anche all’estero e diventassero non solo una fonte di ispirazione per tutte le donne del mondo, ma un esempio per le generazioni future».

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