Buone notizie per chef e camerieriFinalmente è stato rinnovato il contratto collettivo della ristorazione

Scaduto dal 31 dicembre 2021, ci sono volute ore e ore di trattative per arrivare alla firma tra Fipe-Confcommercio e i sindacati di settore. Tra le novità, l’aumento in busta paga di 200 euro a regime, il rafforzamento dell’assistenza sanitaria integrativa e la revisione della classificazione e dell’inquadramento del personale, fermi dagli anni Novanta

Ci sono volute ore e ore di trattative e negoziazioni. Stop e ripartenze. Rotture e ricuciture. Il 5 giugno 2024, è stato finalmente rinnovato il contratto collettivo nazionale della ristorazione, scaduto da più di tre anni, che rappresenta oltre 300mila imprese e più di un milione di lavoratori.

Il testo firmato da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, e dalle organizzazioni sindacali di settore, prevede – tra le varie cose – l’aumento in busta paga di 200 euro a regime, il rafforzamento dell’assistenza sanitaria integrativa e una durata di tre anni e mezzo, con scadenza il 31 dicembre del 2027. Il contratto è stato sottoscritto anche da Legacoop Produzioni e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci-Servizi.

Scaduto il 31 dicembre 2021, il contratto è stato tra i più difficili da rinnovare. Il contratto, il terzo più applicato in Italia, copre bar, ristoranti, mense e catene della ristorazione, per un settore che vale oltre 54 miliardi di euro di valore aggiunto e che proprio quest’anno vede i primi dati positivi dopo lo shock dovuto alla pandemia.

«Il rinnovo di questo Ccnl, che rappresenta il terzo Contratto di lavoro più applicato nel nostro Paese dopo quello del Terziario e del settore Metalmeccanico, rappresenta un risultato importante in vista dell’ormai imminente avvio della stagione estiva», spiega Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio. «Aver sottoscritto il contratto in questo contesto, dopo i danni delle tante recenti emergenze, è segno di responsabilità sociale, capacità di visione, competenza tecnica e coraggio di tutte le Parti presenti al tavolo negoziale. Il contratto di lavoro costituisce un presidio di legalità per operare in un mercato con regole chiare, migliorare la qualità dei servizi resi alla collettività e dare maggiori tutele ai lavoratori».

Le parti hanno previsto una significativa revisione della classificazione e dell’inquadramento del personale, fermi dagli anni Novanta, per renderli più rispondenti alle esigenze del mercato e alle nuove tipologie di offerta. Sono state rafforzate anche le normative in materia di diritti individuali delle lavoratrici e dei lavoratori, come le misure di contrasto alle violenze e alle molestie nei luoghi di lavoro e i congedi per le donne vittime di violenza.

«L’Italia è il secondo mercato della ristorazione in Europa con un valore annuo di oltre 100 miliardi di euro, un distretto strategico per il Paese, perché inserito nella filiera agroalimentare e turistica, che vale circa il tredici per cento del Pil nazionale», dice Cristian Biasoni, Vice Presidente Fipe-Confcommercio. Con questo contratto le imprese, oltre a ridare vigore ad un settore che è fiore all’occhiello del nostro Paese, si impegnano a riversare nel tessuto economico italiano oltre cinque miliardi di euro nei prossimi tre anni e mezzo».

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